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Ucraina: Chiese cristiane, “Putin usa religione come arma”
Le Chiese cristiane e le organizzazioni religiose ucraine rispondono alle richieste presentate dal presidente russo a Donald Trump durante l’incontro in Alaska

Il “divieto” per legge alle attività della Chiesa ortodossa russa in Ucraina è giustificato “a causa del suo coinvolgimento nell’aggressione contro l’Ucraina”. “È noto che la Federazione Russa utilizza la religione, in particolare la Chiesa ortodossa russa, come arma per raggiungere i propri obiettivi neo-imperiali in diversi Paesi”. È pertanto “evidente che proprio per questo motivo il governatore russo difende gli interessi della Chiesa ortodossa russa sulla scena internazionale”. Le Chiese cristiane e le organizzazioni religiose ucraine rispondono così in una Dichiarazione – diffusa oggi anche in lingua italiana e giunta al Sir – alle richieste presentate dal presidente russo Putin al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump durante l’incontro in Alaska. Secondo quanto riportato dai media, Putin avrebbe insistito in particolare sulle garanzie di concessione alla lingua russa di uno status ufficiale in Ucraina e sulla “sicurezza per le chiese ortodosse russe”.
A questo proposito il Consiglio Panucraino della Chiese e delle organizzazioni religiose ricorda che “l’Ucraina, dall’inizio della sua indipendenza, è nota nel mondo per i suoi elevati standard in materia di libertà religiosa, che sono preservati e rispettati anche in condizioni di legge marziale”. Nell’agosto 2024, è stata adottata la legge “Per la protezione del sistema costituzionale nell’ambito delle attività delle organizzazioni religiose”, con la quale è stata vietata l’attività della Chiesa ortodossa russa in Ucraina. “Tale decisione del Parlamento ucraino (Verkhovna Rada) – spiegano nella Dichiarazione le Chiese – è stata motivata dall’attività della Chiesa ortodossa russa che, partecipa direttamente alla guerra contro l’Ucraina, dichiara apertamente la propria missione di distruggere la sovranità, la cultura e l’identità nazionale ucraina, benedice l’utilizzo di armi di distruzione di massa e sostiene apertamente l’uccisione dei civili ucraini e l’occupazione illegale dei territori ucraini”. Hanno suscitato particolare sconcerto e preoccupazione le parole utilizzate dal capo della Chiesa ortodossa russa, il patriarca Kirill, che ha definito “pubblicamente l’aggressione militare russa contro l’Ucraina come guerra santa”.
Nella Dichiarazione si ricorda inoltre che “nei territori temporaneamente occupati dall’esercito russo in Ucraina, l’attività delle organizzazioni religiose ucraine, inclusa l’unione religiosa Chiesa ortodossa ucraina, è limitata o del tutto vietata” e che “lo Stato russo, così come sul proprio territorio e, ancor di più, nei territori occupati dell’Ucraina, viola e disprezza sistematicamente tutti i principi fondamentali della libertà religiosa, come attestato da numerosi report”. Per questo motivo, il Consiglio Panucraino esprime nella dichiarazione il suo “sostegno allo Stato ucraino nella difesa degli interessi legittimi dell’Ucraina a livello internazionale e nello sviluppo di relazioni con altri Stati secondo i principi della “reciprocità”. “Benediciamo gli sforzi volti al raggiungimento della pace autentica, giusta e duratura in Ucraina, fondata sul rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale – scrivono i membri delle Chiese e delle organizzazioni religiose –, e chiediamo all’Altissimo di favorire il successo e di sostenere coloro che portano avanti tali sforzi”.