Vita Chiesa

Papa Francesco: Angelus; la libertà di Gesù viene dalla verità

“La libertà di Gesù viene dalla verità. È la sua verità che ci fa liberi” Così Papa Francesco, citando il Vangelo di Giovanni, all’Angelus si è rivolto ai giovani nella Giornata mondiale della Gioventù. Accanto a lui ha voluto due giovani della diocesi di Roma, in rappresentanza di tutti i giovani. “La verità di Gesù non è un’idea, qualcosa di astratto: la verità di Gesù è una realtà, è Lui stesso che fa la verità dentro di noi, ci libera dalle finzioni, dalle falsità che abbiamo dentro, dal doppio linguaggio. Stando con Gesù, diventiamo veri. La vita del cristiano non è una recita dove si può indossare la maschera che più conviene”, ha proseguito.

“Quando Gesù regna nel cuore, lo libera dall’ipocrisia, lo libera dai sotterfugi, dalle doppiezze. La miglior prova che Cristo è il nostro re è il distacco da ciò che inquina la vita, rendendola ambigua, opaca, triste. Quando la vita è ambigua, un po’ di qua, un po’ di là – ha aggiunto il Pontefice -, è triste, è molto triste. Certo, con i limiti e i difetti dobbiamo sempre fare i conti: tutti siamo peccatori. Ma, quando si vive sotto la signoria di Gesù, non si diventa corrotti, non si diventa falsi, inclini a coprire la verità. Non si fa doppia vita. Ricordate bene: peccatori sì, siamo tutti, corrotti, mai! Peccatori sì, corrotti mai. Ci aiuti la Madonna a cercare ogni giorno la verità di Gesù, Re dell’Universo, che ci libera dalle schiavitù terrene e ci insegna a governare i nostri vizi”.

Durante l’omelia pronunciata alla Messa in San Pietro, papa Bergoglio rivolgendosi ai giovani aveva sottolineato come “non siamo qui per farci incantare dalle sirene del mondo, ma per prendere in mano la nostra vita, per “mordere la vita”, per viverla pienamente! Così, nella libertà di Gesù troviamo anche il coraggio di andare controcorrente. E questa è una parola che sottolineare: andare controcorrente, avere il coraggio di andare controcorrente; non contro qualcuno – che è la tentazione di ogni giorno -, come fanno i vittimisti e i complottisti, che caricano le colpe sugli altri. Andare controcorrente per metterci nella scia di Gesù. Egli ci insegna ad andare contro il male. Senza scorciatoie, senza falsità, senza doppiezze. Il nostro mondo, ferito da tanti mali, no ha bisogno di altri compromessi ambigui”. Gesù ha spiegato ancora il Papa, “non arriva con i segni del potere, ma con il potere dei segni. Non è rivestito di insegne preziose, ma sta spoglio sulla croce. Ed è proprio nell’iscrizione posta sulla croce che Gesù viene definito “re”. La sua regalità è davvero al di là dei parametri umani! Potremmo dire che non è re come gli altri, ma è Re per gli altri. Ripensiamo a questo: Cristo, davanti a Pilato, dice di essere re nel momento in cui la folla è contro di Lui, mentre quando lo seguiva e lo acclamava aveva preso le distanze da questa acclamazione. Gesù si dimostra, cioè, sovranamente libero dal desiderio della fama e della gloria terrena. E noi – chiediamoci – sappiamo imitarlo in questo? Sappiamo governare la nostra tendenza a essere continuamente cercati e approvati, oppure facciamo tutto per essere stimati da parte degli altri? In quello che facciamo, in particolare nel nostro impegno cristiano, mi domando: cosa conta? Contano gli applausi o conta il servizio? Gesù non soltanto rifugge da ogni ricerca di grandezza terrena, ma rende anche libero e sovrano il cuore di chi lo segue. Egli, cari fratelli e sorelle, ci libera dalla sudditanza del male. Il suo Regno è liberante, non ha nulla di opprimente. Egli tratta ogni discepolo da amico, non da suddito. Cristo, pur essendo al di sopra di tutti i sovrani, non traccia linee di separazione tra sé e gli altri; desidera invece fratelli con cui condividere la sua gioia. Seguendolo non si perde, non si perde nulla, ma si acquista dignità. Perché Cristo non vuole attorno a sé servilismo, ma gente libera. E – chiediamoci ora – da dove nasce la libertà di Gesù? Lo scopriamo tornando alla sua affermazione di fronte a Pilato: «Io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità»”. 

“Auspico che tutti i giovani del mondo si sentano parte viva della Chiesa, protagonisti della sua missione. Grazie di essere venuti – ha detto poi dopo l’Angelus quando ha invitato a pregare anche per la Giornata mondiale della pesca e delle vittime della strada -! E non dimenticate che regnare è servire. Come era questo? Regnare è servire. Tutti insieme: regnare è servire. Come ci insegna il nostro Re. Adesso chiederò ai giovani che vi salutino”. “Desidero inoltre incoraggiare le iniziative in atto presso le Nazioni Unite perché si giunga a un maggiore controllo sul commercio delle armi”, ha concluso papa Francesco, invitando i presenti, come sempre, a pregare per lui.