Italia

Un milione in piazza per la famiglia

L’annuncio di Alessandro Zaccuri, di Sat2000, uno dei due conduttori del Family Day in piazza San Giovanni, è arrivato alle 16.51, subito dopo la canzone di Povia: “siamo più di un milione”. Più tardi, a conclusione della serata, Savino Pezzotta arriverà a parlare di un milione e mezzo. La sensazione che la partecipazione alla manifestazione del 12 maggio sarebbe stata oltre ogni aspettativa è cresciuta di ora in ora, via via che la piazza si riempiva di famiglie, di bambini, polverizzando così tutte le previsioni più rosee della vigilia. La voce circolava già da un po’ tra gli addetti ai lavori, almeno da quando è cominciata la diretta tv, con una panoramica della piazza che letteralmente non entrava nello schermo, da qualunque accesso venisse ripresa (lato S.Giovanni, lato via Merulana, lato via S.Alfonso), dall’alto o dal basso. E a poca distanza, in piazza Navona, solo 10 mila persone alla contro-manifestazione del “coraggio laico”, con la sinistra radicale, il ministro Emma Bonino e il segretario dello Sdi Enrico Boselli.

“I diritti dei bambini sono più importanti di quelli dei grandi”. Così Povia, il cantante arrivato al successo con la canzone “I bambini fanno oh!”, si è rivolto alla platea del Family Day, subito dopo l’annuncio che il “popolo di S.Giovanni” aveva superato la cifra record di un milione di presenze. “I bambini devono avere una mamma e un papà”, ha detto Povia cantando un “medley” appositamente composto per l’occasione. “Anche se siamo separati – ha aggiunto – per favore almeno sui figli restiamo uniti”. E ancora: “Per fare una legge ci vogliono soldi, che verrebbero comunque tolti alle famiglie”. “I diritti dei bambini sono più importanti di quelli dei grandi”, ha concluso: “Questa per me è famiglia”.

A scaldare ancora di più i cuori dei presenti un video “inedito” di Giovanni Paolo II, datato 30 dicembre 1988. Nel video il Papa parla della famiglia ricordando che questa “deve essere protetta dalla distruzione profonda”. E per farlo, affermava il pontefice polacco, “bisogna entrare nelle sue radici più profonde, nella sua natura più intima”. Grandi applausi e commozione hanno accompagnato le parole del video. Come “gesto finale” del “Family Day” è stato annunciato dal palco di piazza San Giovanni in Laterano che verranno sostenuti per 10 anni 10 ragazzi in situazione di povertà di Paesi in via di sviluppo. “La famiglia dura nel tempo – ha detto il presentatore Alessandro Zaccuri – e il segno di questo Family Day vuole essere un gesto di solidarietà che dura nel tempo”.

In piazza anche donne musulmane e famiglie straniere“Cercare di aiutare le famiglie in crisi o in difficoltà viene prima di pensare ai Dico”. Sono parole di Souad Sbai, presidente delle donne marocchine e membro del Comitato laico in difesa della famiglia, in una videotestimonianza trasmessa dalla diretta di Sat2000 sul “Family Day” di piazza S.Giovanni. “Anche noi donne musulmane – ha detto riferendosi idealmente alla delegazione di donne musulmane presenti in piazza – vogliamo valorizzare, aiutare la famiglia in crisi o in difficoltà. Anche noi abbiamo voglia di famiglia”. E di “voglia di famiglia” ha parlato dal palco anche la famiglia Qudadesse, che viene da Scutari, in Albania; tra la folla anche altre famiglie di immigrati, molti di loro ormai “naturalizzati” in Italia. “Volevamo una vita migliore – hanno raccontato i due coniugi albanesi, tre figli – e siamo riusciti ad integrarci grazie agli amici, alla brava gente che abbiamo incontrato. Oggi vediamo un futuro migliore per i nostri figli, che noi non abbiamo mai avuto”. Slogan e striscioni“Radici cristiane, la famiglia secondo natura”. Suona come la pubblicità di un prodotto biologico, invece è uno degli slogan più originali che campeggiano in una piazza S.Giovanni gremita di gente. La fantasia del “popolo” del Family Day oggi si è davvero scatenata, con striscioni variopinti su cui campeggiano slogan tra cui spicca – come uno “spot” a favore della famiglia tradizionale, oltre che una sorta di riedizione cattolica della cosiddetta “famiglia allargata” – quello targato Napoli, naturalmente in dialetto (anzi “lingua”) napoletana: “Io mammat’e tu, e figliate, e nonn’, e zi’e, ch’est’è ‘a famiglia. Che vuo’ di più?”. Viene da Bergamo uno striscione di solidarietà verso mons. Angelo Bagnasco, presidente della Cei. “Grazie, mons. Bagnasco – vi si legge – Grida sempre più forte la retta via”. Poi slogan più “militanti”, come: “Nemici della famiglia = nemici dell’umanità”. Tra gruppi di giovani che ballano balli tradizionali al suono di chitarre e tamburi, e trampolieri che si muovono al ritmo delle cornamuse, si possono trovare striscioni come “Per la famiglia, non a costo della famiglia”. “Famiglia, un’invenzione di Dio”.

