Prato

Via Toscana, la città s’interroga sulla tragedia

«È opportuno che si proceda a una revisione dell’accaduto, perché non si ripetano fatti così sconvolgenti da addebitarsi non solo alla fatalità, ma soprattutto all’egoismo di tanta gente, che non si ferma di fronte a nulla in nome del denaro, assunto come nuovo idolo a cui tutto si deve sacrificare»: è il monito del vescovo Franco Agostinelli risuonato alla veglia di preghiera in memoria delle sette vittime che il primo dicembre hanno perso la vita nel rogo del capannone di via Toscana. Nel pomeriggio dell’Immacolata Concezione, dopo la consueta messa domenicale delle 15,30 alla parrocchia dell’Ascensione, cinesi e pratesi si sono ritrovati insieme per ricordare gli operai morti nel rogo del Macrolotto; presente, assieme ad altri sacerdoti, mons. Santino Brunetti, che ha celebrato il rito e ha letto un messaggio del Vescovo. «In questi giorni – continuano le righe del presule, lette dall’altare da mons. Brunetti – abbiamo ascoltato tante affermazioni di principio, ma poi domani è un altro giorno e gli interessi di parte riprenderanno il sopravvento, lasciando soli i familiari delle vittime a piangere i loro cari. Noi vogliamo affermare il nostro disappunto e vogliamo impegnarci»; «Le comunità pratese e cinese – sono ancora le parole del Vescovo – devono riuscire a pensare a un futuro insieme, per raggiungere gli stessi obiettivi e gli stessi ideali. Molti amici cinesi hanno già scelto Prato come città definitiva in cui vivere: vogliamo considerarli come un’opportunità per costruire la società del futuro».In prima fila anche il marito di una delle due donne coinvolte nell’incendio, l’ultima riconosciuta durante la fiaccolata di martedì tre dicembre di fronte all’ingresso del capannone; un fragoroso applauso l’ha accolto quando è stato presentato da don Francesco Saverio Wang, cappellano della comunità cattolica cinese, che lo stesso martedì lo aveva accompagnato in Questura per avere maggiori chiarimenti sul destino della moglie. Una delle vittime, una delle sette luci che sono state deposte ai piedi dell’altare, a ricordare gli operai che hanno perso la vita per un futuro migliore. «Abbiamo la stessa umanità dei nostri fratelli italiani – sono le parole di don Wang, accanto a mons. Brunetti durante la preghiera – e affrontiamo anche noi lo stesso dolore e la stessa vicinanza verso i parenti e i familiari delle vittime. Con questa veglia chiediamo al Signore consolazione, ma vogliamo anche far capire ai nostri fratelli cinesi che la sicurezza e la vita umana sono più importanti del denaro». Invocazioni e letture sia in italiano che in cinese per un momento che ha unito cattolici pratesi e orientali, molti dei quali visibilmente affranti per la perdita di un amico, di un conoscente.Proprio da questo momento, in cui le due comunità hanno parlato con una sola voce, secondo il vicario Brunetti, è necessario partire per costruire un processo d’integrazione sulle basi della giustizia e della dignità: «Dobbiamo innescare – sostiene mons. Brunetti – una cultura della legalità e della dignità della persona: se un uomo vale meno del profitto, allora i morti sono scontati. La mia paura è che tra dieci giorni non se ne parlerà più e tutto tornerà come prima»; «Non possiamo pretendere – ha detto ancora mons. Brunetti – che le persone debbano prendere i nostri modi di vivere e di pensare solo perché vengono qui. È fondamentale avvicinarsi alla cultura dell’altro: solo così riusciremo a interagire e a mettere insieme processi di sicurezza e di legalità necessari a una giusta convivenza».