Italia

Toscani nel mondo, i nonni raccontano ai nipoti l’emigrazione

Sono tornati, un’altra volta. Per qualche giorno di nuovo in Toscana. Accolti a Roccastrada, paese di immigrazione ed emigrazione, territorio di isole di pietra in un oceano di verde, come tutta la vicina Val di Merse: ovvero vecchi borghi e suggestive abbazie (non molto distante è la celebre San Galgano) in mezzo a boschi che a lungo hanno sostenuto l’economia del posto, come le miniere di carbone chiuse cinquant’anni fa.

Sono i toscani che vivono nel mondo: figli e nipoti per lo più, oramai, di chi ha lasciato la Toscana molti anni fa. Si guardano attorno, a riempire occhi e polmoni delle colline di colore azzurro e verde, dei cipressi e degli orizzonti soffusi della terra dei loro nonni. Chi c’è tornato spesso e chi di rado. E il loro volto, tra gli altri, è quello stavolta di Maria Julia Diaz Bini, Valeria Mastronardi e Davide Caruana, i vincitori del primo concorso letterario che la Regione ha bandito per raccogliere le memorie di chi ha lasciato a suo tempo la regione. Due ragazze toscane d’Argentina, il paese che più conta discendenti di origine italiana e toscana nel mondo, e un toscano canadese. Giovani che hanno le proprie radici lontane a Prato, Arezzo e Bagni di Lucca e che in Toscana si sono sentiti subito a casa: chi il futuro lo vede oramai nel paese dove è nata, come Valeria, chi ancora non sa dove vivrà come Maria Julia, se in Sudamerica, in Toscana o altrove, magari per amore, e chi, come Davide, si sente canadese e cittadino del mondo, ma coltiva il sogno di comprarsi un giorno una casetta da qualche parte nella nostra regione.

Sono i nipoti che raccontano la storia dei nonni, emozionatissimi e premiati ieri sera al teatro dei Concordi a Roccastrada, il paese del grossetano dove quest’anno si è celebrata l’ottava edizione della Giornata dei Toscana all’estero. Una quarantina i toscani nel mondo presenti, assieme ad altri toscani del paese.

Maria Julia compie 29 anni tra poche settimane, Valeria ne ha 26, Davide appena 21. Loro sono i toscani vissuti e cresciuti altrove, ma che non hanno mai dimenticato le proprie origini, arricchite degli usi e costumi di nuovi paesi, e che della Toscana hanno conservato ora le ricette della nonna e la passione per la cucina, come Maria Julia, ora gli insegnamenti all’umiltà del nonno – “perché chi ha sofferto, anche se poi ha avuto fortuna, sa come ci si deve comportare verso chi è in difficoltà” racconta orgoglioso Davide -, ora la cultura e la lingua facendone addirittura una professione, come Valeria, insegnante d’italiano dopo qualche anno di precariato e da operatrice di callcenter. Storie parallele. Storie di chi è fuggito per fame e storie di guerra, anche. Storie di chi ha viaggiato per amore e di matrimoni a distanza, che si ripetono nel tempo. Storie pure avventurose. Storie di chi sapeva perché partiva, come gli emigranti di ogni epoca e latitudine, con la speranza di un futuro migliore, ma non sapeva dove sarebbe andato. Un passamano simbolico tra generazioni – un concorso letterario fortemente voluto dall’assessore regionale Riccardo Nencini – che è anche un modo tutto italiano (e toscano) per intendere e celebrare la famiglia.