Il racconto della giornata

DI ANDREA BERNARDINI

La sveglia suona all’alba. Zaino leggero in spalla, siamo ancora un po’ assopiti quando saliamo sull’autobus. Il notiziario di Rtl 102.5 dà già al primo mattino la sensazione di come la manifestazione Orgoglio laico in piazza Navona potrebbe dimezzare la visibilità del Family day: dieci secondi a Savino Pezzotta e dieci ad Emma Bonino.

A Roma gli autobus organizzati dalle Acli si fermano in zona stadio Flaminio, accolti dai volontari di quella associazione. I bambini ritirano bandiere e palloncini, a tutti vien data una borsa di cartone: dentro c’è il necessario per allontanare i morsi della fame. Piazza San Giovanni è ancora lontana. Un paio di km a piedi, poi via, stipati sulla metropolitana.

Le 13. I tg danno notizia delle due manifestazioni: al momento 250mila persone sono confluite a Piazza San Giovanni in Laterano, appena 200 a Piazza Navona. Alle 18 gli organizzatori parleranno di un milione e mezzo di persone al Family day e di 10-12 mila a Orgoglio laico. Se la ride Renzo Puccetti, medico di Scienza & Vita: «Orgoglio laico? Un flop! Per ogni manifestante a favore dei Dico cento si sono mobilitati per dire no ai Dico e sì alla famiglia».

In Piazza San Giovanni si procede a fatica, un metro al minuto. Una comitiva di napoletani spinge verso l’esterno, scortando una signora che accusa un malore. È uno dei primi casi della giornata, a fine manifestazione se ne conteranno 150 e 20 i ricoveri. I genitori più previdenti hanno scritto il numero del loro cellulare sul braccio dei loro pupi. È anche grazie a questa arguzia che due bambini ritroveranno la loro mamma tra centinaia di migliaia di persone.

Una manifestazione atipica. Niente birra a gogò, ma acqua e succhi di frutta – quelli forniti dagli organizzatori – niente rock o heavy metal ma clown in giro per la piazza, pochi tatuaggi sulle schiene cotte dal sole, ma tanti pannolini portati in borsa. Niente pula o caramba in versione antisommossa, ma appena ottanta agenti a sorvegliare su qualche tentativo di scippo. Nessun insulto, roba d’altri tempi. È la famiglia italiana che scende in piazza. Non era mai accaduto.

Qualche striscione stuzzica il ministro della famiglia, cofirmataria della proposta di legge sui Di.Co e adesso alle prese con l’indignazione di Ferrero e di Bonino perché non ha invitato le coppie gay alla conferenza nazionale sulla famiglia… «Più bimbi, meno Bindi»: divertente, ma innocuo.

