Toscana

Ticket sanità, un tetto di 30 euro l’anno per la digitalizzazione

Un tetto annuo di 30 euro per il contributo di 10 euro per la digitalizzazione delle procedure di diagnostica per immagini. L’ha fissato una delibera approvata ieri pomeriggio dalla giunta regionale. In base alla delibera, i pazienti che per fini diagnostici o di follow up necessitano di ricorrere con frequenza alle prestazioni di diagnostica per immagini (radiografie, ecografie, Tc, ecc.), ne pagheranno fino a 3 nell’arco dell’anno solare, dalla quarta in poi il contributo di 10 euro non sarà più dovuto.

«Dopo una serie di approfondimenti e attente valutazioni, e in seguito alle richieste avanzate dal Consiglio regionale – chiarisce l’assessore al diritto alla salute Luigi Marroni – abbiamo rivisto e modificato le regole fissate in un primo tempo, e per contenere la spesa di chi per la propria patologia è costretto a fare molti esami l’anno, siamo arrivati alla decisione di mettere il tetto di 30 euro. Voglio ricordare – aggiunge l’assessore – che siamo stati obbligati a introdurre nuovi ticket dalla manovra del governo, ma nella rimodulazione dei ticket in Toscana ci siamo fatti guidare, come sempre, dal principio di equità, cercando di continuare a tutelare le fasce più deboli e chiedendo di più a chi ha di più».

Già fino ad ora una serie di categorie (invalidi di guerra, civili e del lavoro, ciechi, disoccupati, e altri) erano esenti da questo contributo. Inoltre, per molte patologie, come per esempio i tumori, la diagnostica viene fatta all’interno di un percorso ospedaliero: anche in questo caso, quindi, il contributo non è dovuto. Il tetto di 30 euro è stato fissato in analogia con quanto già avviene per la farmaceutica, dove il tetto di spesa per il ticket sulla farmaceutica convenzionata per ogni singolo utente è di 400 euro nell’anno solare.

In Toscana non sono molte le persone che ricevono più di 3 prestazioni di diagnostica digitale l’anno. Su oltre un milione di cittadini che ogni anno fanno esami di diagnostica per immagini, quelli che ne fanno più di 3 l’anno sono circa il 10%, quindi intorno ai 10.000. «Abbiamo comunque ritenuto giusto introdurre questo correttivo – sottolinea l’assessore Marroni – perché siamo fermamente convinti che equità e universalità debbano restare punti fermi del nostro sistema sanitario».