Vita Chiesa

Lupetti, coccinelle e lealtà, la storia degli Scout toscani

di Rita Di GoroUn pezzo di storia d’Italia raccontata attraverso divise, fazzolettoni e gagliardetti degli scout: è la scommessa che ha impegnato il Masci (Movimento adulti scout cattolici) di Firenze durante i passati mesi invernali e che vede il proprio coronamento sabato 14 maggio con l’inaugurazione, nello storico palazzo di via de’ Pucci 2, del Centro toscano per la storia dello scoutismo.

«Ci si può chiedere perché si è scelta la denominazione Centro e non, per esempio, quella di museo – commenta il magister pro tempore Giancarlo dell’Agnello –. È presto detto: lo scoutismo fin dall’inizio si è definito un movimento e il Masci fiorentino ha inteso dar vita a una struttura in continuo divenire, aggiornamento, arricchimento ed è sembrato che una denominazione agile e aperta rendesse meglio l’idea».

Giancarlo dell’Agnello ha alle spalle 60 anni di scoutismo e si appassiona a parlare di coccinelle e di lupetti, di branchi e di reparti. Il movimento, fondato nel 1907 da lord Robert Baden-Powell, ha chiara derivazione anglosassone, e non solo per la terminologia che si rifà al «Libro della Giungla» di Kipling, infatti chi intraprende questo cammino è tenuto a promettere sul proprio onore che farà del suo meglio e ad indossare una divisa, come nei migliori college inglesi.

In Italia lo scoutismo approdò nel 1912 grazie al genovese Mario Mazza ed ebbe vita dura nel ventennio fascista, per la sua dichiarata opposizione a ogni dittatura. Nel 1928 fu soppresso per decreto: inizia allora il periodo di cosiddetta «giungla silente» con il perdurare di unità clandestine, alcune delle quali riuscirono a funzionare fino alla liberazione diventando, negli ultimi anni, luoghi di resistenza attiva. Le più note sono «Le Aquile Randage» a Milano, «Il Lupercale», «I Lupi», «Le Aquile», e «I Galli» a Roma; Le Aquile Randage riuscirono anche ad essere presenti a tutti i raduni internazionali, i Jamboree. Nel 1944 Mazza richiamò i vecchi scout e rifondò l’Asci, mentre in parallelo si andava creando il ramo femminile dell’Agi, le guide cattoliche. La fondazione del Masci risale al 1953 e la fusione delle due associazioni maschile e femminile nell’Agesci risale al 1974.

A Firenze gli scout hanno contribuito a scrivere una pagina di storia, essendo stati in prima fila come «Angeli del fango» a servizio di una città messa in ginocchio dall’alluvione. Una targa commemorativa con raffigurata una pala e tanti articoli di giornale stanno adesso a ricordare l’evento nel nascente Centro per lo scoutismo.

È interessante capire quale sia la molla che attrae e tiene unite oltre duecentomila persone in Italia e 30 milioni in tutto il mondo. «A me lo scoutismo ha insegnato la lealtà e lo stare insieme agli altri – spiega il responsabile del Masci fiorentino – È un’esperienza di vita importante per un ragazzo: la stessa avventura del bosco, pur nella sua semplicità, continua ad affascinare giovani e meno giovani».

Adesso la creazione del Centro costituisce l’opportunità per tutti di conoscere e ripensare le proprie radici: ad esempio l’emblema del giglio, simbolo di purezza, che con le sue tre punte richiama i punti cardinali e indica la strada da seguire, e lo scudo della Toscana, che si è evoluto negli anni fino ad assumere l’attuale immagine del cavallo rampante. In via de’ Pucci si possono trovare 1300 volumi sulla storia dello scoutismo e spezzoni da cineteca, come ad esempio le visite di lord Baden-Powell in Italia, e poi divise, fazzolettoni e gagliardetti di ogni parte del mondo, scambiati, come da tradizione, in occasione dei raduni internazionali.

«Abbiamo contattato tutti e molti ci hanno risposto – racconta Giancarlo dell’Agnello – Tanto materiale è nostro, ma ad esempio abbiamo avuto l’onore di ricevere un quaderno di caccia che raccoglie le osservazioni di un’intera vita di scoutismo dal fiorentino prof. Frassinetti, che è stato responsabile nazionale del gruppo scout aconfessionale Gei. È difficile per uno scout separarsi dai ricordi della sua gioventù, però sono convinto che tutti quelli che visiteranno il centro saranno invogliati a condividere i propri ricordi con i più giovani e con la cittadinanza».