Sui dodici maxi schermi allestiti dagli organizzatori passa un inedito di Giovanni Paolo II che nel 1988 ammoniva: «la famiglia se non portata avanti e privilegiata può essere distrutta». Sul palco i presentatori Paola Rivetta (Tg 5) e Alessandro Zaccuri (Sat 2000) controllano la scaletta. È ufficiale: Antonella Ruggiero non ci sarà. «La manifestazione ha preso una piega troppo politica» si giustifica la cantante. La vedranno, invece, ad «Orgoglio laico».C’è invece Povia che si esibisce in un rap-manifesto a favore della famiglia: «Siamo in un momento in cui domina l’oscurantismo e la famiglia tradizionale non sta bene e ha bisogno di cura… Una ragazza al solo pensiero di una gravidanza ha paura… Quanta dilagante imbecillità… Chiediamo sia facilitata l’adozione per le famiglie eterosessuali che attendono per anni… Questa è la realtà: un bambino deve poter avere una mamma e un papà». Prima di uscir di scena con un cartello dov’è scritto: «Non farti cambiare dal mondo». La piazza è tutta sua.

«È stato il momento più emozionante» dirà Carlo Lazzeroni, 33 anni, un cammino di fede nella Gioventù francescana di Pisa, a Roma con la moglie Chiara, entrambi fondatori dell’associazione «Il Pellicano», un centro per la tutela dell’infanzia e della famiglia in difficoltà.

Intanto i bambini delle famiglie che racconteranno la loro storia reale (ce n’è anche una aretina), cominciano a giocare con i maxi-lego. A fine manifestazione il palco sarà quasi impraticabile e Savino Pezzotta rischierà di scivolare prima del suo discorso. Le telecamere di Sat 2000 propongono immagini dall’alto della piazza: un bel colpo d’occhio, che non rende però giustizia delle vie limitrofe a San Giovanni, anche quelle straripanti. Scorrono le interviste realizzate ai leader delle associazioni che hanno aderito al manifesto «Più famiglia». Ci sono anche Gino Doveri, pisano, segretario generale della consulta nazionale delle aggregazioni laicali, e i fiorentini Gianfranco Gambelli, presidente delle Misericordie d’Italia, Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita e Carlo Costalli, leader del Movimento cristiano lavoratori.

Arrivano i leader di partito, ma nessuno se li fila. Un’ovazione accoglie invece Kiko Arguello, fondatore del Movimento dei neocatecumenali (ce ne sono 200mila in piazza), quando con voce ostentorea parla della divinità della famiglia e di quanto la Resurrezione di Cristo abbia inciso anche nella storia della famiglia. Prima di impugnare la chitarra e cantare «Risuscitò». E con lui le apparizioni di Salvatore Martinez (Rinnovamento) e Giancarlo Cesana (Comunione e liberazione), esponenti dei gruppi tra i più numerosi. Dall’Azione cattolica a Cl, da Coldiretti al Csi, dalle Acli ad Mcl, da Rinnovamento ai neocatecumenali: chi respira un po’ aria di Chiesa intuisce che non era facile mettere insieme così tante aggregazioni. E così diverse.

Monologo di Giulio Base, attore e regista: «Che cos’è una casa?» chiede all’improvviso alla folla. La piazza si scalda per gli interventi dei due portavoce: Eugenia Roccella, ex radicale e femminista convinta, e Savino Pezzotta, già segretario della Cisl, che non ha perso il piglio del grande organizzatore di manifestazioni operaie. Si riparte alle otto. Luca Gori, 24 anni, studente universitario, viene da Pistoia, e vive in una casa sempre piena di nonni, zii, nipoti: «Un pieno di emozioni. Serviva una manifestazione di questo tipo, il valore della famiglia non si svende!». Scende il silenzio. L’autobus arriverà a notte fonda.

GLI INTERVENTI DAL PALCO

PEZZOTTA (PORTAVOCE), “LA FAMIGLIA DIVENTI UNA CAUSA NAZIONALE”.“Vogliamo bene alla nostra Costituzione e per questo vogliamo che nella Repubblica Italiana si rimetta al centro il tema della famiglia dal punto di vista culturale, sociale, economico e politico”. Lo ha detto Savino Pezzotta, portavoce del Family Day, chiudendo la manifestazione che ha visto la partecipazione di oltre 1 milione e mezzo di persone. “Vogliamo fare della famiglia una causa nazionale e stabilire il principio che ognuno deve poter avere i figli che vuole, senza che questo comporti una drastica diminuzione del tenore di vita”. Pezzotta ha riconosciuto che “per molto tempo si è pensato che la famiglia ponesse solo domande socio-economiche e abbiamo trascurato le questioni più profonde, ovvero quelle mutazioni culturali e di costume che indebolivano la famiglia sul piano dei principi e dei valori, lasciando spazio a una visione individualista che ne minava le fondamenta”. “Siamo qui – ha aggiunto – per affermare che la famiglia è il nocciolo costitutivo della società, costruito attorno ad un rapporto, il più possibilmente stabile, di coppia e cioè di un uomo e una donna. Conosciamo tutte le difficoltà, i problemi e le tensioni che attraversano le famiglie, eppure siamo convinti che dobbiamo puntare ad una cultura del legame e non a quella della dissociazione che si ammanta in modo mistificante sotto l’egida della libertà. Proprio per questo parliamo di famiglia e non di famiglie”.

