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Terra Santa: card. Pizzaballa, “arginare la deriva di odio”

“Tra le due popolazioni oggi c’è un sentimento di solitudine, vogliamo sentirvi vicini”, ha sottolineato il patriarca latino di Gerusalemme, intervenendo a Lodi al “Colloquio di San Bassiano”

Card. Pierbattista Pizzaballa (foto Sir/Marco Calvarese)

“Se per pace si intende un epilogo felice dovremo aspettare qualche generazione. In questo momento non c’è il contesto adatto per arrivare alla pace, perché le ferite hanno bisogno di tempo per essere curate”. Lo ha affermato ieri sera il card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, intervenendo a Lodi al “Colloquio di San Bassiano” che tradizionalmente si tiene un mese dopo la festa patronale. La cronaca della serata e l’intervento del porporato sono pubblicati oggi su “Il Cittadino”.

I cristiani però non possono perdere la speranza e, dunque, “è importante arginare la deriva di odio, che si manifesta soprattutto nel linguaggio; e occorre lavorare per creare occasioni per ricostruire la fiducia e questo non si fa solo con le parole, ma anche con i gesti. Come Chiesa possiamo costruire occasioni di incontro e di relazione attraverso le nostre istituzioni, i nostri ospedali, le nostre chiese”.

“Tra le due popolazioni oggi c’è un sentimento di solitudine, vogliamo sentirvi vicini”, ha sottolineato il patriarca che, riferendosi a israeliani e palestinesi ha spiegato come “ciascuno si sente vittima, ma si sente la sola vittima e questo rende la lettura degli eventi molto complessi”.

“A Gaza la situazione è drammatica”, ha denunciato il card. Pizzaballa, raccontando che “il 90 per cento della popolazione è sfollata, e stiamo parlando di circa 1,8 milioni persone. Gran parte della popolazione è ammassata nella zona di Rafah, per la strada, dove non c’è assolutamente nulla. Tutte le infrastrutture al momento sono distrutte. Per la ricostruzione ci vorranno anni, la domanda però è: nel frattempo cosa si fa?”.

In Cisgiordania, invece, “ci sono circa 3 milioni di palestinesi in un’area che, fino a un paio di settimane fa, era ermeticamente chiusa. E per effetto di questo si sono creati grossi problemi economici perché le due fonti di reddito della popolazione palestinese qui sono i pellegrini e il pendolarismo verso Israele”. Secondo il porporato, guardare con occhi fiduciosi al negoziato per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi israeliani oggi è molto difficile, perché “i punti di partenza sono molto distanti e la comunità internazionale non riesce a imporre una linea”.