Cultura & Società

UNA MOSTRA SULL’UNITA’ D’ITALIA PER I TOSCANI NEL MONDO: A FIRENZE DAL 2 AL 10 DICEMBRE E POI IN GIRO PER I CINQUE CONTINENTI

La Toscana ricorda l’Unità d’Italia e la nazione che in molti iniziarono a costruire già prima del 1861: una mostra, presentata stamani in anteprima alla stampa e ai giornalisti, sulla Toscana e il Risorgimento e sul ruolo che la Toscana ebbe nellla costruzione e modernizzazione della nazione fino al 1848 ed oltre. Una mostra agile ma densa di contenuti, curata dai professori Valentino Baldacci e Cosimo Ceccuti, costruita su 21 pannelli facilmente trasportabili tradotti anche in inglese e spagnolo e su due teche con alcuni cimeli, pendenti, lettere autografe, medaglie e monete messe a disposizione dalla Fondazione Spadolini. La mostra, dai fiorentini e da chi nei prossimi dieci giorni si troverà a Firenze, potrà essere visitata dal 2 al 10 dicembre: dalle 10 alle 16, ingresso gratuito, a Palazzo Cerretani in piazza dell’Unità d’italia. Poi inizierà un viaggio attraverso i cinque continenti, dove più numerose sono le comunità dei corregionali che vivono stabilmente all’estero. «Fin dall’inizio del mio mandato ho sostenuto che i festeggiamenti per i 150 anni dall’Unità d’italia avrebbero dovuto coinvolgere attivamente anche le comunità dei Toscani all’estero – spiega l’assessore ai rapporti con i Toscani nel mondo, Riccardo Nencini – Un appuntamento così emozionante non può infatti escludere quei toscani che vivono stabilmente all’estero ma continuano a mantenere un legame strettissimo con la loro terra d’origine, facendo della ‘toscanità’ il loro tratto identitario più forte”.“Finora i toscani che non risiedono in Toscana non avevano mai potuto godere di una celebrazione che li rendesse partecipi – prosegue l’assessore – E’ quello che faremo con questa mostra itinerante sulla Toscana nel Risorgimento: un modo per trasmettere la memoria del passato e del presente ai tanti toscani che vivono nel mondo. Un omaggio ed un ‘monumento’: un monumento vivo, aperto, fatto di immagini e scritti che avranno il compito di suscitare emozioni, in particolare nei giovani”. La mostra si compone di due sezioni: una destinata all’illustrazione del periodo granducale, l’altra che ripercorre le tappe economico e sociali, oltreché politiche, fino all’Unità e a tutto il periodo in cui Firenze è stata capitale. Il filo conduttore della mostra è il ruolo centrale che la Toscana, e in particolare la città di Firenze, ha svolto durante una lunga fase del periodo risorgimentale: certamente fino al 1848, ma per certi aspetti anche oltre. Per la lingua ad esempio, e come punto di riferimento nella costruzione di un pensiero liberale che progressivamente si è imposto al resto della penisola. La rassegna parte dai Lorena, ricorda il progetto politico, poi naufragato, di una confederazione italiana che portasse ad un’unificazione economica, culturale e linguistica senza sconvolgere però l’assetto politico della penisola ed arriva fino agli anni di Firenze capitale e del dibattito sulla lingua italiana. Dei Lorena si sottolineano la spinta riformatrice ma anche le contraddizioni: come quella di una dinastia che, anche se profondamente radicata nella tradizione toscana, era pur sempre un ramo della casa regnate nell’impero austriaco. Vengono ricordate le riforme nel campo agrar io e del commercio, le bonifiche e lo sviluppo delle infrastrutture: prima le strade e poi e le ferrovie che furono realizzate, facendo della Toscana una regione all’avanguardia. Si parla anche della scuola e dell’educazione popolare, che fu al centro della riflessione e dell’attività di personaggi come Gino Capponi, Cosimo Ridolfi e Raffaello Lambruschini, e dei movimenti di opposizione di ispirazione carbonara e mazziniana.La seconda parte della mostra è dedicata agli anni dopo il 1848, con il progressivo emergere di una opposizione non solo di tendenza democratica e repubblicana ma formata dalla stessa classe dirigente liberale moderata, la trasformazione di Firenze negli anni in cui fu capitale, non senza qualche malumore per l’arrivo di trentamila piemontesi e gli affitti schizzati alle stelle, e alla questione della lingua. (cs-Walter Fortini )