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Ue: Juncker, «Manca l’Unione e manca l’Europa». «Tutti accolgano i profughi»

(Sir Europa - Strasburgo) - «È il momento della verità per l’Europa. Non è tempo di scoraggiarsi» rispetto alle sfide in atto, dalle migrazioni alla sicurezza, dall’economia al lavoro. Ma «la nostra Unione europea non versa in buone condizioni. Manca l’unione in questa Ue, e manca anche l’Europa». Nel suo primo discorso sullo «stato dell’Unione» dinanzi all’Europarlamento, il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, presenta a Strasburgo le 10 priorità di lavoro per il prossimo anno, e richiama gli Stati ad agire insieme.

E sulle migrazioni insiste: «Abbiamo i mezzi, legislativi ed economici» per accogliere i profughi, che rappresentano lo 0,11% della popolazione comunitaria. «Dobbiamo aiutare gli Stati più esposti agli arrivi – Grecia, Ungheria, Italia – e questo va fatto con quote obbligatorie. Si tratta di ricollocare 160mila persone». «Spero che questa volta tutti, proprio tutti, facciano la loro parte. Non è più tempo di parole, ci voglio i fatti». «Non stiamo parlando di numeri, ma di esseri umani» che «scappano dalla fame, dalla guerra, dai regimi. E non possiamo fare distinzioni. Per quanto riguarda i profughi non c’è distinzione di nazionalità, di etnia, di credo. Sono persone da salvare e aiutare».

«Nella politica di asilo occorrono cambiamenti. La Commissione proporrà oggi un meccanismo di distribuzione permanente dei profughi». Di fatto Juncker chiede un cambiamento delle regole di Dublino. E afferma: «Chi è in attesa di un riconoscimento dell’asilo deve poter lavorare. È una questione di dignità». Ancora: «Il sistema di Schengen è un pilastro dell’Ue. Non verrà certo abolito da questo Commissione. Semmai si tratta di proteggere i nostri confini esterni». Nel discorso dinanzi all’Europarlamento Juncker ha dibattuto con gli euroscettici, zittendo alcune contestazioni. E ha ricevuto innumerevoli applausi a scena aperta.

Le dieci priorità. «Dobbiamo affrontare alcune sfide senza precedenti: la crisi dei rifugiati come conseguenza della guerra, del terrore e dell’instabilità nei Paesi vicini; il bisogno di continuare a lavorare con determinazione per creare lavoro e promuovere crescita e stabilità nell’Unione europea, e soprattutto in Grecia; il bisogno di occuparsi dell’elevato livello di disoccupazione, in particolare la disoccupazione giovanile in molti Stati membri». In vista della presentazione dello «stato dell’Unione» dinanzi all’Europarlamento, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker aveva delineato un documento riservato con dieci priorità per il lavoro a livello Ue nel corso del 2015-2016. Documento poi trasmesso al presidente dell’Europarlamento Schulz e a quello di turno del Consiglio dei ministri Ue Bettel. Tale documento ha fatto da traccia al discorso odierno a Strasburgo. L’intervento in aula, di durata inusualmente lunga, si è soffermato soprattutto sulla questione migratoria (oggi la Commissione presenterà un piano per i rifugiati) e sulla Grecia. Un discorso interrotto fra l’altro da un imbarazzante fuoriprogramma dell’eurodeputato italiano Gianluca Buonanno, presentatosi in aula con la maschera raffigurante Angela Merkel, e fischiato dall’aula.

Juncker è poi tornato sulle altre sfide segnalate nel documento riservato. Tra queste: «Il bisogno di mantenere la stabilità e l’integrità dell’Ucraina e di aiutarla nel ricostruire la sua economia e portare avanti una società democratica pluralista; l’impegno per ottenere un forte risultato nella Conferenza sui cambiamenti climatici di Parigi; la sfida di lavorare a un accordo equo con la Gran Bretagna». Sul Regno Unito, in vista del referendum del 2017, Juncker ha affermato: «Sono certo che troveremo un buon accordo. I cittadini britannici sono cittadini europei. I politici inglesi hanno ragione quando sostengono che c’è troppa burocrazia e ci sono troppe normative nell’Ue. Ma better regulation non significa distruzione». Per Juncker si può riformare l’Ue, ma non «cambiarne i principi, non si può rinunciare ai valori fondamentali dell’integrazione». Le dieci priorità elencate da Juncker sono: «nuova spinta per occupazione, crescita e investimenti»; mercato unico digitale collegato; unione energetica; mercato interno più profondo ed equo con un rafforzamento del ruolo industriale; una Unione economica e monetaria «più profonda e più coesa»; accordo di libero scambio con gli Usa (Ttip); un’area di giustizia e di diritti fondamentali «basata sulla mutua fiducia»; nuova politica sulle migrazioni; Europa come «attore globale più forte»; un «cambiamento democratico» dell’Unione. Lunghissimo, al termine del discorso, l’applauso dell’aula per Juncker.