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GRAZIA A SOFRI, CASTELLI DICE «NO»; ADESSO LA PAROLA PASSA ALLA CONSULTA

“Non ci sono le condizioni per la grazia a Sofri“. Lo ha deciso il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, sulla base dell’esame svolto dagli uffici ministeriali del fascicolo relativo all’ex leader dl Lotta Continua. “Sulla base delle precedenti proposte di grazia avanzate al Presidente della Repubblica ed istruite su una prassi consolidata – è stato spiegato da via Arenula – il Ministro è giunto alla decisione di non avanzare la proposta di grazia in quanto allo stato non sussistono tutte le condizioni richieste dalla prassi sopra richiamata”. “Si fa presente che attualmente Adriano Sofri è completamente libero – è stato sottolineato – in quanto la pena gli è stata sospesa, e non sussiste nessun elemento negativo per la sua completa guarigione che il Ministro, così come tutti, auspica”.

“In questo momento non ho alcun pensiero e non ho niente da dire su quello che ho appena saputo da voi”: queste le parole di Nicola Sofri, il figlio maggiore dell’ex leader di Lotta continua, alla notizia che il ministro Castelli ha negato la grazia al padre. “Mi spiace che ci sia questo convincimento del Guardasigilli. Avrei preferito che diversa fosse la sua opinione”, ha commentato da parte sua il vicepresidente del Csm, Virginio Rognoni.

“Non ci posso credere. Non conosco le ragioni, o meglio le ‘condizioni’ come le chiama con linguaggio burocratico Castelli, per la negazione della grazia. So che Sofri sta pagando il suo debito con la giustizia con una dignità che avrebbe meritato una decisione assai diversa”. Lo afferma in una dichiarazione, il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Riccardo Nencini, appena appresa la notizia della decisione del ministro Castelli. “Pochi – ha aggiunto Nencini – hanno contribuito, dal carcere, come lui, a darci elementi anche di riflessione su tragedie come il terrorismo o altre fratture in corso nella società civile attuale. Mi dispiace profondamente; si fa un gran parlare anche di amnistia e di altri provvedimenti di clemenza, ma il primo e, a mio giudizio, il più semplice, non è stato praticato. A lui, comunque va la mia solidarietà e, credo, di tutto il Consiglio regionale della Toscana”.

Adesso la parola passa alla Corte Costituzionale. I giudici della Consulta non hanno ancora fissato il giorno in cui discuterà nel merito il conflitto sul potere di grazia sollevato dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Il braccio di ferro tra Ciampi e il ministro della Giustizia Roberto Castelli riguarda nello specifico il caso di Ovidio Bompressi, ma quella decisione avrà effetti anche sulla vicenda dell’ ex leader di Lotta Continua, condannato a 22 anni di carcere per l’omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi. Il conflitto promosso dal Capo dello Stato è stato dichiarato ammissibile lo scorso 28 settembre dalla Corte Costituzionale, che ha concesso al Quirinale 110 giorni di tempo: 90 giorni per comunicare il ricorso al ministro della Giustizia ed altri successivi 20 giorni per depositare presso la cancelleria della Corte la notifica del ricorso. (Fonte: Ansa)