Toscana

Usura in crescita soprattutto a Prato

La Toscana appartiene a quel livello che è definito di «regione cuscinetto», in altre parole un territorio dove i clan mafiosi e camorristici sono una presenza costante, anche se non si può parlare di un vero e proprio radicamento. Con la crisi cambia il volto dell’usura e mutano i protagonisti: prestatori e vittime. La domanda di credito diviene più impellente, assumendo sempre più caratteristiche emergenziali. I soldi servono subito per coprire un assegno in scadenza, l’ingiunzione di rientro di un fido bancario, una cartella esattoriale, ma anche – fatto sempre più frequente – per cure mediche e, perfino, per fare la spesa. Allora, si fa di tutto per superare l’emergenza finanziaria, sperando in tempi migliori. L’usura è un reato sommerso, ma gli usurai sono personaggi pubblici, per entrarci in contatto è sufficiente un giro di telefonate e per ogni esigenza c’è sempre un «amico» pronto a darti una mano. La crisi economica favorisce l’indebitamento e l’usura che si stanno insinuando in tutti gli strati sociali, rendendo particolarmente rischiosa l’attività della piccola impresa, dell’artigianato di vicinato, dei ceti più poveri, ma anche di quei soggetti o di quelle zone, una volta ritenuti immuni da questa piaga. In queste aree, accanto all’usura strettamente intesa, emerge un’area di sovra indebitamento che colpisce soprattutto le famiglie di reddito medio-basso. Un fenomeno preoccupante perché per molti può rappresentare l’anticamera del girone infernale del «prestito a strozzo».

«La situazione è in peggioramento costante» spiega Massimo Biagioni, direttore di Confesercenti Toscana, secondo cui «dobbiamo tenere conto della crisi, del fatto che le imprese stanno chiudendo, quindi la penetrazione del fenomeno dell’usura può aumentare». Il rapporto di Sos Impresa – Confesercenti disegna l’identikit dell’usuraio-tipo. In prevalenza uomo maturo (92%), in due casi su tre originario dell’Italia meridionale: il 40% è legato a famiglie criminali. Vittime e carnefici, precisa il rapporto, frequentano gli stessi ambienti economici, sociali e ricreativi. Le vittime sono in prevalenza maschi, ma con un’importante presenza di donne (30%), nella stragrande maggioranza commercianti, 8mila coinvolti con un giro di affari che sfiora il miliardo di euro.

Gli investimenti sono consistenti e inquinano il tessuto economico sano ma il cervello delle organizzazioni criminali resta lontano. Maggiormente colpite la Versilia e Montecatini, le aree metropolitane di Firenze, Prato e Pistoia, dove sono presenti anche alcune pericolose organizzazioni straniere, l’isola d’Elba, Livorno e Arezzo.

«L’usura è profondamente cambiata in questi ultimi anni», commenta Lino Busà, presidente di Sos Impresa, «Ora sono coinvolte anche imprese di medie dimensioni – prosegue – e gli usurai non sono soltanto malviventi, ma anche persone in giacca e cravatta, colletti bianchi. C’è anche un’usura, di camorra in maniera particolare, che tenta di reinvestire il denaro illecitamente accumulato in altre parti d’Italia acquisendo soprattutto imprese del settore turistico e della grande distribuzione».