Interpretare come se fosse rivolto ad una nazione in particolare un appello d’indirizzo universale è un’operazione del tutto errata, oltre che una forzatura un po’ provinciale. Così la Pontificia Accademia per la Vita (Pav) prende posizione, in un nota diffusa oggi, su alcune interpretazioni palesemente parziali e fuorvianti dei contenuti della Dichiarazione finale della XIII Assemblea generale della Pav, apparse in questi giorni su alcuni organi d’informazione italiani. La Dichiarazione del 16 marzo scorso è rivolta alla comunità ecclesiale, alla comunità civile e ad ogni persona di buona volontà, come si addice di consuetudine ad un organismo legato alla Santa Sede, si ricorda nella nota, dove accanto ai dati della scienza sono presenti anche i problemi bioetici connessi. Nella Dichiarazione di quest’anno, infatti, a proposito del delicato problema del ricorso all’obiezione di coscienza è contenuta un’esortazione generale a sollevare un problema di coscienza di fronte alla possibile cooperazione con quegli atti privati o pubblici, che costituissero un attentato all’integrità e alla dignità della vita umana individuale e, laddove non vi fossero alternative, a considerare il ricorso all’obiezione di coscienza. Di qui la puntualizzazione di fondo della Pontificia Accademia per la Vita (Pav): Interpretare una tale esortazione, rivolta a tutti coloro che nel mondo, hanno parte attiva nelle decisioni e azioni che riguardano la vita umana e la sua tutela, come un attentato alla sovranità dello Stato o addirittura come un’istigazione a commettere reato, francamente risulta iperbolico, strumentale e, soprattutto, poco incline alla garanzia effettiva di quella libertà di pensiero e di espressione che costituisce il requisito necessario di ogni società autenticamente democratica. Alla Pav, così come agli altri organismi della Santa Sede si legge nel comunicato non appartengono in alcun modo finalità di intervento politico o di interferenza con i processi democratici dello Stato, in nessun Paese del mondo, poiché spetta ai laici e ad ogni persona di buona volontà il compito di trovare le vie concrete e possibili per tradurre in pratica le esigenze che scaturiscono dal riconoscimento della dignità di ogni essere umano e del valore inviolabile della sua vita. Ciò non toglie, tuttavia, che la Pav ha il diritto, anzi il dovere, di contribuire a richiamare ed incoraggiare ciascuno ad esercitare la proprie responsabilità in ordine alla tutela della vita umana individuale, anche quando ciò ha dei costi personali anche pesanti. (21 marzo 2007)Sir