Un concorso che proseguirà. Sono ventitre i racconti che hanno partecipato alla prima edizione del concorso “Maledetti toscani”, riservato a giovani tra 18 e 30 anni: quattro dal nord America e quattordici dall’America Latina, tre dall’Europa e due dall’Australia. A giudicare i lavori sono stati tre giornalisti toscani – Gabriele Ametrano, Sandro Bertuccelli e Pierandrea Vanni – assieme al presidente vicario dei toscani nel mondo Nicola Cecchi. “Un’iniziativa che intendiamo proseguire e sviluppare, per fissare una memoria che altrimenti rischia di andare perduta” annotava ieri l’assessore Nencini. Racconti scritti per lo più in italiano, ma anche in inglese e spagnolo. Diari scritti con il cuore, sicuramente da conservare ma che potrebbero anche essere pubblicati.

L’incognito di chi emigra. “Scrivendo questo diario volevo fare un regalo a mio nonno: lui occupa un posto importante nel mio cuore” confessa Davide Caruana. Il nonno è nato nel 1936 a San Cassiano, vicino a Bagni di Lucca. Dalla Toscana è emigrato nel 1951: “un viaggio dell’incognito”, che è poi il titolo del racconto. Ma è andata bene. Perché a Montreal in Canada ha prima messo sù una fabbrica di statuette, come molti altri lucchesi, poi un’azienda di lampadine. E nel diario Davide racconta anche l’esperienza della guerra. “Fuggivano nei boschi dai tedeschi – dice il nipote – e nei racconti del nonno c’era sempre il ricordo delle castagne raccolte per sfamarsi”.

Da Arezzo in Argentina. Il nonno di Valeria, che ora non c’è più, è invece partito da Arezzo e nello scrivere il racconto, in cui finge di ritrovare un vecchio diario nel corso di un trasloco, si è fatta aiutare dai ricordi della mamma. I nonni li ha infatti conosciuti solo quando era piccola. E il suo scritto, “Strano il mio destino”, è anche il racconto di matrimoni a distanza, come usavano un tempo, e di ricongiungimenti familiari che arrivano più tardi. E la terza volta che Valeria torna in Toscana. “Ma per me è davvero incredibile essere qua, ogni volta” dice, confessando l’emozione di quando ha rivisto la casa e i luoghi dove sono nati i nonni. Anche se la sua vita, oramai, la sente in Argentina, a Villa Adelina, dove vivono famiglia e amici.

L’amore e un ristorante toscano (e pratese) a Buenos Aires. Da Prato sono partiti invece i nonni di Maria Julia Diaz Bini, nel 1949. “Sono una cuoca e non una scrittrice – premette – Ho imparato da nonna Loretta”. Ma ha saputo davvero ben combinare i giusti ingredienti (e in modo anche originale) nel raccontare le storie d’emigrazione e d’amore della sua famiglia. Storie d’amore con uomini al di là dal mare che in qualche modo sembrano perpetuarsi, perché anche lei attraversa il mare, viene a Venezia e si innamora. Pagine di diario – “A tavola e a letto, una sola volta va detto” è il titolo che ha scelto – non casualmente intervallate da vecchie ricette toscane, perché il ricordo e il modo di conservare le origini può essere anche questo. Lei che in Toscana è tornata più volte, a studiare l’italiano ma anche cucina e enologia, che del paesaggio toscano ama i cipressi e che l’anno scorso, assieme alla sorella e ad un’amica, ha aperto a Buenos Aires un ristorantino intitolato alla nonna. “Ristorantino Loretta” si chiama e si possono mangiare specialità argentine ma anche italiane e toscane. Minestra di pane, ribollita, coniglio e gli immancabili cantuccini di Prato naturalmente. “Da consumare a colazione con una tazzina di buon caffè ristretto” dice. E magari in futuro, aggiunge, anche con un buona selezione di vini toscani e pratesi. Perché no? Cuore, passione e iniziativa imprenditoriale, come tanti toscani nel mondo. Naturalmente, oltre alla soddisfazione e al Pegaso della Toscana, per i tre vincitori c’è stato anche anche un premio in denaro, come in tutti i concorsi che si rispettino. La Regione ha consegnato 3.000 euro ala prima classificata, 1.500 alla seconda e 500 euro al terzo.

Walter Fortini