Cultura & Società

Visitatori, le Cattedrali battono gli Uffizi

di Mauro Banchini

E’ considerato il padre fondatore degli ecomusei, ha diretto l’associazione internazionale fra i musei. Si chiamava Georges Henri Rivière. Il Rapporto sui musei toscani (il primo della serie, appena uscito su iniziativa dell’assessorato regionale alla Cultura) ne riporta un concetto («Non mi interessa conoscere quanti visitatori sono entrati in un museo ma quanti ne sono usciti cambiati») che a ben pensarci è davvero bello e costringe a rileggere, anche nel rutilante mondo degli «eventi» spesso costruiti come strumento di consumismo culturale, la funzione principale dei musei: quella educativa.

Ecco dunque che la Regione Toscana si è data un periodico strumento di conoscenza in cui, come scrive l’assessore Paolo Cocchi nella prefazione, «non si dà solo una lettura statistica della realtà, ma si offre anche uno spaccato di una ricognizione qualitativa del museo e dei suoi servizi».

In prospettiva gli uffici della Regione stanno pensando a un «sistema di accreditamento» capace di migliorare il profilo qualitativo in questi spazi di cultura e di nostalgia che in Toscana sono davvero tanti (fra grandi e piccoli, noti e sconosciuti il rapporto ne censisce 615, di cui 578 aperti al pubblico, 3 in fase di ristrutturazione e 34 chiusi temporaneamente) ma che, evidentemente, appartengono a categorie assai diverse. Anche sotto lo stesso profilo della qualità.

In ogni caso può essere interessante sapere che per ogni seimila toscani (per l’esattezza ogni 5.979) esiste un museo: siamo una fra le terre al mondo con più elevata densità museale. Però – ecco un problema non secondario – altre ricerche dicono che i toscani non fanno certo a pugni per entrare in un museo: i grandi numeri degli ingressi su cui il Rapporto 2008 si sofferma riguardano dunque, in modo prevalente, la categoria dei turisti. Molti fra noi vivono accanto a capolavori d’arte e di cultura ma non provano, neppure per sbaglio, il desiderio di aprirla quella porta. Anche su questo, ad esempio anche su come i musei riescono o meno a raccontarsi e a comunicare con i cittadini, il Rapporto indica diverse informazioni.

Tradendo subito il saggio consiglio dell’ottimo Rivière – anche per via della difficoltà a capire quanto il turista medio sia cambiato dopo aver visitato gli Uffizi mentre, affaticato da tanta bellezza, si sta facendo un pessimo panino raffermo in qualche barrino lì attorno – possiamo anche noi divertirci con la graduatoria dei visitatori.

VisitatoriFra le tante tabelle c’è anche quella che riguarda gli ingressi complessivi nei musei toscani di tutte le tipologie: l’analisi è su quattro anni e consente di evidenziare che dal 2004 al 2007 si è avuto un incremento di visitatori pari al 20%. Si è infatti passati da 17.013.932 ingressi del 2004 a 20.549.379 dello scorso anno. In pratica è come dire che in ciascuno dei 365 giorni che ci sono in un anno, nei musei toscani entrano 56.300 persone. 38 al secondo.

Nella top ten degli ingressi vincono – e decisamente – i grandi luoghi di culto, quelli che in effetti fa effetto definirli «musei». Ai primi cinque posti entrano le tre grandi cattedrali toscane: Santa Maria del Fiore di Firenze, la cattedrale di Siena con la Libreria Piccolomini e la cattedrale di Santa Maria a Pisa. Capolavori artistici e strumenti di fede, luoghi di cultura e spazi di preghiera, gente che mastica chewing gum come se fosse al mercato e gente che si rivolge al Creatore considerandolo un amico.