Pezzotta si è rivolto ai molti politici presenti in piazza: “abbiamo il diritto di sapere se chi ci governa punta su un modello antropologico centrato unicamente sull’autonomia dell’individuo, sull’utilitarismo delle affettività temporanee e deboli o se invece punta a consolidare quello della dinamica famigliare e pertanto di un’affettività che si incardini nella dimensione della responsabilità sociale”. “Il nostro essere qui oggi in tanti, non è manifestare contro o a favore dell’uno o dell’altro schieramento politico – ha precisato – Il bene comune, il bene del Paese, il bene dell’Italia, il bene delle nuove generazioni è il nostro riferimento di fondo. Nessuna volontà di dividere il Paese o alimentare scontri anacronistici. Questa non è una piazza guelfa. Qui non si strumentalizza la religione, ma neppure si vieta alla religione di illuminare la coscienza delle persone, credenti e non. Perché la fede per un credente non è irrilevante nella costruzione della società”. È sul terreno di difesa della libertà e della dignità della persona umana (aborto, eutanasia, morti sul lavoro…) che, per Pezzotta, “si colloca l’impegno per la famiglia, per il matrimonio civile e per fare in modo che le figlie e i figli abbiano un padre e una madre. Non possiamo essere applauditi quando ci schieriamo contro la guerra, contro la fame nel mondo, contro la pena di morte, quando ci impegniamo per l’economia civile e per la giustizia sociale e essere considerati oscurantisti quando vogliamo valorizzare la famiglia”.

“Sostenere che la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio e non solo sul rapporto affettivo o d’interessi tra un uomo e una donna o tra persone omosessuali, non è una questione confessionale” ha ribadito il portavoce del Family Day che ha chiesto che “il Parlamento non introduca i Dico”. Pezzotta ha invece auspicato “normative organiche per la famiglia che affrontino il tema della protezione del diritto alla vita d’ogni essere umano: dal concepimento alla morte naturale; che assumano la famiglia come soggetto sociale da sostenere con politiche specifiche attraverso criteri che la promuovano fin dal suo sorgere e che accompagnino il processo di generatività dal concepimento alla nascita e alla crescita dei bambini, degli adolescenti, dei giovani (consultori, asilo nido, salute, scuola e formazione), del lavoro dei coniugi con l’introduzione di flessibilità per la cura famigliare, dell’istruzione dei figli, attraverso il sostegno al reddito, con politiche fiscali, tariffarie e degli affitti ispirate all’equità, e dell’accompagnamento in tutte le azioni di cura parentale (handicappati, non autosufficienti, malattia, malattie terminali) che le famiglie sono chiamate a svolgere”. Si tratta in definitiva di “riformare in profondità il nostro welfare e ricentrarlo sulle esigenze della famiglia. Questa è la sfida che ci poniamo per il bene del Paese e della società italiana”. In chiusura il portavoce ha anche espresso solidarietà a mons. Bagnasco “per gli insulti e gli attacchi. Le siamo vicini, le vogliamo bene” ha detto.

