Italia

Teoria gender: 180mila firme al Quirinale contro l’ideologia nelle scuole

Per Age, Agesc, Giuristi per la vita, Movimento per la vita, Provita onlus, che hanno promosso la raccolta di firme, gli studenti dovrebbero poter trovare nella scuola non ideologie destabilizzanti, ma un ambiente capace di assicurare uno sviluppo sano della personalità. E nulla dovrebbe essere fatto senza l’assenso e contro la volontà delle famiglie che restano le prime responsabili dell’educazione dei figli. Si chiede così al capo dello Stato di «intervenire, con la sua autorità giuridica e morale, presso gli organi competenti, affinché siano presi i provvedimenti idonei» perché venga rispettato il ruolo della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità e la sua definizione costituzionale di «famiglia come società naturale fondata sul matrimonio»; si educhi a riconoscere il valore e la bellezza della differenza sessuale e si educhi al rispetto del corpo altrui e al rispetto dei tempi della propria maturazione sessuale e affettiva. Nei prossimi giorni le firme saranno consegnate al presidente Renzi e al ministro Giannini

«Il Movimento per la vita è particolarmente sensibile al tema della penetrazione dell’ideologia del gender, vedendo in essa – come Papa Francesco – un’autentica opera di subdola colonizzazione culturale portata avanti anche da organismi pubblici quali l’Unar. Una logica che ritroviamo anche in iniziative legislative come la cosiddetta legge ‘anti-omofobia’ e quella sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso». Lo ha detto Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la vita, commentando la consegna delle oltre 180mila firme a sostegno della petizione «sull’educazione affettiva e sessuale nelle scuole». «Siamo convinti che l’ideologia del gender attenti alle radici stesse della vita e incoraggia forme di generazione distruttive dell’embrione, portatrici di mentalità schiavistica con l’utero in affitto e soprattutto dannose per i bambini che comunque verranno alla luce», ha proseguito Gigli. «Per questo – chiarisce – siamo impegnati a promuovere ogni opportuna azione per contrastare il diffondersi di questa ideologia. E il modo migliore per farlo è allertare le famiglie, affinché si oppongano al tentativo di indottrinare i loro figli dietro il paravento della lotta al bullismo o alla violenza di genere».

«Si tratta di non autorizzare i propri figli a partecipare alle iniziative promosse dalla associazioni Lgbt e di opporsi nei consigli di istituto a che siano realizzate operazioni pseudoculturali a senso unico», ha osservato il presidente del Mpv. «I nostri movimenti locali, i nostri Cav e tutti i nostri soci – ha aggiunto Gigli – saranno impegnati in questa operazione culturale e identitaria senza mai sconfinare nell’aggressività, anche solo verbale, senza mai manifestare disprezzo o prevenzione alcuna per le persone. Occorrono toni fermi, ma pacati e sempre rispettosi della dignità degli omosessuali e delle altre persone convinte di trovare una loro presunta realizzazione in scelte che noi non condividiamo». Questo, ha concluso il presidente, «è lo stile del Movimento in tutte le situazioni e con questo stile vogliamo anche impegnarci contro ostacolare l’opera di indottrinamento portata avanti dagli attivisti del gender».

«Sì al ruolo della famiglia. Sì al diritto dei genitori ad educare i figli, costituzionalmente garantito. Sì a direttive precise che questo ruolo e questo diritto rispettino a scuola. In particolare su temi etici e sensibili come l‘educazione alla sessualità e all‘affettività, con cui spesso in modo subdolo nelle scuole di ogni ordine e grado, fin dall‘asilo nido, si introduce la teoria del gender. No, quindi, alla Strategia nazionale Unar. No a una scuola che indottrina. Questo oltre 180mila cittadini italiani tra cui moltissimi genitori e 41 associazioni hanno chiesto a gran voce al presidente Mattarella, al premier Renzi e al ministro dell‘istruzione Giannini sottoscrivendo in appena due mesi la nostra petizione». Così Fabrizio Azzolini, presidente dell‘Age (Associazione italiana genitori) stamattina a margine della consegna al Quirinale delle firme della petizione. «Un vero movimento di popolo, dal basso, che informato rivendica il diritto a una scuola che educhi e formi i figli», prosegue Azzolini, che ricorda il progetto nazionale che l‘Age sta mettendo a punto in questi giorni, che vedrà l‘associazione «anche impegnata a promuovere nelle scuole progetti di educazione alla sessualità, lotta agli stereotipi di genere e alla violenza sulle donne, come quelli che presto saranno organizzati a Bologna grazie a un accordo con la locale usl».

«Iniziative e temi su cui siamo fiduciosi di incontrare il favore di istituzioni, amministratori, dirigenti scolastici e docenti – sottolinea Azzolini -. E che presenteremo volentieri a Renzi e Giannini appena anche loro ci riceveranno per la consegna delle firme della nostra petizione, oggi accolte da Mattarella, l‘unica autorità dello Stato che finora ci abbia risposto. Sicuri di trovare sostegno e appoggio nel premier e nel ministro dell‘istruzione così come nel Parlamento. È infatti un atto coerente e conseguente con la riforma La Buona Scuola». L‘Age, conclude il presidente, «chiede che i testi definitivi dei provvedimenti sulla Buona Scuola siano il più chiari e meno ambigui possibili in nome del bene(ssere) degli studenti: ambiguità lessicali, termini da neolingua non solo indice di non curanza da parte delle istituzioni ma aprono anche la strada a derive antropologiche, culturali, sociali, ideologiche pericolose e inaccettabile come essere umani prima ancora che come genitori e cittadini».