Toscana

Toscana, quante morti sui luoghi di lavoro

di Ennio Cicali

Settantotto «morti bianche» in Toscana nel 2006, un costo morale intollerabile per un Paese civile, un costo sociale altissimo, stimato intorno ai 41,6 miliardi di euro l’anno, su base nazionale. In cinque anni (dal 2001 al 2006) sono diminuiti in Italia morti e incidenti sul lavoro. Lo fa sapere l’Inail che ha presentato le ultime rilevazioni, aggiornate al 31 ottobre scorso. Gli infortuni sul lavoro sono diminuiti dell’8,6 per cento, passando dal milione 23 mila 379 del 2001 ai 935 mila del 2006. Scendono anche gli infortuni mortali. Che tra il 2001 e il 2006 sono passati da 1.546 a 1.250 (meno 19,1 per cento). Nonostante il calo registrato, la situazione è preoccupante e l’allarme resta alto. Una piaga, ma «non un prezzo inevitabile da pagare come in qualsiasi grande paese con milioni di occupati» ha sottolineato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

«In Toscana quello della sicurezza sul lavoro non è un problema, ma è diventato “il” problema, perché non c’è niente di più importante della vita umana, che i lavoratori continuano a mettere in gioco ogni giorno, in un’escalation di lutti che sembra il bilancio di una guerra – dice Maurizio Petriccioli, segretario generale della Cisl toscana – Una guerra che sempre più, come sindacati, ci sentiamo soli a combattere. Dopo il calo degli anni scorsi nel numero di infortuni, legato alla diminuzione dell’occupazione e delle ore lavorate, infatti, il 2006 ha registrato un nuovo aumento di infortuni e soprattutto di infortuni mortali. E questo avviene senza che chi ha responsabilità in materia, gli imprenditori in primo luogo, ma anche le istituzioni e gli organi preposti al controllo, abbiano sentito l’esigenza di accettare la nostra richiesta, reiterata e sostenuta anche da uno sciopero generale e da numerose iniziative, di affrontare l’allarme sicurezza, partendo dalle cause che lo generano».

«Queste morti ci interrogano sulla qualità del nostro sviluppo – è la conclusione di Petriccioli – su un mercato del lavoro portato all’estremo, sulla precarizzazione e frammentazione del lavoro, sui ritmi esasperati, sull’estendersi di zone di irregolarità e illegalità; ci interroga infine sul valore che attribuiamo alla dignità del lavoro e alla vita delle persone».

Le cause degli infortuni sul lavoro sono molteplici: si può cadere da un’impalcatura, a volte di soli due metri, rimanere schiacciati da un trattore, da lastre di vetro o da strutture di metallo. Il decentramento e la frammentazione delle grandi imprese, il crescente ricorso ad appalti e subappalti, il consistente aumento di lavoratori extracomunitari, il ricorso massiccio ai contratti di lavoro precario, determinano un quadro infortunistico preoccupante, ha osservato recentemente Ciro Recce, segretario regionale della Cisl con delega alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Le organizzazioni sindacali hanno predisposto già da alcuni anni una piattaforma su salute e sicurezza, sostenuta anche da uno sciopero generale di 8 ore, per ribadire il diritto a un lavoro sicuro. Una piattaforma che coinvolge tutte le parti sociali per definire gli obiettivi e valutare i risultati fin qui conseguiti dagli enti preposti al controllo, ispezione e vigilanza.

Punto fondamentale delle richieste sindacali è la più volte sollecitata legge sugli appalti, per evitare che i ribassi d’asta ricadano sugli investimenti per la sicurezza, e ancor più sui subappalti che allentano il sistema delle responsabilità, riducendo notevolmente i livelli di sicurezza. La legge sugli appalti risulta essere tuttora in preparazione.

Incidenti sul lavoro, quattro morti al giorno