Toscana

Accordo tra Regione e Diocesi per l’assistenza agli anziani

Aiutare gli anziani «fragili» offrendo loro spazi, occasioni e opportunità per uscire dal guscio della loro solitudine e della loro marginalità. È questo l’obiettivo dell’accordo di collaborazione sottoscritto in agosto dall’assessore regionale al diritto alla salute Luigi Marroni e dal presidente dei vescovi toscani Cardinale Giuseppe Betori. Il protocollo ha durata biennale e prevede lo stanziamento, da parte della Regione, di 320.000 euro. Ne beneficeranno parrocchie e associazioni di tutta la Toscana individuate dalla Conferenza episcopale, per realizzare iniziative di aiuto e di aggregazione per le persone anziane fragili. I contributi serviranno a sostenere iniziative come la creazione di reti di ascolto, di centri di socializzazione, e il varo di servizi a domicilio capaci di aiutare l’anziano che vive a casa, la cui fragilità è legata a vari motivi, come la solitudine, le precarie situazioni familiari, economiche o affettive. L’accordo continua l’opera già iniziata nel 2011 con il protocollo sottoscritto a Lecceto (Fi) dal presidente Enrico Rossi e dal cardinale Betori.

«Questo accordo – ha detto l’assessore regionale al diritto alla salute Luigi Marroni – esprime in maniera virtuosa il principio di sussidiarietà tra le istituzioni e la società civile toscana. Esso infatti si muove da bisogni diffusi di di aiuto e di socializzazione espressi da anziani autosufficienti ma che vivono una condizione di profonda fragilità. Sono bisogni che non rientrano direttamente nell’ambito delle prestazioni sociali e sanitarie, ma che sono umanamente doverosi e importanti. Con interventi come questo, e grazie alla presenza capillare e attenta della Chiesa , possiamo offrire risposte significative. Non a caso questo accordo rinnova un’intesa simile già sperimentata a partire dal 2011».

Soddisfazione per l’accordo è stata espressa dal presidente della Conferenza Episcopale Toscana il cardinale Giuseppe Betori che ha commentato: «È importante che in un clima di collaborazione tra le Istituzioni civili e la Chiesa emerga un riconoscimento del grande lavoro che tradizionalmente le comunità parrocchiali e l’associazionismo cattolico svolgono a favore degli anziani e che questo riconoscimento si traduca in un concreto duplice sostegno. Da una parte la valorizzazione della società civile di cui la Chiesa è parte dall’altra il pubblico che ne sostiene economicamente l’azione».

Numerose le attività previste dall’accordo al fine di sostenere la salute, il benessere e la qualità delle vita dell’anziano fragile che vive nel suo domicilio: tra questi la creazione di punti di ascolto sul territorio, la realizzazione di attività ricreative e di socializzazione, l’organizzazione di soggiorni climatici estivi, l’istituzione di centri diurni di aggregazione, l’offerta di servizi a domicilio (spesa, pasti, lavanderia, compagnia, acquisto di farmaci o di vestiario), l’opportunità per l’anziano di svolgere attività motorie.

«Saranno attivati – spiega padre Renato Ghilardi, Incaricato regionale per la Commissione per il servizio della salute – presso parrocchie, enti e associazioni ecclesiali, azioni e interventi di sostegno all’autonomia della persona anziana fragile, favorendone, laddove possibile, la permanenza presso il proprio domicilio. Il Protocollo intende anche sostenere lo sviluppo di azioni promozionali e informative tese a favorire l’accesso al sistema integrato dei servizi e delle cure previsti dal servizio pubblico per la persona anziana. Inoltre, si prefigge di implementare una rete capillare di punti di ascolto e di riferimento atti a sostenere la domiciliarità per tutte quelle persone anziane che siano portatrici di bisogni che non rientrano come prestazioni specifiche dei servizi istituzionali. Si tratta di rafforzare i tanti servizi di prossimità, già in grandissima parte svolti dalle parrocchie, dalle Caritas diocesane e parrocchiali, dalle associazioni del volontariato cattolico».

Grazie a questo nuovo ed ulteriore rapporto della CET con la Regione Toscana, secondo padre Ghilardi, «è possibile favorire la creazione di relazioni sociali significative facendo sentire la persona anziana meno sola, animando le risorse territoriali già esistenti con l’attivazione e il coinvolgimento di familiari, vicinato, conoscenti ed amici». Tale Progetto, inserito nel quadro più ampio «delle azioni proprie della pastorale ecclesiale e della carità cristiana e coerente con la sollecitudine spirituale e operativa della Chiesa nei confronti dei più deboli, vuole costituire un forte segnale di attenzione nei confronti della persona anziana, in particolare per vincerne la fragilità, spesso fatta di solitudine, di povertà materiali, affettive e spirituali, di rischi che – conclude padre Ghilardi – la espongono al penoso passaggio alla non autosufficienza».

S.M.