Prato

Vento di tempesta

«Una cosa così a Prato non si era mai vista»: giovedì 5 marzo erano in tanti a usare questa espressione osservando la devastazione provocata dalle raffiche di vento che, nella notte, erano arrivate a toccare picchi anche oltre i cento chilometri orari. Centinaia di alberi abbattuti, strade in tilt a causa della presenza di vegetazione e oggetti portati dal vento, coperture di scuole e capannoni letteralmente volate a metri di distanza: dalle stime del 9 marzo, i danni al patrimonio pubblico superano i 2 milioni e mezzo di euro (numeri destinati purtroppo a salire), senza contare le scuole chiuse fino a lunedì scorso e l’ordinanza per vietare l’ingresso nei giardini pubblici, a causa delle piante pericolanti. Le due pagine che seguono presentano una cornaca dei problemi accaduti alle chiese e agli edifici diocesani, ma decisamente peggio è andata alle proprietà private: per questo sono disponibili, sul sito web del Comune www.comune.prato.it e presso l’Urp di corso Mazzoni, le schede per segnalare i danni subiti da cittadini, commercianti e imprese in seguito alla tempesta di vento. Si tratta di una segnalazione e quantificazione dei danni, un’autocertificazione nella quale i cittadini saranno chiamati a fare una descrizione dell’immobile e una valutazione sommaria delle spese per il ripristino strutturale. Il rimborso potrà essere richiesto in seguito, dopo il riconoscimento del danno. La Regione ha riconosciuto infatti lo stato di emergenza ed ha chiesto anche il riconoscimento dello stato di emergenza nazionale. Per quel che riguarda, invece, eventuali rifiuti di amianto ed eternit portati dal vento e trovati nelle proprietà, il consiglio è quello di chiamare Asm al numero 0574/7081.

Gara di solidarietà per le mura crollateLa tempesta di vento che nella notte tra mercoledì e giovedì si è abbattuta su Prato ha cancellato un pezzo di storia di una delle nostre costruzioni più significative. Una porzione di circa trenta metri del muro di cinta del Conservatorio di San Niccolò, che – nella zona del vecchio ospedale – divide l’Orto di Vigna da via Dolce de’ Mazzamuti, è stata distrutta dalle raffiche di vento che, ad oltre cento chilometri orari, hanno messo in ginocchio la città nella scorsa settimana. Una struttura rimasta in piedi dal quattordicesimo secolo, ma che si è piegata di fronte alla furia di un evento atmosferico per molti «senza precedenti», paragonabile forse, per forza distruttiva, – come lo ha definito il segretario della Fondazione San Niccolò, Gerardo Gelardi – all’alluvione di Firenze del 1966. Nei giorni scorsi, le pietre delle mura sono state raccolte e collocate all’interno dell’orto; saranno poi utilizzate per ricostruire il tratto caduto, per un costo complessivo di circa 200mila euro. Cifra che, però, rischia di essere rivista al rialzo, visto che dovranno essere aggiunti costi di smaltimento e il pagamento di una guardia giurata che sorveglierà la breccia fino a che non sarà installata una rete provvisoria allarmata, per un costo di circa 500 euro al giorno. La porzione di mura crollata è confinante con l’attiguo Orto di Gosto: in questo caso la struttura di delimitazione è rimasta intatta, anche grazie al muro che divide i due orti. Lo stesso non si può dire della seicentesca Scala Santa, uno dei simboli del Conservatorio di San Niccolò, su cui è caduto un cipresso che ha arrecato danni, per fortuna, lievi. Inoltre, dobbiamo purtroppo registrare che sono caduti tutti gli alberi ad alto fusto dell’Orto di Gosto, compresi i cipressi secolari. Danni sono stati riportati anche da alcune ceramiche di Doccia e da una porta del corridoio che collega la parte trecentesca alla zona più nuova. Per fortuna, almeno il complesso scolastico non ha subito danni e lo scorso lunedì 9 marzo le lezioni sono ricominciate normalmente. Un duro colpo inferto a un vero e proprio gioiello architettonico nel cuore del centro storico: anche per questo motivo alla Fondazione San Niccolò sono arrivati attestati di stima e di sostegno per far fronte ai danni degli ultimi, devastanti agenti atmosferici. «Veramente molti messaggi sono arrivati in questi giorni – conferma il presidente della Fondazione, Foresto Guarducci – per questo motivo, attraverso un consiglio di amministrazione straordinario, abbiamo deciso di formare un comitato, al quale chiediamo la partecipazione anche dell’amministrazione comunale, per coordinare la raccolta di aiuti e quindi i lavori di restauro». Sono state inoltre aperte le pratiche per l’apertura di un apposito conto corrente in cui far confluire tutte le offerte e il presidente Guarducci sta a nche pensando di usufruire di un prestito a tasso agevolato che la Bpv riserva alle aziende e alle istituzioni colpite dalla tempesta di vento.

San Giovanni Bosco, si schianta la cupola in plexiglass

Stavo parlando con un parrocchiano e poi ho sentito un schianto: era la cupola che si stava sgretolando». Don Antonio Di Miceli, parroco di San Giovanni Bosco è rimasto scioccato e ripete più volte: «Non potete capire cosa significa per un prete vedere la propria chiesa che si rompe davanti agli occhi. Non potete capire». Giovedì scorso il vento che si è abbattuto sulla città non ha risparmiato le chiese e la più danneggiata in diocesi è senza dubbio quella retta da don Antonio, che si trova lungo via Liliana Rossi, in mezzo ai territori parrocchiali di Chiesanuova, Sacro Cuore e Santi Martiri.

Era metà mattina, le raffiche soffiavano molto forte e la cupola in plexiglass e metallo che si trova sulla sommità del tetto della chiesa prima ondeggia e poi si spacca, un grosso pezzo cade nel giardino parrocchiale, il resto implode e si riversa dentro l’edificio, cadendo sulle panche. Tutto questo, sotto lo sguardo impaurito e impotente del sacerdote. «Abbiamo molte spese e un mutuo da pagare – ha detto don Antonio commentando l’accaduto – questa cosa non ci voleva proprio». Nei giorni successivi all’episodio molti parrocchiani sono andati a rincuorare il sacerdote e a offrire sostegno e solidarietà. In attesa che il tetto venga riparato con la collocazione di una nuova cupola, la messa verrà celebrata nel salone parrocchiale. «Domenica scorsa c’erano tantissime persone, di più di quelle che vengono normalmente alle funzioni, sono felice di questo attaccamento alla parrocchia nel momento del bisogno», dice ancora don Antonio.I prossimi passi sono la quantificazione del danno, l’esame dei periti dell’assicurazione e la messa in sicurezza. «Intanto, occorre una copertura perché vorrei evitare che piovesse all’interno della chiesa, se tutto va bene dovrebbero sistemare la cosa entro la fine della settimana», conclude il parroco di San Giovanni Bosco.