Vita Chiesa

Ennio, un secolo in calzoncini corti

di Giacomo Cocchi

La data è simbolica: 25 dicembre 1907. Solo qualche mese prima una ventina di ragazzi inglesi erano partiti al seguito di Lord Baden Powell per partecipare al primo campo scout della storia. Il giorno di Natale di cento anni fa ad Arezzo nasceva Ennio Biagiotti (nella foto), quello che oggi viene considerato lo scout – in attività, teniamo a precisare – più vecchio d’Italia. Arzillo, sempre sorridente e in vena di gran chiacchiere, il dott. Biagiotti, che tutti però chiamano semplicemente Ennio, vive a Prato, da solo nonostante la veneranda età. È così in forma che lo slogan: «cent’anni ma non li dimostra», coniato per festeggiare il secolo del movimento scout, sembra dedicato a lui. Chi meglio di questo vecchio esploratore della prima ora, può raccontare e testimoniare il cammino compiuto dallo scautismo attraverso il novecento? Ex pediatra molto conosciuto in città, Ennio arriva a Prato dalla natia Arezzo nel 1913, suo padre era capo ufficio alle poste. Il primo nucleo dell’Asci, l’associazione scautistica cattolica italiana nata nel 1916, si costituì nella città laniera con il nome di Prato I, presso la parrocchia di Santa Maria delle Carceri nel 1923. Ennio ne entra a far parte nel ’26, a 19 anni, giovane studente di medicina. Di quella iscrizione, conserva ancora la tessera Asci n. 21324, firmata dal commissario provinciale di Firenze (nella foto in basso).

La casa di Ennio è un vera miniera di reperti scout: dalla gloriosa uniforme color kaki, all’avviso del primo campo estivo a cui ha partecipato: un foglietto ingiallito battuto a macchina nel quale leggiamo che tra l’equipaggiamento da portare ci doveva essere una candela. Negli anni venti a Prato l’associazionismo cattolico giovanile aveva il suo fulcro nel circolo Toniolo, che, come spiega Ennio: «S ritrovava in palazzo vescovile per fare attività, sia culturali che di formazione. Era aperto a tutti, dal figlio dell’operaio a quello dell’imprenditore». Il Toniolo dette vita al primo gruppo della Fuci e ad un reparto di scout. Lo spirito d’avventura e l’amore per la vita all’aperto già facevano da sfondo alle attività dei ragazzi del Toniolo: «Mi ricordo che nel ’21, durante l’estate andammo sopra Vaiano a fare una vacanza, ci accampammo nelle tende Bucciantini, quelle militari a quattro teli e un palo nel mezzo, dove si dormiva per terra nel pagliericcio». Il ricordo lucido di Ennio è testimoniato da piccole foto sbiadite che mostrano giovanotti distinti in braghe corte sorridere in posa: «Queste sono foto sviluppate al sole, allora si usava così».

Gli anni felici delle attività scout e delle riunioni del circolo finirono con l’applicazione del regio decreto n. 696 del ’28, che ordinò lo scioglimento degli Esploratori cattolici in tutta Italia. Fazzolettoni e cappelli a larghe falde tornarono a far capolino per le strade della montagna pratese solo nel ’45, a guerra conclusa.

La parola «guerra» evoca subito molti ricordi nella mente di Ennio, anche lui come tanti del suo tempo ha visto la sua vita interrompersi bruscamente a causa del conflitto mondiale. «Avrei tante vicende da raccontare legate alla guerra, – sospira – ho fatto la campagna di Russia come Capitano medico». Tornato a casa, nel 1944 Ennio lavora all’ospedale di Fiesole, sono tempi durissimi, l’Italia è spaccata in due. Lo stesso anno il comando militare della sanità a Firenze convoca i medici militari della Toscana, Ennio si presenta e scopre di esser caduto in una trappola: consegnato ai tedeschi dai repubblichini è costretto a partire per la Germania per prestare servizio di medico nella città di Magdeburgo. Nel frattempo gli scout a Prato covavano nel cuore la speranza di poter tornare ad indossare l’amato fazzolettone. Grazie alla determinazione di Leopoldo Pieragnoli, detto Poldino, ultimo commissario Asci della zona di Prato prima dello scioglimento, gli scout ripresero le loro attività subito dopo la guerra. Poldino aveva conservato gelosamente tutto il materiale scout, in attesa della agognata liberazione.

Nel ’45 Ennio riabbraccia la famiglia e viene a sapere che gli amici scout sono a Cavarzano – ancora oggi, ogni estate luogo di tanti campi estivi – in tenda: «allora presi mio figlio Pier Giorgio, lo montai in canna e in bicicletta li raggiunsi: al campo presi una nevralgia e dire che in Russia non mi ero mai ammalato!». In seguito, per motivi professionali e familiari, Ennio lascia le attività scout, non prima però di aver partecipato come medico al campo nazionale, tenutosi in Val Fondillo nel 1952. Poi, una quindicina di anni fa, già ottantenne, il ritorno, Ennio indossa di nuovo il fazzolettone blu degli adulti scout del Masci. Nel 2004, durante i festeggiamenti dei trent’anni dell’Agesci e i cinquanta del Masci, Ennio bacia la mano a Giovanni Paolo II, al quale viene presentato come lo scout in attività più vecchio d’Italia: «vedere il Papa negli occhi è stato un momento davvero emozionante». I ricordi di Ennio sono molto lucidi e precisi, a tal punto che azzardiamo questa domanda finale: progetti per il futuro? «Sicuramente quest’estate andrò all’Alpe di Cavarzano con il Masci e poi a settembre sarò a Montesilvano a Pescara per la conclusione dei festeggiamenti del centenario».

Scout, promessa all’alba