GIACOBBE (FORUM FAMIGLIE), “CHIEDIAMO AL MONDO DELLA POLITICA DI METTERSI IN ASCOLTO DELLE FAMIGLIE”“Oggi siamo qui perché più forte risuoni la voce delle famiglie italiane”: lo ha detto oggi Giovanni Giacobbe, presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, promotrice del “Family Day”, intervenendo verso la conclusione della grande manifestazione che ha radunato a Roma oltre 1 milione di persone. “Le famiglie – ha proseguito Giacobbe – attendono dai legislatori e dai governanti un disegno organico di sostegno alla famiglia nella dimensione definita dalla Costituzione italiana, ovvero come società naturale fondata sul matrimonio”. Giacobbe ha poi detto che “solo una buona politica sa riconoscere dov’è il bene comune. Noi crediamo che questo Paese meriti una buona politica e la misureremo sulla sua capacità di dare attuazione all’art. 31 della Costituzione”. “Quella di oggi è davvero una tappa significativa”, ha poi detto Giacobbe, “vogliamo rilanciare, con voi e per voi, l’impegnativo rapporto con le istituzioni, perché le politiche familiari si fanno non solo per le famiglie, ma con le famiglie”. “Da oggi – ha detto il presidente del Forum – insieme e con più forza chiediamo al mondo della politica di mettersi in ascolto delle famiglie. Siamo consci del grande privilegio che ognuno di voi ci concede. Nel dare voce da questo palco ai vostri bisogni, rinnoviamo davanti a voi il nostro impegno al servizio della famiglia e del Paese”. ROCCELLA, “DIFENDERE IL MATRIMONIO RELIGIOSO E CIVILE” DALLA “CULTURA DELL’ANTIFAMIGLIA”“Siamo tutti figli: laici e cattolici, credenti e non credenti, islamici ed ebrei, omosessuali ed eterosessuali”. Lo ha detto Eugenia Roccella, portavoce del Family Day. “Noi non siamo qui a esibire le nostre famiglie, a ritenerci superiori a qualcuno o a giudicare gli altri. Le nostre famiglie sono come tutte le altre: belle, brutte, così così. Noi non diciamo che chi non si sposa non sia famiglia: lo è certamente sul piano degli affetti. Ma la famiglia, così come la riconosce la nostra Costituzione, si fonda sul matrimonio, cioè su un impegno forte di durata, basato sui doveri reciproci e sulle garanzie per le parti più deboli, in primo luogo”. “Noi siamo qui, da laici – ha aggiunto – a difendere il matrimonio civile, quello della Costituzione, che si può sciogliere attraverso il divorzio. Ma agli impegni presi con il matrimonio non ci si può sottrarre con facilità: le responsabilità restano, coniugi e figli hanno diritti incancellabili, anche quando il matrimonio si rompe. Il resto, le unioni di fatto, le convivenze, l’amore in tutte le sue mille forme precarie o durature, sono storie di individui, regolate da diritti individuali”. “Chi accusa la famiglia di essere un luogo di repressione che soffoca le libertà dei singoli – ha concluso – è spesso la stessa persona che chiede di poterla imitare, di replicarne qualche regola o rituale”. Un grazie a Giovanni Paolo II, “punto di riferimento” della “resistenza del cuore” tipicamente cattolica, e “un grazie che nessuno dice mai: grazie a tutte le donne che sono qui, grazie all’amore, alla passione, alla generosità che le donne mettono nello sforzo di costruire e mantenere in piedi le famiglie”. Eugenia Roccella, portavoce del Family Day, ha concluso così il suo intervento dal palco di piazza S.Giovanni. “Grazie alle mamme – ha proseguito – spesso sole nella loro volontà di fare figli, tanto che ormai esiste un grave divario tra il desiderio di maternità e la sua realizzazione: secondo le indagini, le donne vorrebbero in genere più bambini di quanti poi riescono a farne, perché la società glielo rende difficile, e la politica non aiuta. Grazie per il coraggio, gli equilibrismi, i piccoli eroismi quotidiani. E grazie anche ai padri – ha aggiunto Roccella – perché noi vogliamo che la paternità resti un modello importante per gli uomini, perché vogliamo responsabilità genitoriali condivise, e non madri sole, come accade nei Paesi del Nord Europa che ci vengono sempre proposti come modello di