Arezzo - Cortona - Sansepolcro

«Vivere insieme la fede nel quotidiano»

Già, le paure: già da tempo ci interroghiamo: «Verranno persone da fuori?». «Avremo fatto tutto il possibile per dar loro un’accoglienza dignitosa?». «Andrà tutto bene?». Paure, ma anche scoraggiamenti. Non a tutti l’esperienza è parsa interessare in città e alle volte un po’ di tiepidezza incontrata nella fase di preparazione ha portato dello scoramento, per fortuna passeggero. Alla fine prevale infatti una gioia, perché già il fatto che un buon numero di giovani aretini di varie parrocchie, sostenuti dal Vescovo, si sia messo in gioco per preparare insieme un evento di Chiesa, seppur piccolo, ha la sua importanza: anche con tutta la fatica e le preoccupazioni, si vive qualcosa di bello insieme.E la gioia è cresciuta nel vedere giorno dopo giorno moltiplicarsi le richieste di partecipazione da tutta Italia. Così l’esperienza vedrà la presenza di circa quattrocento giovani, di cui oltre la metà da fuori Arezzo: dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, dal Friuli alla Sardegna. Senza contare che saranno presenti anche alcuni amici da altri Paesi. Valentina e Teodora verranno da Zagabria a raccontare che cosa si vive nella capitale della Croazia alla vigilia del 29° incontro europeo di Taizé di dicembre. Rui ed Elsa ci porteranno un po’ di Portogallo, volando rispettivamente per l’occasione da Porto e da Lisbona. E ci saranno ancora Eva dalla Slovacchia, Angelique dalla Francia, Talitha dall’Olanda, Predrag dalla Serbia, Marcela e Ingrid dalla Romania, Dolores dalla Spagna.Ma quale è il senso di un incontro come quello di Arezzo? Tanti giovani desiderano vivere la fede in mezzo alle sfide del nostro tempo, ma sembra che tutti gli altri vadano nell’altro senso. Allora cominciano a dubitare: «Forse mi sono sbagliato?». Per questo diviene essenziale trovare altre persone che condividano la propria ricerca. Ad Arezzo i giovani partecipanti potranno allora rendersi conto che non sono soli, che ci sono tante persone che nutrono il desiderio di una vita interiore e s’impegnano per un mondo di pace.Questo comprendere che non siamo soli, che anzi siamo legati a tante altre persone e che la nostra fede si appoggia su quella degli altri, aiuterà certo a radicare più profondamente la nostra vita in Dio. Senza accorgercene, per tre giorni ad Arezzo toccheremo il mistero di ciò che frère Roger amava chiamare «il Cristo di comunione».Un legame lungo 40 anniSi conclude sabato 4 novembre la preghiera meditativa che per quattro settimane ha preparato Arezzo all’incontro nazionale dei giovani di Taizé. Anche questo sabato, alle 18, la chiesa di San Michele che si affaccia sul Corso farà da cornice al momento di preghiera organizzata dal gruppo aretino di giovani e meno giovani legati alla comunità fondata da frère Roger. Un rapporto cominciato negli anni ’60 grazie all’intuizione di don Sergio Carapelli, attuale parroco di Sant’Agostino. Nei decessi successivi, molti aretini sono partiti alla volta di Taizé per trascorrervi una settimana. Sia monsignor Flavio Roberto Carraro, ex Vescovo di Arezzo e attuale Vescovo di Verona, sia monsignor Gualtiero Bassetti hanno valorizzato l’esperienza della comunità monastica francese. E dai primi anni ’90 una preghiera sullo stile di Taizé si svolge ad Arezzo. Inizialmente ospitata nella chiesa di Santa Maria in Gradi, adesso si tiene ogni prima domenica del mese nella cappella del Seminario e vuol essere uno spazio di meditazione in un quotidiano segnato dall’impegno e dalla frenesia in cui si fa fatica a ritagliarsi momenti di vita interiore. La preghiera è semplice e prevede il canto di un salmo intervallato da un Alleluia, una lettura biblica, una preghiera d’intercessione e il «Padre Nostro». Fondamentale è il silenzio insieme ai famosi canti della comunità.Federico Bindi