Lettere in redazione

Un nuovo laicato cattolico

Caro Direttore,mi inserisco nell’interessante dibattito sulla politica italiana che ormai tiene banco sulla sua rubrica da alcune settimane. Anch’io non riesco a rassegnarmi a questo bipolarismo che non origina fra le forze politiche un confronto corretto reciprocamente accettato, sui molti problemi da risolvere nel nostro paese. Il risultato invece è uno scontro aspro oppure un accordo sottaciuto nell’interesse di forti gruppi di pressione. A me fa più paura quando si accordano perché, anche in questa legislatura, sono passati dei provvedimenti legislativi che non sono nell’interesse dei comuni cittadini. Un esempio emblematico è l’affossamento delle norme antievasione ed antiriciclaggio entrate in vigore in aprile ed abrogate in fretta e furia a giugno nel silenzio assoluto dei mass media ed anche dell’opposizione che le aveva a suo tempo approvate. A chi davano fastidio quelle norme? Non certo alla maggioranza degli onesti padri e madri di famiglia! Il problema, purtroppo non solo italiano, è che le classi politiche attualmente sono agli ordini del potere economico che finanzia, spesso bipartisan, la loro propaganda e le loro costose strutture. Il bene comune viene perciò in secondo piano perché non c’è una classe politica che sia veramente «disinteressata».Ecco perché le persone di buona volontà disertano i partiti politici ma, ad esempio preferiscono impegnarsi nel volontariato. La politica è vista come una cosa sporca, si ha paura di dover accondiscendere a compromessi che mettano in discussione la propria integrità ed onestà intellettuale. Sento la mancanza di una forza politica nuova che segua le indicazioni forti del nostro Pontefice, indicazioni spesso troppo rivoluzionarie per essere ascoltate e commentate adeguatamente dai media «ufficiali», anche loro al soldo del potere politico e di quello dei loro clienti inserzionisti. Per il futuro dei nostri figli occorre un impegno diretto dei laici cristiani che finora si sono tenuti fuori dalla politica, affinché costituiscano un movimento politico che , per dirlo con le parole del Santo Padre, «siano capaci di cercare con competenza e rigore morale, soluzioni di sviluppo sostenibile» e comunque il bene comune.

Seguendo il suo invito: «ma ci sono questi laici?»Io sarei disponibile ad impegnarmi e così penso molti altri, a patto di non scendere a compromesso con le attuali forze politiche, verso le quali non nutro alcuna fiducia.

Sergio BenvenutiPrato

Da un po’ di tempo le lettere che affrontano temi socio-politici evidenziano preoccupazione e delusione. Forse dopo le elezioni – che avevano positivamente ridotto le forze politiche in Parlamento – ci si aspettava prospettive, purtroppo presto tramontate, per portare anche l’Italia su un modello di normalità e di intelligente e corretta dialettica per costruire un’Italia migliore.

Questo pessimismo che preoccupa emerge anche tra tanti cattolici che si chiedono come lei, caro Benvenuti, se non sia il caso di impegnarsi totalmente nel volontariato, questo fenomeno che si è sviluppato intelligentemente soprattutto negli ultimi tempi e che coinvolge tanti nostri giovani (e non solo).

Io non credo però che sia opportuno lasciare l’impegno politico, ma trovare forme nuove che ci colleghino maggiormente col territorio e col sociale. A questo compito viene incontro e può aiutarci il Collegamento sociale cristiano.

Fondato nel settembre 2001 da Mons. Simoni e altri amici si propone di ridare un’anima alla politica e di collegare i cattolici, ovunque politicamente collocati. Si parte dal presupposto che la presenza dei cattolici sulle vicende sociali, civili e politiche, finalizzata alla ricerca del bene comune, è un aspetto fondamentale della missione dei cristiani nel mondo. Di qui scaturisce l’impegno di collegarsi, di studiare e di proporsi a persone soprattutto giovani per dare sapore alla presenza cristiana in politica che, diciamo la verità, è oggi un po’ scipita.

In questo ci incoraggia la Dottrina sociale cristiana che può aiutare a elaborare prospettive future.

Niente scoraggiamenti quindi: non è questo il tempo dei cristiani pigri ma collegati e attivi nel sociale e nel politico, soprattutto a livello di base. Il tutto indipendentemente, anche se senza alcun disprezzo, per le attuali forze politiche, ma da esse liberi.