Vita Chiesa
Aggressione ebrei a Milano: Olivero, “condanna senza sé e senza ma all’antisemitismo”
Il commento del presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei: “bisogna stare in guardia dal giocare a prendere parte come si fa allo stadio"

“Dobbiamo stare in guardia per rilevare i vari rigurgiti di antisemitismo. Purtroppo, l’antisemitismo è presente. Spesso è nascosto sotto la polvere. In questi ultimi mesi però riemerge tragicamente come è successo con l’aggressione a una famiglia di ebrei in un autogrill nel milanese. Dobbiamo tutti condannare l’antisemitismo senza sé e senza ma: non si può colpire una persona semplicemente per la sua appartenenza di razza o di religione. Questo è uno dei mali più gravi”.
E’ la dura presa di posizione di mons. Derio Olivero, vescovo di Pinerolo e presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei, al quale il Sir ha chiesto di commentare la serie di aggressioni che purtroppo anche nel nostro Paese stanno prendendo di mira gruppi di ebrei. “Sicuramente – argomenta il vescovo -, la situazione in Terra Santa e a Gaza è complessa e difficile. Ma questo non può portarci mai, e ripeto mai, a schierarci pro o contro un popolo. Mai! Anche noi, abbiamo aderito all’iniziativa di far suonare le campane domenica scorsa, per dire il nostro dissenso alla situazione di guerra, di fame e di orrore che vediamo a Gaza, ma questo non ci deve mai permettere di associare gli ebrei in generale a ciò che il governo israeliano sta facendo”.
“Io credo – prosegue il responsabile per il dialogo della Cei – che quanto sta facendo la Chiesa con papa Leone XIV, il card. Parolin e il card. Pizzaballa sia la strada giusta. E’ una strada che non arretra di fronte alla verità, che continua a proporre la formula dei due Stati, che non chiude gli occhi di fronte alla realtà e la denuncia ma nello stesso tempo continua a ribadire non solo la nostra vicinanza ma la nostra appartenenza alla storia di Israele. Israele è parte della nostra storia. Siamo davvero fratelli e questo noi non lo vogliamo rinnegare mai”. I tempi sono complessi. Ma proprio per questo – ed è questo il monito del vescovo – “bisogna stare in guardia dal giocare a prendere parte come si fa allo stadio. Le cose sono terribilmente serie, non basta risolverle con le tifoserie. La situazione è molto grave”.
Intanto è arrivato anche il commento di Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei): “Se basta essere riconoscibili come ebrei per essere veementemente aggrediti, se una famiglia non può girare liberamente nel paese in uno spazio pubblico, la legittimazione all’odio e antisemitismo è ormai virale. E’ la libertà di tutti ad essere a rischio. Aggrapparsi al rispetto e dignità di ogni persona è l’unico percorso che protegge tutti”. L’Ucei presenterà alle autorità competenti formale denuncia che va ad aggiungersi alle altre 40 già in corso.