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FUNERALI ALDA MERINI: MONS. BRAMBILLA, «TENEBRA E LUCE, PASSIONE E MISTICA»

“Una parabola umana e poetica” vissuta “attraverso l’avventura lancinante della sofferenza” in cui “tenebra e luce, passione e mistica, morte e grazia, si tengono sempre per mano, perché ogni risurrezione non cancella i segni della passione, ma li porta sempre con sé come ferite non rimarginabili”. Così mons. Franco Giulio Brambilla, vicario episcopale per la diocesi di Milano, ha sintetizzato l’esistenza di Alda Merini, morta il 1° novembre a 78 anni, nell’omelia dei funerali di Stato della poetessa, celebrati questo pomeriggio in Duomo. “Quale è stato il segreto” della sua poetica e della sua esistenza? “Temo – ha osservato il presule – che questa domanda rimarrà per tanto tempo nascosta. Però c’è una via breve per intravedere come da uno spiraglio questo segreto, una sorta di filigrana spirituale, senza violare l’intimo della sua coscienza”. Per mons. Brambilla si tratta della “lotta corpo a corpo con la Parola” che ha portato la Merini “soprattutto negli ultimi tempi a una sorta di simbiosi profonda con la Scrittura biblica”. Facendo sue parole di mons. Gianfranco Ravasi, mons. Brambilla ha osservato: “Sacra scrittura e poesia spesso s’intrecciano e la fede è sorella della poesia perché esse tendono all’Altro e all’Oltre. Alda Merini è certa di questa verità”.“La città di Milano oggi piange la perdita della poetessa Merini – ha detto ancora mons. Brambilla -. Nella sua cattedrale la gente umile che ha tanto amato, a cui ha dato voce e da cui è stata ricambiata e le Istituzioni si uniscono nel saluto commosso che vuole raccogliere con l’opera poetica i frammenti della memoria viva”. In lei, ha spiegato il vicario episcopale, “la vita come ricerca dell’amore è una ferita mortale, che trapassa il cuore da una parte all’altra. E attraversa l’esistenza da un giorno all’altro. Così nasce la stessa ispirazione poetica, la poiesis come sentimento della vita e del mondo, di cui la nostra città indaffarata ha estremamente bisogno per guarire la sua inutile fretta. Essa è segno di un affollamento che fatica, invece, a tessere legami di prossimità. Merini ci porge tutto questo dentro un eros dai forti tratti corporei e femminili, talvolta persino trasgressivi, un eros che però invoca sempre agàpe”. Secondo mons. Brambilla, Alda Merini era “lucidamente consapevole” che “ciò di cui si nutre il poeta” è “la condivisione dello sguardo di Gesù sul mondo”. Di qui il richiamo ad un’affermazione della poetessa: “Domandano tutti come si fa a scrivere un libro. Si va vicino a Dio e gli si dice: feconda la mia mente, mettiti nel mio cuore e portami via dagli altri, rapiscimi. Così nascono i libri, così nascono i poeti”.Sir