Toscana

Vacanze proibite per troppe famiglie: il divario si allarga

Secondo i dati Openpolis, quasi un terzo dei nuclei monoreddito con figli piccoli a Prato e in alcuni Comuni del Pisano e del Pistoiese rinuncia alle ferie estive per difficoltà economiche, con ricadute anche sul benessere e le opportunità educative dei bambini

Nel 2024 circa il 28% delle famiglie italiane con un figlio minore non ha potuto permettersi di fare una settimana di vacanze lontano da casa, una percentuale che aumenta al 30% se parliamo di nuclei con due bambini e fino al 44% per le famiglie con tre o più figli. È questo il quadro critico (basato sull’elaborazione di dati Istat) delineato dalla fondazione Openpolis. Uno scenario che accende i riflettori su quelle che sono le difficoltà economiche vissute quotidianamente da tante famiglie italiane, una situazione che non si pone solo come un problema a livello monetario e di spesa ma anche come un limite per il benessere delle persone, soprattutto quello dei bambini.

Secondo l’analisi di Openpolis, infatti, per i più piccoli rinunciare a un periodo di vacanza lontano da casa non significa soltanto fare a meno di un momento di svago, ma anche di «un’occasione di apprendimento informale, di socializzazione e di crescita emotiva», con l’assenza di queste opportunità che può amplificare ulteriormente il divario tra chi ha accesso a esperienze educative e formative di qualità (momenti di giochi all’aperto, gite culturali e semplici attività che stimolano la creatività e il legame familiare) e chi no. Un modo diverso, come sottolineato dalla fondazione, in cui agisce la cosiddetta «trappola della povertà educativa».

Fatta questa necessaria premessa, qual è la situazione in Toscana? Ricostruire la quota di famiglie che rinuncia alle vacanze risulta piuttosto complesso, ma si può prendere in considerazione un dato molto indicativo per questo genere di analisi: la percentuale di famiglie con almeno un minore con meno di 6 anni di età e con un unico percettore di reddito sul totale dei nuclei monoreddito. In altre parole, possiamo individuare quei Comuni (solo tra quelli con più di 5mila abitanti) che vedono una maggior incidenza di famiglie monoreddito con bimbi molto piccoli a carico per le quali è plausibile pensare che la spesa per le vacanze estive abbia un «peso» considerevole per le economie di casa. Una percentuale che, ovviamente, va considerata al netto di distorsioni legate all’evasione e di casi specifici (non necessariamente una famiglia monoreddito è in difficoltà economica).

Secondo i dati messi a disposizione da Openpolis (registrati nel 2020) nell’ambito dell’Osservatorio povertà educativa – Con i bambini, tra i capoluoghi di provincia della Toscana Pisa è la città dove si registra la minor incidenza, con una percentuale che si attesta intorno al 13,26%. Una cifra che colloca la città della torre pendente tra i migliori 10 capoluoghi di provincia d’Italia insieme, per citarne alcune, a Cagliari (10,86%), Carbonia (11,56%), Savona (12,41%), Trieste (12,42%), Genova (12,67%) e Biella (13,01%).

Analizzando invece la prospettiva opposta, il capoluogo di provincia toscano che vede una maggior incidenza di famiglie monoreddito con almeno un figlio piccolo sotto i 6 anni di età rispetto al totale dei nuclei con un unico percettore di reddito è Prato, con una percentuale pari al 26,7%. Un dato molto alto che pone la città anche tra i 10 capoluoghi di provincia d’Italia con la maggior incidenza, al terzo posto dietro ad Andria (31,52%) e Barletta (28,33%), seguite da Napoli e Palermo rispettivamente al quarto (24,41%) e quinto posto (23,85%).

Ritornando ai confini regionali, a Firenze si registra una percentuale di incidenza del 14,5%, con la soglia che sale un po’ a Carrara (15,7%), Massa (16,7%) e Siena (15,4%). La percentuale inizia ad aumentare a Livorno con il 17,2%, Grosseto (17,6%), Lucca (18,3%), Pistoia (18,4%) e Arezzo (19,3%). Quest’ultime sono percentuali piuttosto alte, ma decisamente staccate rispetto a Prato, dove di fatto quasi un terzo delle famiglie monoreddito vede almeno un figlio sotto i 6 anni e un unico percettore di reddito.

Volendo allargare la panoramica ai Comuni con più di 5mila abitanti, la maggior incidenza la si registra a Santa Croce sull’Arno, nel Pisano, dove la percentuale ha toccato il 34,3%, seguita da Quarrata (Pistoia) con il 32,3% e Santa Maria a Monte (Pisa) con il 32%. In generale le cifre più alte si riscontrano principalmente tra le province di Pisa, Prato e Pistoia, come ad esempio Bientina (Pisano, 31,8%), Montemurlo (Pratese, 31,6%), Agliana (31,2%) e Capannoli (30,6%). Nel Lucchese la soglia più alta è toccata da Altopascio (30,7%), mentre in provincia di Siena spicca Monteroni d’Arbia (29,9%), pari a quella di Poggio a Caiano (Prato). Nell’area fiorentina la percentuale più alta è a Campi Bisenzio (29,8%) e Signa (28,3%), mentre in provincia di Arezzo primeggia Foiano della Chiana (29,3%).

Sulla costa, invece, il dato di incidenza cala notevolmente ed è qui che si trovano più Comuni con la percentuale più bassa di tutta la Toscana. Se escludiamo San Marcello Piteglio (Pistoia), che ha la soglia d’incidenza minore in assoluto (8,9%), al secondo posto c’è Forte dei Marmi (Lucca) con appena il 10,3%, seguito da Castiglione della Pescaia (10,5%). Le percentuali salgono leggermente a Piombino (Livorno, 12,3%), Massa Marittima e Bagni di Lucca (12,6%). Nell’entroterra troviamo anche Pontremoli (Massa Carrara, 12,8%), Abbadia San Salvatore (Siena, 13,7%) e Volterra (Pisa, 14,3%). Si torna poi sulla costa con San Vincenzo (Livorno, 13%), Follonica (14%), Pietrasanta e Viareggio (Lucca), rispettivamente con il 15,5% e il 15,8%.