Opinioni & Commenti

1° Maggio: lavoro, serve molto più che una festa

Ridare un senso a parole come solidarietà, dignità, giustizia sociale.. La riflessione del presidente regionale Mcl della Toscana

Avevano tutti e due ventitré anni: Manuel Cavanna travolto e ucciso da una barra di ferro nell’azienda di Montepulciano dove lavorava e Hamed Khalid Hassan, stritolato da un compattatore per rifiuti nel milanese.
Sono le ultime (?) vittime in ordine di tempo, l’ultimo momentaneo anello di una catena che non si riesce a spezzare. Possibile che un Paese economicamente avanzato, con leggi in materia di sicurezza considerate fra le più rigorose, debba registrare un’impressionante media di due, a volte tre morti al giorno di lavoro e sul lavoro?
Sulla Festa del 1° maggio pesa, inevitabilmente, questo interrogativo senza risposta. E pesa ancora di più se si tiene conto anche dei feriti e delle malattie professionali che causano spesso pesanti invalidità.
Dunque per riconoscimenti diffusi le leggi ci sono ma manca una reale prevenzione, mancano o comunque sono assolutamente inadeguati i controlli, c’è una frammentazione di competenze (Inail, Usl, ispettorati del lavoro, ministero, Regioni), manca il personale tecnico, sotto organico ovunque, e il fenomeno del subappalto, oltre a essere in crescita, conosce in alcune occasioni, forme di vero e proprio sfruttamento, comunque di mancanza di garanzie. Manca infine, e non è poco, una cultura per la dignità e la sicurezza nei luoghi di lavoro, piccolo o grandi.
Dopo ogni tragedia in un cantiere, lungo una linea ferroviaria o in una centrale idroelettrica scatta la molla emotiva, piovono dichiarazioni all’insegna del «mai più», i sindacati proclamano scioperi, la magistratura indaga ma gli impegni restano in gran parte sulla carta e l’emotività dura lo spazio di un mattino.
Più che una Festa, pur con la sua storia e le sue tradizioni, il 1° maggio dovrebbe essere una giornata di riflessioni, di consapevolezze, di sollecitazioni e proposte. È innegabile che viviamo dentro un vortice internazionale pericoloso e destabilizzante, nella consapevolezza che potrebbe bastare poco per alimentare un incendio ben più grande. È altrettanto innegabile che l’economia riceve colpi pesanti a livello mondiale ma tutto questo, e altro ancora, non può certo far passare in second’ordine la consapevolezza che il nostro è un Paese socialmente lacerato, con una cronica ed esasperata conflittualità politica e con un tasso generale di litigiosità preoccupante, come sono preoccupanti crescenti fenomeni di delinquenza giovanile.
Dunque un quadro molto complesso nel quale è immerso totalmente il mondo del lavoro e quello della disoccupazione e della sottoccupazione.
Il nuovo presidente nazionale del Mcl Alfonso Luzzi, al quale si deve la ripresa dell’impegno sociale del Movimento, ha indicato, giustamente, nel lavoro povero una delle priorità di questo impegno. Ci sono tre milioni di italiani che guadagnano meno di mille euro al mese. Il fenomeno del lavoro nero continua a minacciare pesantemente la sicurezza di chi lo pratica e anche le pensioni e le entrate dello Stato. La crisi della formazione professionale, che sembra spesso lontana dalle reali necessità di un mondo del lavoro che si trasforma velocemente, il declassamento degli istituti professionali, la mancanza di una politica realistica che regoli i flussi di lavoratori stranieri: sono tutti tasselli di un quadro preoccupante nel quale i segnali positivi, che pure indubbiamente ci sono, rischiano di rappresentare quasi un elemento secondario.
Un 1° maggio, dunque, segnato dal dramma delle morti bianche, dalle incertezze e dalle preoccupazioni sulle prospettive economiche e sociali quantomeno italiane ed europee, condizionato da cosa accade sui fronti di guerra e influenzato da una serie di disagi e difficoltà proprie del nostro tessuto economico e sociale.
Perché non sia un rituale, o solo una data segnata in rosso sul calendario e il consueto appuntamento con il Concertone, occorrerebbe anche dal 1° maggio una consapevolezza collettiva, non limitata ai corpi sociali, di quello che si deve e si può fare, da parte di tutti, ognuno per la sua parte, per ridare un senso vero a parole oggi desuete come solidarietà, dignità, giustizia sociale.
*presidente Mcl Toscana