Toscana

Extracomunitari irregolari, quel Centro che nessuno vuole

di Gianni RossiUbi commoda, ibi incommoda. Cita un antico detto latino il prefetto di Firenze Gian Valerio Lombardi, per dire che quando ci prendiamo i vantaggi bisogna essere disposti a mettere in conto anche i problemi conseguenti. «Non possiamo pensare – spiega – che un fenomeno come l’immigrazione, pur importante e necessario per la nostra società, rimanga senza conseguenze». Lombardi parla a margine dell’incontro tra i prefetti delle dieci province toscane che si è tenuto a Prato giovedì 9 giugno. La riunione era in programma da tempo ma l’omicidio di due donne cinesi a distanza di cinque giorni, avvenuto nella città laniera, fa concentrare la discussione soprattutto sull’immigrazione e sui suoi problemi. Del resto la Toscana con i suoi 200.000 immigrati regolari è una delle regioni dove il fenomeno si fa più sensibile; Prato è la città italiana dove, in relazione alla popolazione, c’è la più alta percentuale di extracomunitari.

E tra gli «incommoda» bisogna annoverare anche il Centro di permanenza temporanea che nella nostra regione ancora non c’è. «Tutte le istituzioni, Regione e Comuni – ammonisce il prefetto di Prato Giuseppe Badalamenti – devono mettersi la mano sulla coscienza». I due prefetti, che parlano a nome di tutti i colleghi della Toscana, non si fanno troppi scrupoli diplomatici. La questione – affermano – la poniamo con determinazione da tempo, senza risposte da parte degli enti locali. «Il problema – continua Badalamenti – è che nessuno vuole il centro sul proprio territorio».

Per Lombardo è come per gli inceneritori o le antenne dei telefonini: tutti li usiamo ma nessuno vuole l’impianto vicino a casa. «Non possiamo governare il fenomeno con efficacia se non possiamo contare su questa struttura nel territorio regionale», soggiunge Badalamenti. I due prefetti spiegano che stabilmente le Forze dell’Ordine devono distrarre personale per accompagnare i clandestini non identificati presso i centri di accoglienza sparsi per l’Italia che hanno disponibilità di posti. Sono giorni di lavoro ed energie sottratti, per esempio, al controllo del territorio. «Qui non è questione di destra o di sinistra – tiene a specificare il prefetto di Firenze – visto che i centri di permanenza sono stati introdotti dalla legge Turco-Napolitano».

In Italia attualmente sono presenti undici strutture. In Toscana non se ne parlava da tempo; polemiche ci furono soprattutto nell’estate del Duemila sull’ipotesi dell’ex Caserma Quarleri di Sesto Fiorentino (Firenze), poi scartata da quella Amministrazione Comunale e dal sindaco di Firenze Domenici. Ora l’appello torna al presidente della Regione Martini e agli enti locali. Per il momento senza risposta.Ma qual è la situazione dell’ordine pubblico in Toscana? «Il 60% dei reati – spiega Lombardo – è commesso da immigrati irregolari, che pure sono una minoranza. Ecco perché il contrasto alla clandestinità è fondamentale». Il prefetto di Prato non vuole attribuire un allarme particolare ai due omicidi ravvicinati di donne orientali, ma va oltre e afferma chiaramente «che nella gestione del fenomeno cinese non c’è stata lungimiranza. Non è stato governato come si doveva».

Intanto i prefetti annunciano l’istituzione degli sportelli unici per l’immigrazione, nuovi uffici creati dalla sinergia tra Prefetture, Questure e Uffici del lavoro. Dovrebbero facilitare l’evasione delle pratiche di rinnovo del permesso di soggiorno e di ricongiungimento familiare. Nella Provincia di Firenze, per snellire ulteriormente il lavoro, sono state sottoscritte delle convenzioni con i Comuni più popolosi.

La schedaQuando non è possibile eseguire immediatamente l’allontanamento dall’Italia, lo straniero irregolare può essere trattenuto in un «Centro di permanenza temporanea ed assistenza». È quanto prevede la normativa sull’immigrazione. Su questo punto, la materia, regolata dalla legge Turco–Napolitano, è stata poi parzialmente rivista dalla legge Bossi–Fini. La permanenza in tale Centro è disposta dall’autorità di Polizia che deve, entro 48 ore, trasmettere il provvedimento al giudice per la convalida. Il Centro è vigilato dalla Polizia che è tenuta ad impedire ogni eventuale indebito allontanamento. Il periodo di trattenimento – necessario per la identificazione e quindi per l’espulsione – dura al massimo 60 giorni, trascorsi i quali lo straniero non può più essere trattenuto nel Centro. I Centri sono sotto la responsabilità della Prefettura e sono gestiti dalla Croce Rossa Italiana, in collaborazione con le associazioni di volontariato. Fin dalla loro istituzione, queste strutture sono al centro di molte critiche, per le condizioni di vita in cui – a detta di alcuni partiti e associazioni – vengono tenuti gli ospiti.