Vita Chiesa

Papa Francesco: appello ai governi, «evitare le peggiori conseguenze della crisi climatica»

Li ha ricevuti in udienza nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, ma la conferenza è in corso nell’Aula nuova del Sinodo dal 5 al 6 luglio.

Oggi la «casa comune» che è il pianeta Terra «ha urgente bisogno di essere riparato e assicurato per un futuro sostenibile», altrimenti «c’è il pericolo reale di lasciare alle generazioni future macerie, deserti e sporcizia»: è l’avvertimento di Papa Francesco, sottolineando «l’impegno non differibile ad agire concretamente per salvare la Terra e la vita su di essa, partendo dall’assunto che ‘ogni cosa è connessa’, concetto-guida dell’Enciclica, alla base dell’ecologia integrale». Ricordando che oggi «il ritmo di consumo, di spreco e di alterazione dell’ambiente ha superato le possibilità del pianeta», ha auspicato che «questa preoccupazione per lo stato della nostra casa comune si traduca in un’azione organica e concertata di ecologia integrale» perché «l’attenuazione degli effetti dell’attuale squilibrio dipende da ciò che facciamo ora». «L’umanità ha le conoscenze e i mezzi per collaborare a tale scopo – ha evidenziato – e, con responsabilità, ‘coltivare e custodire’ la Terra in maniera responsabile». A tal proposito ha ribadito l’importanza di due eventi internazionali: il Vertice Cop24 sul clima, programmato a Katowice (Polonia) nel dicembre prossimo, che «può essere una pietra miliare nel cammino tracciato dall’Accordo di Parigi del 2015».  «Non possiamo permetterci di perdere tempo in questo processo», ha ammonito. Anche «autorità locali, gruppi della società civile, istituzioni economiche e religiose possono favorire la cultura e la prassi ecologica integrale», ad esempio durante il Summit sull’azione globale per il clima, in programma dal 12 al 14 settembre a San Francisco.

Per la cura e la tutela del pianeta «le istituzioni finanziarie hanno un importante ruolo da giocare, come parte sia del problema sia della sua soluzione. E’ necessario uno spostamento del paradigma finanziario al fine di promuovere lo sviluppo umano integrale»: è l’auspicio espresso da Papa Francesco. Riferendosi, in particolare, al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale, il Papa ha suggerito di «favorire riforme efficaci per uno sviluppo più inclusivo e sostenibile». «La speranza – ha affermato – è che ‘la finanza ritorni ad essere uno strumento finalizzato alla miglior produzione di ricchezza e allo sviluppo’ così come alla cura dell’ambiente». In questa «conversione dei cuori», ha ricordato, «le religioni, in particolare le Chiese cristiane, hanno un ruolo-chiave da giocare».

Il Papa ha invitato a prestare attenzione particolare «a due gruppi di persone che sono in prima linea nella sfida ecologica integrale e che saranno al centro dei due prossimi Sinodi della Chiesa Cattolica: i giovani e i popoli indigeni, in modo speciale quelli dell’Amazzonia». I giovani, perché «dovranno affrontare le conseguenze dell’attuale crisi ambientale e climatica». Le comunità indigene perché vedono le loro terre  «espropriate e le loro culture calpestate da un atteggiamento predatorio, da nuove forme di colonialismo, alimentate dalla cultura dello spreco e dal consumismo». Per i popoli indigeni, ha ricordato, «la terra non è un bene economico, ma un dono di Dio e degli antenati che in essa riposano, uno spazio sacro con il quale hanno il bisogno di interagire per alimentare la loro identità e i loro valori.  Quanto possiamo imparare da loro!».  Papa Francesco riconosce che la cura del creato «potrebbe sembrare un’impresa troppo ardua, perché ‘ci sono troppi interessi particolari e molto facilmente l’interesse economico arriva a prevalere sul bene comune e a manipolare l’informazione per non vedere colpiti i suoi progetti», ma «gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi». Da qui il suo invito a lavorare per «il radicale cambiamento»: «L’ingiustizia non è invincibile».