Toscana

Terrorismo, è emergenza anche in Italia

Il terrorismo islamico «bussa anche alle porte dell’Italia». Lo ha detto il ministro Giuseppe Pisanu nel suo intervento urgente alla Camera, martedì 12 luglio. «Dopo gli attentati di Casablanca e Istanbul dissi che il terrorismo islamista aveva bussato alle porte dell’Europa». «Oggi, dopo le stragi di Madrid e Londra – ha aggiunto Pisanu – debbo dire che quel terrorismo bussa anche alle porte dell’Italia». E la conferma che il nostro paese è nel mirino del terrore arriva da Abdel Qader Fadlallah Mamour, l’ex imam di Carmagnola seguace di Bin Laden già espulso dal nostro paese. In un’intervista concessa a Sky Tg24 l’esponente islamico annuncia che «entro sei mesi l’Italia subirà un attacco chimico», perché «è il momento di colpire Berlusconi e succederà in poco tempo». Le città candidate ad essere colpite secondo Mamour sono «città simbolo come Roma, Milano, Bologna e Venezia» e le armi utilizzate dovrebbero essere «armi non convenzionali come il gas nervino che le misure attuali di prevenzione italiane non sono in grado di individuare». Alla domanda su quale organizzazione stia preparando l’attacco, Mamour fa riferimento «alle brigate di Abu Hafs Al Masri, le stesse che hanno rivendicato gli attentati di Londra e Madrid». Mamour, pur riconoscendo l’esistenza in Italia «di cellule dormienti di Al Qaida», aggiunge che «è inutile cercarli in Italia, come stanno facendo adesso in Inghilterra, verranno dai Balcani, dalla Germania o dalla Francia, altrimenti potrebbero mettere in pericolo chi vive nel vostro paese». Affermazioni inquietanti, anche se di incerta attendibilità. Le indagini condotte a Londra dopo l’attentato hanno portato all’identificazione di quattro giovani cittadini inglesi di origine pakistana. Quattro insospettabili «vicini di casa» che in nome della loro fede islamica si sono votati al martirio a 20 anni. Nonostante le minacce, l’Italia –ha assicurato il ministro dell’Interno – non pensa «a leggi eccezionali», perché «non possiamo limitare la libertà dei cittadini per combattere i nemici della libertà. Se lo facessimo concederemmo loro un’autentica vittoria». La soglia di attenzione è però stata innalzata ovunque. Oggi, ha spiegato il ministro, «2.500 militari tutelano numerosi altri siti distribuiti in sessanta diverse province», ma come ha dimostrato quanto avvenuto a Londra, una delle città dove le misure di sicurezza erano più elevate, «“tutta la sorveglianza di questo mondo” non può impedire simili attacchi», per dirla con le parole dello stesso Tony Blair. Ecco allora la richiesta di alcune modifiche legislative che potrebbero favorire la lotta al terrorismo, come l’estensione a 24 ore del «fermo di polizia», il potenziamento dei Cpt (Centri di permanenza temporanei), l’introduzione del permesso di soggiorno per motivi investigativi, l’obbligo della nominatività delle schede telefoniche e l’accessibilità all’intelligence delle banche dati dei gestori telefonici. Misure che hanno avuto il via libera dai due poli, nonostante le critiche della Lega che chiedeva invece «leggi speciali» e, sul fronte opposto, di Comunisti italiani e Rifondazione. Nel suo intervento Pisanu aveva parlato anche di «particolare attenzione» riservata «agli ambienti dove può prendere consistenza la minaccia terroristica e al monitoraggio stretto dei cittadini extracomunitari già interessati da inchieste giudiziarie». E puntualmente all’indomani delle sue comunicazioni alla Camera è scattata in tutta Italia un’operazione di controllo degli elementi legati agli ambienti radicali islamici. Gli attentati a Londra • LE BOMBE Quattro gli ordigni, del peso di 5 kg ciascuno, confezionati dalla stessa mano con esplosivo militare che potrebbe provenire dai Balcani. Tre sono esplosi alle 8,50, a pochi secondi di distanza l’uno dall’altro su convogli della metropolitana: il primo esplode nella terza carrozza del metrò di Aldgate; il secondo a Edgware Road e il terzo a King’s Cross. 47 minuti dopo, alle 9,37, una bomba esplode sull’autobus a due piani n. «30» diretto alla stazione metro di King’s Cross (13 morti). • I MORTI A distanza di una settimana il bilancio è ancora provvisorio. Ufficialmente i morti sono 52 ma si ritiene probabile che vi siano almeno altri 20 corpi da recuperare a King’s Cross. I feriti sono stati circa 700. • GLI ATTENTATORI La polizia li ha già individuati: sono quattro giovani cittadini inglesi di origini pakistane, residenti nel West Yorkshire. Una telecamera a circuito chiuso alla stazione di King’s Cross li ha ripresi poco prima delle 8,30 di giovedì. Ognuno di loro aveva uno zainetto. Effetti personali di tre dei quattro sospetti kamikaze sono stati trovati sui luoghi delle esplosioni: è quindi molto probabile che siano morti e che i timer collegati agli ordigni siano serviti solo a garantire la sincronia nelle esplosioni. Rimane ancora il dubbio sull’identità del quarto uomo, che potrebbe essere rimasto ucciso nella terza esplosione sotterranea, quella fra le stazioni di King’s Cross e Russel Square. Sono già stati operati dei fermi di presunti fiancheggiatori, mentre si cerca anche un quinto attentatore. • LE RIVENDICAZIONI La prima rivendicazione arriva a poche ore dalla strage a nome del «Gruppo segreto della Jihad di Al Qaida in Europa» su un sito internet. Ne sono seguite altre, ma per ora nessuna viene ritenuta sicura. C.T.Per combattere il terrorismo servono alleati non nemici Al cospetto del Creatore senza preavviso La scheda: Gli attentati terroristici nel mondo Le sigle del terrorismo islamico Dal G8 impegni importanti. Ma bastano? Blair: misure straordinarie contro il terrorismo L’intervento del ministro Pisanu alla Camera