Opinioni & Commenti

Un’alleanza forte per il lavoro pensando soprattutto ai giovani

Dignità che passa dal lavoro, un lavoro che oggi in Europa e in Italia manca: il tasso di disoccupazione ha superato il 12% e quello giovanile è al 40%. Dati che non solo mettono in crisi i bilanci delle famiglie, ma minano le basi della nostra società, perché il lavoro è il meccanismo principale di inclusione sociale.

Ogni anno, come di consueto, il 1° maggio appena celebrato ha portato con sé le sofferenze del momento, e innescato le polemiche di chi vorrebbe tirare a sé i motivi e le ragioni profonde di questa commemorazione. Quest’anno, con grande tempismo, troppi politici si sono precipitati davanti ai cancelli delle industrie che chiudono, perché la campagna elettorale è alle porte.

Oggi, piuttosto che dividerci, dovremmo impegnarci affinché tutte le forze che vogliono costruire l’Italia e l’Europa sul lavoro e non sulla speculazione e sulla finanza, devono avere il coraggio di sfidare le resistenze che hanno sempre frenato il cambiamento a cominciare dalla rendita, sbloccando i fattori che frenano gli investimenti. C’è bisogno di creare lavoro evitando che le aziende delocalizzino all’estero le loro produzioni, riducendo i costi dell’energia e delle tasse, potenziando la rete infrastrutturale e alzando la produttività per fare più qualità e innovazione.

In un Paese spappolato come il nostro, con le zavorre dei suoi deficit, economici e di bilancio ma anche morali, sociali, politici e di classe dirigente, va ritrovata un’alleanza forte tra chi governa e le parti sociali sui temi del lavoro, dello sviluppo, dei giovani, su come avere salari e pensioni più dignitose, sugli investimenti in ricerca e scuola. Una strada che stanno percorrendo in Francia e già percorsa dalla Germani a con i risultati che tutti vediamo.

In Toscana, in questo 1° maggio, inevitabilmente, abbiamo pensato alla «Lucchini» di Piombino, dove 4.000 lavoratori vivono sospesi tra lo spegnimento dell’altoforno e le speranze per il futuro. In questa difficilissima vertenza la capacità di restare uniti, tra lavoratori, sindacati, istituzioni locali, Regione e infine anche il Governo, ha prodotto un Accordo di programma che può porre le basi per un futuro di lavoro, nel rispetto dell’ambiente e della salute.

Ma l’aspetto che voglio sottolineare è la richiesta emersa da sindacati e lavoratori che, nella fase di transizione, non ci sia solo assistenza, con gli ammortizzatori sociali tradizionali, ma lavoro, che si traduce nella disponibilità ad impiegare i lavoratori in attività sussidiarie come le bonifiche, i lavori portuali e altri interventi conseguenti al progetto di riconversione. È questo che intendiamo quando parliamo di dignità che nasce dal lavoro. Se lo dovrebbero ricordare anche quanti, sempre più numerosi, dal mondo politico indicano i sindacati come «nemici». Solo se recuperiamo uno spirito di collaborazione, nel nome del bene comune e sforzandoci di comporre le diverse esigenze piuttosto che puntare all’azzeramento dell’altro, avremo risultati positivi per tutti e non solo per una parte.

Lo dobbiamo, in primo luogo, ai nostri giovani, dai quali bisogna ripartire per costruire il futuro. I giovani sono la nostra emergenza nazionale. Siamo un paese vecchio, che non crede ai giovani. È sempre più urgente un’azione straordinaria per l’ingresso, stabile, dei giovani nel mercato del lavoro: flessibilità non può significare precariatà a vita.

C’è bisogno di recuperare i valori fondanti di questo Paese perché i nostri giovani possano ritrovare la speranza di un futuro e guardino al prossimo obiettivo, l’unità politica dell’Europa, con l’entusiasmo di chi è orgoglioso e forte della propria identità nazionale.

*segretario generale Cisl Toscana