Toscana
RUANDA, CASO SEROMBA: CONDANNATO A QUINDICI ANNI DI PRIGIONE SACERDOTE GIA’ OSPITE DIOCESI DI FIRENZE
È stato condannato a 15 anni di prigione il sacerdote ruandese Athanase Seromba, accusato di genocidio, istigazione al genocidio e crimini contro l’umanità di fronte al Tribunale penale internazionale per il Rwanda (Tpir) con sede ad Arusha (Tanzania): lo hanno detto alla MISNA fonti dello stesso Tpir contattate poco fa ad Arusha, precisando che padre Seromba è stato dichiarato colpevole di genocidio e di sterminio nell’istanza di primo grado aperta contro di lui nel 2004. La procura del Tpir aveva chiesto l’ergastolo per il sacerdote. Padre Seromba che si è sempre proclamato innocente – è accusato del massacro di circa 2.000 fedeli tutsi che avevano cercato riparo nella sua chiesa a Nyange, nell’ovest del Rwanda, durante il genocidio del 1994. Secondo l’accusa il sacerdote ruandese avrebbe ordinato a un bulldozer di distruggere la chiesa. Lo scorso 28 marzo un testimone l’autista dell’automezzo aveva negato che fosse stato il sacerdote a dare l’indicazione di abbattere la chiesa; l’avvocato difensore di Seromba, Patrice Monthé, ha affermato che il religioso non aveva possibilità di prevenire né di fermare la strage all’interno dell’edificio sacro. Nei tre mesi del genocidio durante il quale secondo stime diffuse furono uccise tra mezzo milione e 800.000 persone (937.000 invece secondo i conteggi dell’attuale governo di Kigali) in diverse occasioni i civili cercarono riparo all’interno di chiese, dove in alcuni casi si sono verificati simili massacri.