La prima (con due milioni e mezzo di ingressi stimati nel 2007) è, in assoluto, il monumento-museo più visitato della Toscana, ma anche le «colleghe» senese (1.720.042) e pisana (1.054.241) se la cavano alla grande. Per poco non supera il milione di ingressi anche un’altra grande chiesa fiorentina, il complesso monumentale di Santa Croce, ferma a 927.976.

E se poi ci mettiamo campanili, torri e battisteri il mondo della fede si conferma come un colossale attrattore di visitatori: la torre pendente di Pisa batte il campanile di Giotto e il battistero di piazza dei Miracoli doppia quello di piazza San Giovanni. Quasi 800 mila gli ingressi nella struttura pisana e «appena» 400 mila in quella fiorentina. Ma nella città del Giglio sono 543 mila i visitatori saliti sulla cupola del Brunelleschi.

La classifica dei «più visti» si completa con le due grandi strutture fiorentine: gli Uffizi con il Corridoio vasariano (1.615.986) e l’Accademia (1.286.798). Assai distanziati: Boboli (776.373), la «Palatina» (448.785) e i quartieri monumentali di Palazzo Vecchio (412.144).

Sette su dieci fra i musei con il maggior numero di visitatori si trovano a Firenze, due a Pisa e uno a Siena: ciò conferma la concentrazione dei visitatori nelle città di maggior flusso turistico e più volte – precisa il Rapporto – si è insistito «sulla necessità di promuovere reti museali, forme integrate di visita, itinerari tematici in modo da favorire una fruizione più corrispondente alla ricchezza della realtà museale diffusa su tutto il territorio». C’è poi, non secondario, l’aspetto legato alla congestione – a Firenze – del pubblico in pochi musei: sono anni che si accenna alla necessità di promuovere meglio altri musei cittadini per cercare di spostare l’attenzione del pubblico su emergenze significative sparse nel territorio.

TipologieE di strutture «altre» da vedere – a Firenze e in Toscana – non c’è che l’imbarazzo della scelta. In questa direzione è proprio il Rapporto regionale a fornire indicazioni preziose e, talora, curiose. Nella categoria più numerosa (quella riguardante le strutture legate all’arte) fra le varie tipologie museali, il primo e l’ultimo posto sono saldamente occupati da luoghi di culto: della cattedrale di Firenze e dei suoi due milioni e mezzo di visitatori stimati (in Santa Maria del Fiore manca, come noto, un sistema di bigliettazione) si è già detto; del museo di arte sacra della «Pieve di Santa Maria Assunta» in quel di Bientina, molto si potrebbe dire. Partendo dal fatto che nel 2007 è stato visto, secondo i dati del Rapporto, da appena 15 visitatori. Forse il San Valentino che si conserva in quella chiesa (che non è il Valentino degli innamorati, ma quello che protegge un’altra tipologia umana: gli indemoniati) potrebbe fare il miracolo.

Molto meglio potrebbe fare anche il museo della «Fata Morgana» in quel di Bagno a Ripoli (appena 37 visitatori). Ma in quanto a sforzi per diversificare gli ingressi di turisti e cittadini nella galassia dei musei, molto indubbiamente resta da fare. Esistono, in tutta la Toscana, autentiche perle che in realtà sono assai poco viste: appena 46 mila ingressi per la splendida villa medicea di Lorenzo, in quel di Poggio a Caiano. Neppure 190 mila al museo di San Marco e poco più di 242 mila al Bargello di Firenze. Neppure 17 mila al museo del Bigallo e poco più di 16 mila allo Stibbert. Poco più di tremila al museo del Duomo di Prato con lo straordinario ciclo di Filippino Lippi, quasi quanti – con tutto il rispetto – a Suvereto vanno a vedere il museo artistico della bambola (2.500).