civiltà”. Grazie, infine, “a voi che siete qui, e a tutti i genitori di questo Paese”. CESANA (CL), “OGNI GIORNO È FAMILY DAY”“Ogni giorno è Family Day”: lo slogan è stato presentato da Giancarlo Cesana, responsabile di Comunione e Liberazione (Cl), intervistato sul palco del “Family Day” in piazza San Giovanni in Laterano. “Le energie personali della sessualità e della capacità di amare diventano la ricchezza della famiglia – ha detto Cesana -. La famiglia inoltre è un atto di fecondità, in quanto diventare adulti significa diventare capaci di dare la vita. I giovani hanno bisogno della famiglia perché in essa imparano il senso del dono della vita”. Secondo Cesana, inoltre, “la famiglia viene prima di ogni altra realtà, in quanto l’uomo è fatto per la compagnia e non per la solitudine”. Il leader di Cl, che in Italia ha oltre 100mila aderenti ed è presente in decine di altri Paesi del mondo, ha concluso dicendo che “questa piazza è la dimostrazione dell’importanza della famiglia ed è anche la manifestazione di un avvenimento divino”. MARTINEZ (RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO), “SENZA FAMIGLIA NON SI VIVE”“Se non difendiamo la famiglia oggi, offendiamo i giovani che verranno domani: la posta in gioco è troppo alta per rimanere inerti”. Così Salvatore Martinez, presidente di Rinnovamento nello Spirito, dal palco di piazza S.Giovanni. “Il diritto naturale precede la legge, e nessuna legge potrà controvertire il diritto naturale”, ha detto Martinez suscitando l’applauso della folla: “La famiglia è il nucleo materiale e fondamentale della società, e deve essere protetta dalla società e dallo Stato”. Quelle del Family Day, per Martinez, sono “famiglie vive, che vogliono trasmettere ai figli le meraviglie dell’amore. Quello che oggi è sotto i nostri occhi è un vero miracolo d’amore, e ai miracoli bisogna credere, specie quando i protagonisti sono le famiglie. Bisogna lasciarsi ringiovanire dall’amore, riscoprire la gioia di amarsi: di dare amore, di generare amore”. La famiglia, per Martinez, è “prima di tutto un evento spirituale: è un evento spirituale perdonare, rimanere fedeli quando sarebbe facile tradire, aprirsi alla vita pur tra mille difficoltà”. “Ci dicono che odoriamo di sacrestia”, ha concluso Martinez: “Non vogliamo accettare provocazioni, ma neanche tacere: vogliamo difendere la famiglia, che rimarrà sempre il migliore laboratorio di speranza, in un tempo che sa solo disperare”. KIKO (NEOCATECUMENALI), “NON SIAMO CONTRO NESSUNO”. UN PENSIERO AI BAMBINI DELLE COPPIE SEPARATE“La famiglia umana manca del vino della Resurrezione che sconfigge la morte. Anche l’amore più grande e profondo tra due giovani è destinato a morire. Solo Cristo rende eterno l’amore”. Ha usato il racconto evangelico delle nozze di Cana, Kiko Arguello, fondatore del cammino neocatecumenale, per ricordare l’importanza della famiglia fondata sul matrimonio cristiano. “Non siamo contro nessuno – ha detto Kiko – testimoniamo solo l’amore di Cristo che rende la famiglia una scuola di amore”. “Oggi nelle nostre scuole – ha aggiunto – ci sono milioni di bambini, figli di coppie separate. Sono bambini feriti perché hanno visto i loro genitori odiarsi. Sono la fascia più debole per questo serve – ha concluso – ricostruire la famiglia”. Al termine del suo intervento Kiko, dopo aver annunciato che 3.000 famiglie si sono offerte al Papa per la “missio ad gentes”, ha imbracciato la chitarra invitando la piazza a cantare “Resuscitò”. OLIVERO (ACLI), “FAMIGLIA SINTESI DI MASSIMA CONCRETEZZA”. IN PIAZZA 750MILA PERSONE“Una piazza coraggiosa che vuole fare la propria parte per la famiglia. Una piazza che non può essere strumentalizzata da nessuno”. Lo ha detto Andrea Olivero, presidente delle Acli, nel suo intervento dal palco per il Family Day a Roma. “Le famiglie italiane – ha affermato – sono pronte ad accettare sfide come la difesa della vita dalla nascita alla sua fine naturale, a sostenere le persone anziane, ad educare contro ogni forma di consumismo. Sono famiglie aperte alla solidarietà, ai