Opinioni & Commenti

Caso Gravina, il dolore in «piazza»

di Andrea Fagioli

Che il flop della prima serata di Sanremo, lunedì 25 febbraio, fosse dovuto alla notizia del ritrovamento dei due fratellini di Gravina, Francesco e Salvatore Pappalardi, non ci aveva convinto e il risultato «deludente» delle altre serate ha confermato il dubbio. Certo è che quella notizia, data e ridata dai tg e approfondita dagli speciali, ha colpito dritta al cuore, soprattutto quando si è appreso che i due ragazzi potrebbero essere morti di fame, freddo e dolore.

La sofferenza fa paura a tutti, ma ti blocca lo stomaco al solo pensiero che possa colpire un bambino addirittura fino alla morte.

«La sofferenza – ha scritto un teologo – non potremmo mai vincerla, ma dobbiamo combatterla». E dobbiamo combattere – aggiungiamo noi – anche chi specula sulla sofferenza. Com’è possibile, ad esempio, che la madre di Francesco e Salvatore avesse già un microfono sotto al naso mentre riceveva la comunicazione del ritrovamento dei figli? E perché soffermarsi su tanti, troppi dettagli al limite del morboso, peraltro di quarta mano?

Molti particolari, infatti, soprattutto quelli più agghiaccianti, sono stati raccontati dall’avvocato del padre, che aveva tutto l’interesse (più che lecito) a far emergere la drammaticità dell’incidente. Ricordiamo che Filippo Pappalardi è in carcere dal novembre scorso con l’accusa di avere ucciso e occultato i cadaveri dei suoi due figli. Ad assisterlo è l’avvocato Angela Aliani, che ha ricavato le notizie (in realtà soprattutto ipotesi) dalle prime affermazioni del questore, del procuratore della Repubblica e persino di quella che le agenzie di stampa hanno definito una non meglio precisata «fonte vicino alle indagini». In realtà solo i risultati dell’autopsia, eseguita mercoledì scorso, hanno fornito i primi dati abbastanza certi sull’agonia dei due ragazzi.

«Il dolore – ha scritto l’agenzia Sir in una nota sulla vicenda – è un sentimento privato, la fragilità morale e sociale di una famiglia non può giustificare intrusioni tanto sfacciate e imbarazzanti. Dovrebbe prevalere la pietà, anche nella scelta di cosa raccontare e cosa tacere. Il pubblico ha diritto e essere informato e a trovare risposte alla sua curiosità, soprattutto quando accadono eventi che colpiscono l’immaginario collettivo e suscitano inevitabile emozione. Il problema è che c’è sempre qualcuno pronto ad approfittarsene».

Intanto, sul fronte delle indagini, se il padre fosse innocente, diminuirebbe la fiducia nei confronti della giustizia, ma almeno aumenterebbe quella nei confronti dell’uomo, che nonostante le nefandezze è pur sempre creato a immagine di Dio.