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SUDAN: VERTICE ONU A NAIROBI; VESCOVO DI RUMBEK: «PORRE FINE A UNA TRAGEDIA MONDIALE»

“La ‘voce’ di questa riunione sia così oggettiva e candida da far capire al mondo intero che tutti devono interessarsi alla tragedia del Sudan e del Darfur e non soltanto l’Onu”. È l’augurio del bresciano mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek (Sud Sudan), all’inizio della sessione speciale che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite tiene a Nairobi (Kenya) per discutere, appunto, della questione del Sudan e del Darfur. Il vertice, che si svolge oggi e domani, è di portata storica: è la prima riunione del Consiglio di Sicurezza fuori dal quartier generale di New York da 14 anni a questa parte.

Raggiunto telefonicamente dal Sir a Rumbek, mons. Mazzolari esprime il proprio augurio per questo vertice: “Spero che vengano prese misure forti e giuste per porre fine agli abusi e alle brutalità che continuano ad accadere. Il conflitto del Sudan e la tragedia umanitaria del Darfur non riguardano solo l’Onu. Il resto del mondo non può più restare indifferente. Non bisogna più trovare scuse per distrarsi da un problema che riguarda tutto il mondo e a cui bisogna porre fine. Noi, come Chiesa, continueremo a fare del nostro meglio per promuovere la pace”.

Il conflitto, in atto dal 1983 nel Sudan meridionale, ha causato ad oggi circa 2 milioni di vittime e quasi 5 milioni tra sfollati e rifugiati. Dal febbraio 2003, la regione del Sudan occidentale (Darfur) è scossa da una guerra civile: due gruppi ribelli si sono sollevati in armi contro il governo centrale di Khartoum, accusato di trascurare questa zona e di appoggiare bande di predoni arabi (noti con il nome di Janjaweed).

“Siamo contenti che si svolga questo vertice dell’Onu a Nairobi, ma allo stesso tempo c’è il timore che il Nord del Sudan non dia alcun peso a questo gesto”. Così mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek (Sud Sudan), sulla sessione speciale che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite tiene oggi e domani a Nairobi (Kenya) per discutere della questione del Sudan e del Darfur. “Nel Nord del Sudan – racconta mons. Mazzolari – non c’è più nessun rispetto per l’autorità che viene dal mondo occidentale. E l’Onu rappresenta una forza che viene dal di fuori. Vorrei poter dire il contrario, ma penso che questo vertice sarà inconclusivo. La gente ormai è stanca e sfiduciata. Dieci giorni fa, in uno dei più grandi campi profughi i soldati hanno fatto una catena umana e non hanno permesso che entrasse alcun aiuto. In questi mesi hanno livellato i campi: molte persone sono già morte e molte moriranno in futuro”.

Mons. Mazzolari parla poi del “disastro umanitario” in corso nel Darfur: “La situazione sta peggiorando. Circa 800 bambini sono morti per le atrocità subite, per mancanza di cibo, perché i villaggi sono stati distrutti… Per le persone lasciare adesso i campi profughi significherebbe andare al cimitero, andare a morire. Le agenzie non riescono più a portare il cibo, i villaggi sono stati rasi al suolo. Non c’è acqua perché i pozzi sono stati contaminati. La tragedia del Darfur è indicibile”.

Qual è l’impegno della Chiesa cattolica? “Noi continuiamo ad essere presenti nelle nostre missioni nel Darfur – dice mons. Mazzolari. Stiamo portando un contributo valido anche in campo umanitario. Abbiamo rivolto un appello perché il martirio del Darfur trovi fine e perché i patti di pace siano conclusi al più presto, anche per evitare il rischio che questo conflitto influenzi altre aree, come sta già accadendo”.Sir