Siena - Colle Valdelsa - Montalcino

Suvignano, riapre la chiesa della tenuta confiscata alle mafie

Card. Lojudice: "Il problema educativo di quando si affrontano tematiche come quella della legalità è capire che questa problematica non ha fine se non intervenendo in maniera seria, sostanziale"

La celebrazione della Messa nella chiesa di Santo Stefano

Per il futuro della tenuta di Suvignano (Siena) è importante creare sinergie con lo Stato, affinché il governo possa iniziare a dare una mano dal punto di vista economico.
E’ il messaggio che la Regione Toscana, attraverso il presidente della giunta, ha rivolto questa mattina alle istituzioni nazionali che hanno fatto visita alla tenuta in occasione di un nuovo importante passaggio del percorso di rinascita del bene più importante mai confiscato alle mafie nel centro-Italia: la riapertura al culto della cappella di Santo Stefano, piccolo edificio dedicato alla preghiera che accompagna da sempre la storia di questa immensa tenuta inserita tra le colline di Monteroni d’Arbia e Murlo.

E nell’occasione a Suvignano si è svolta una tavola rotonda dedicata a lavoro e agricoltura, che ha preceduto la celebrazione della Santa Messa per salutare il ritorno al culto della chiesetta. All’incontro hanno preso parte, oltre al presidente della Regione toscana Eugenio Giani, Giovanni Sordi, direttore Ente terre regionali toscane, Chiara Colosimo, presidente Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, il card. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino, Wanda Ferro, sottosegretario di Stato ministero dell’Interno, Stefania Saccardi, vicepresidente e assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, Bruno Corda, direttore Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e Stefano Ciuoffo, assessore alla Legalità della Regione Toscana.

“Questo luogo – ha detto il card. Lojudice – è un luogo evocativo dove, la prima volta che sono venuto mi sono detto ‘qui deve continuare ad esserci qualcosa di importante’, soprattutto per le giovani generazioni. Il problema educativo di quando si affrontano tematiche come quella della legalità è capire che questa problematica non ha fine se non intervenendo in maniera seria, sostanziale, con quella che grandi santi, Don Bosco in primis, chiamavano la prevenzione”.

Suvignano è una tenuta di 638 ettari, in cui sorgono 13 immobili da ristrutturare, 4 laghetti naturali. Oggi già funzionano un agriturismo, ospita iniziative contro la criminalità organizzata con i giovani, accanto a attività cerealicole e ulivicoltura ed è attivo il Centro regionale per le competenze agroalimentari tradizionali.

“O accettiamo che una parte della nostra società – ha aggiunto il card. Lojudice – sia destinata alla delinquenza, oppure dobbiamo inventare qualcosa di diverso per far sì che bambini che nascono in quelle situazioni possano avere una speranza. Una delle prime cose che capii da Don Pino Puglisi fu che era proprio questo il punto: il tentativo di mettersi dalla parte dei bambini, dei piccoli per far capire loro che è possibile un tipo di vita anche diversa. Altrimenti non c’è speranza”.

Al termine della tavola rotonda, Il card. Augusto Paolo Lojudice, ha quindi presieduto la celebrazione per la riapertura al culto della chiesa di S. Stefano. Hanno concelebrato don Flavio Frignani, responsabile del Servizio per la Liturgia dell’Arcidiocesi, don Vittorio Giglio, responsabile del Servizio per le Comunicazioni Sociali e direttore della Caritas diocesana, e don Cosimo Romano, parroco di SS. Giusto e Donato a Monteroni d’Arbia. La Santa Messa ha avuto come intenzione la preghiera per tutti i Martiri delle Mafie.