Meriterebbe avere in ogni casa una copia integrale di questo documento sui musei toscani, per scorrere le caselle in tutte le tipologie e farsi venire qualche suggerimento per un prossimo «ponte»: non solo arte e archeologia, ma anche storia, scienza, etnologia, per non parlare degli «specializzati»: dalla «Casa di Dante» a Firenze (ogni anno lo vanno a vedere in 43 mila) al museo della Contrada del Liocorno, ovviamente a Siena, con 150 ingressi (ma la «Nobile contrada del Bruco» la vedono molti di più: ben duemila). E nel mezzo, di musei, ce n’è da santificare e beatificare: la carta e il cristallo, il marmo e la salute, la caccia e la pesca, la satira e il tessuto, il calcio e il ciclismo (Gino Bartali), la criminologia medievale e la cittadella del carnevale.

Poi arrivano i personaggi: Alighieri Dante sta al primo posto seguito da Caruso Enrico (22 mila visitatori). Giotto (2.754) batte Carducci (1.971), almeno per quanto riguarda gli ingressi nelle rispettive case. Quasi 14 mila i biglietti staccati per Giovanni Fattori a Livorno. Molti di più (30 mila) entrano nel museo «Giovanni Alberto Agnelli», alla Piaggio di Pontedera.

CuriositàNella sezione dedicata a etnologia e antropologia il museo della civiltà contadina che sta a Figline Valdarno stacca tutti con 10 mila visitatori. La struttura dal nome forse più caratteristico e curioso dell’intero rapporto («Ecomuseo della polvere da sparo e del contrabbando» – esiste sul serio, e sta a Chitignano – è anche la struttura che attira il minor numero di visitatori. Appena 119. Nel mezzo un’infinità di luoghi dedicati alle antiche attività dei toscani: carbonai e raccoglitori di castagne, mezzadri e contadini, coltellinai e vinaioli, intrecciatori di paglia e scalpellini di pietra serena, intagliatori di legno. E poi, a San Miniato, c’è l’Accademia degli Euteleti (significa «uomini di buona volontà che perseguono un buon fine»): non molto esaltante, a dire il vero, il numero degli ingressi. Appena 301 in un anno. Neppure uno al giorno.

Nell’anno di Galileo non possono certo mancare accenni alle sezioni scientifiche del rapporto. Batte tutti il «Leonardiano» di Vinci (139.174) che quasi doppia il museo, a Firenze, di Storia della scienza (72.617 visitatori). Da notare che sempre a Vinci («Museo ideale» di Leonardo) c’è pure (47.400 visitatori) il terzo piazzamento. Qualche curiosità e suggestioni le suscitano i nomi di altre strutture. C’è, ad esempio, un museo degli strumenti per il calcolo e un museo della matematica. C’è un museo per definizione perennemente caldo (la geotermia, a Larderello) e uno per definizione continuamente freddo (il ghiaccio, sulla montagna pistoiese).

Non manca la sezione dei luoghi dedicati alla storia: quasi 100 mila, in un anno, vanno a visitare il «Napoleonico» di Portoferraio e appena 100 (al solito, una questione di zeri) frequentano, a Empoli, la casa di Ferruccio Busoni. Una inezia, appena 700, sono andati al romanticissimo museo pucciniano di Celle (Pescaglia). Ma in 22 mila sono saliti a Sant’Anna di Stazzema per lo «Storico della Resistenza». Gli appassionati di Francesco Ferrucci entrati nel piccolo museo sulla piazza di Gavinana sono stati neppure 1.300. Quasi 4.400 quelli che i soldatini li apprezzano nelle miniature del piccolo museo di Calenzano.

Una settantina, in Toscana, i musei di archeologia. Batte tutti l’Etrusco Guarnacci di Volterra (82.931 ingressi) seguito dall’archeologico di Firenze (57.453) e dal circuito fiesolano (54.762). Appena 50 i «coraggiosi» entrati a visitare le collezioni paletnologiche dell’università di Pisa. E in 120 sono entrati nel museo archeologico a Castelfranco di Sotto dove sono esposti 350 oggetti fra cui una canoa in legno di quercia risalente al medioevo. Solcava il padule.