poveri, ai migranti”. “Le nostre famiglie – ha proseguito – non sono quelle della pubblicità ma si confrontano con problemi ben noti come lavoro, affitto, soldi ed altro ancora. Sono la sintesi di massima concretezza”. MARINI (COLDIRETTI), “SIAMO QUI PER DIFENDERE IL MODELLO DI FAMIGLIA FONDATO SUL MATRIMONIO”“Evviva le famiglie italiane” è stata l’esclamazione con cui Sergio Marini, presidente della Coldiretti, ha aperto il suo intervento al “Family Day”, sul palco in piazza San Giovanni in Laterano. Con le sue oltre 500mila imprese agricole, la Coldiretti “è una grande realtà italiana e occorre considerare che ben il 30% delle imprese agricole è condotto da donne – ha detto Marini -. Questo significa che il successo non dipende dal sesso ma dal legame che sta a monte e che è costituito dal matrimonio. Noi siamo qui numerosi per difendere questo modello di famiglia fondata sul matrimonio, che è il nostro modello e che rappresenta il futuro del nostro Paese”, ha concluso Marini. ALICI (AZIONE CATTOLICA), “RIMUOVERE TUTTI GLI OSTACOLI CHE PESANO SULLA FAMIGLIA”Un invito a “rimuovere tutti quegli ostacoli, diretti e indiretti, che pesano sulla famiglia, senza confondere il rispetto dei diritti individuali con un’impossibile neutralità nei confronti del bene comune”. A lanciarlo dal palco di piazza S.Giovanni è stato Luigi Alici, presidente dell’Azione Cattolica nazionale. “La famiglia – ha detto – è un bene comune, perché unisce in una forma unica e originale maschile e femminile, vita e amore, pubblico e privato. Da questo legame stabile e libero nasce qualcosa che è per tutti: da quella nascita fiorisce una trama di relazioni filiali, genitoriali e familiari che è la prima scuola di vita sociale”. La famiglia, dunque, per Alici “non è un residuo archeologico”: anzi, privatizzarla “significa rassegnarsi ad una deriva di tipo individualistico, fondata sull’illusione perversa che ciascuno di noi è figlio unico di se stesso”. Per l’Azione Cattolica, “sulla famiglia pesano le insicurezze della vita sociale”: di qui l’invito a “non assegnare alla famiglia un’attenzione intermittente o sporadica”. Da parte sua, l’Ac si impegna a “frequentare anche le altre piazze del dibattito pubblico, senza dimenticare che i valori della legalità, della solidarietà, della giustizia sociale e della pace sono tutti fondati sull’idea di essere figli dell’unica famiglia umana”. MARAZZITI (COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO), “UNA PIAZZA CHE CHIEDE DI RICONCILIARE IL PAESE”“Una grande festa italiana, una grande festa di un Paese che vede nella famiglia un grande patrimonio di tutti”. Lo afferma al SIR Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio, commentando la manifestazione in piazza San Giovanni in Laterano promossa da associazioni e movimenti cattolici per la famiglia. “La famiglia – aggiunge Marazziti – rappresenta una ricchezza da sostenere per non andare verso un Paese troppo frammentato dove i deboli saranno sempre peggio. Piazza San Giovanni oggi è una piazza che chiede di riconciliare il Paese per trovare politiche che incoraggino scelte di responsabilità e di futuro”. COSTALLI (MCL), “DOBBIAMO NON TEMERE DI FARCI VEDERE E FARCI SENTIRE”“Si tratta di una grande manifestazione popolare, l’esempio certo che la famiglia è molto sentita e radicata nel nostro Paese, nonostante gli attacchi che da più parte vengono portati”: lo ha detto Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori (Mcl), intervenuto per primo tra i testimoni delle associazioni e movimenti italiani che hanno sostenuto il “Family Day”. Costalli ha fatto cenno al referendum sulla procreazione assistita e ha detto: “Dobbiamo essere ottimisti e non temere di farci vedere e farci sentire come sta avvenendo oggi”. Mcl è stato fondato nel 1970, è presente in Italia con 101 sedi nelle principali località del Paese e assiste decine di migliaia di lavoratori. “Noi pensiamo che la famiglia sia il grande motore della società”, è il pensiero del suo presidente.

Partecipa al nostro Forum sul Family Day