Vita Chiesa

«Tutti figli dello stesso Padre», incontri per coppie «irregolari»

di Nicoletta Benini

Può succedere che dopo la felicità di quel giorno tanto atteso del proprio sì ad un’altra persona il mondo ti crolla addosso perché il tuo matrimonio fallisce, perché lui o lei va via: doveva esser per sempre e così non è stato! Le persone che vivono questa esperienza hanno in comune un grande dolore e una grande solitudine da affrontare e per coloro che vengono da una vita di fede ci sono anche tante domande e tanti dubbi. Proprio con l’intenzione di stare il più possibile vicino a queste persone dieci anni fa è nata un’associazione  dal nome significativo: «Tutti figli dello stesso Padre». Il Vescovo emerito di Pistoia, Simone Scatizzi ne è il vicepresidente; da tanti anni lo accompagnano nella formazione e negli incontri quattro coppie di sposi. Presidente dell’associazione è la signora Franca Sardi e suo marito Guido è il tesoriere. «Seguiamo coppie irregolari – spiega monsignor Scatizzi – separati, divorziati, risposati, riaccompagnati o sposati civilmente; del resto già dal 1982 nella Familiaris Consortio Papa Giovanni Paolo II raccomandava una pastorale familiare attenta a queste problematiche che oggi sono quanto mai presenti nella nostra società. È un’associazione di laici conforme al Diritto Canonico perchè questo assicura il legame con la diocesi».

Quale lavoro fate con le persone?

«Alle coppie proponiamo un cammino di formazione e di accompagnamento atto a meditare sull’indissolubilità del sacramento del matrimonio e sulla valenza dell’essere genitori, ruolo importante che resta anche dopo un cambiamento così radicale della propria vita, per arrivare poi a riflettere sul cammino personale di fede. Inoltre abbiamo constatato negli anni quanto sia importante per queste persone confrontarsi con altri che sono nella stessa condizione. Per questi motivi favoriamo da sempre un clima positivo, di accoglienza e di ascolto alla luce della dottrina evangelica; a volte il primo fallimento è l’inizio di altri perché le persone tendono a ripetere copioni già vissuti e perché a volte l’errore non sta nell’altro, ma in noi stessi. La nostra ispirazione, nel vivere questa esperienza, è la dottrina della Chiesa e il Magistero sul matrimonio e la famiglia, ma soprattutto è il desiderio di servire persone profondamente ferite che però, non devono rinunciare alla ricerca della Verità perché tutti i battezzati sono chiamati a questo; in questo noi siamo loro vicini senza entrare nel giudizio di coscienza. Certo alcune di queste persone non possono più avvicinarsi alla Comunione e alla Confessione, ma possono praticare la carità e la preghiera, anzi per molti di loro questa è una vera e propria consolazione».

Come si articola questo percorso?

«Il nostro è un programma che dura tre anni e che si può ripetere perché comunque cambia il livello di studio e di approfondimento. Gli incontri sono così strutturati: prima c’è la relazione di un esperto e poi ci sono i gruppi di studio ed è in questo momento che vengono fuori “confessioni” molto personali come quella di una donna che arrivò a dire di aver provato risentimento verso il proprio bambino appena nato che assomigliava al padre che l’aveva da poco lasciata. Inoltre facciamo delle serate di sensibilizzazione anche nelle parrocchie».

Cosa si sente di dire sul valore del matrimonio oggi?

«A volte il matrimonio è un obbiettivo raggiunto troppo in fretta pensando di avere dopo il sì all’altare il tempo per conoscere l’altro, ma così non è. Il messaggio però è che dove c’è bisogno di aiuto, là ci deve essere la Chiesa!»

Mi scusi, allora mi viene spontaneo chiederle una riflessione su don Alessandro Santoro, un prete che certo non si può dire non sia stato vicino a chi aveva dei problemi…

«Non ho problemi a risponderle: certo, è vero, ma don Santoro ha sbagliato quando non si è affidato al Diritto Canonico e quindi al suo Vescovo, perché anche se bisogna essere vicini alle persone e alle loro storie, i “sì” e i “no” vanno detti. Certo è un terreno delicato dove il direttore di pastorale familiare discerne anche le singole storie. I separati che restano soli ad esempio possono fare la Comunione; l’impedimento riguarda coloro che si riaccompagnano».

L’assistente spirituale dell’associazione è don Lorenzo Lenzi, sacerdote della Diocesi di Prato e psicologo. Per chi fosse  interessato il prossimo incontro è questo sabato 7 novembre dalle 17 alle 22, con cena alle 21; tema dell’incontro «Essere e sentirsi figli di Dio». Appuntamento alla Casa Incontri di Villa il Palco a Prato; la sede dell’associazione invece è in viale Adua, 6 a Pistoia, il telefono è 0573/400216, mentre il sito è www.tuttifiglidellostessopadre.com