Benedetto XVI

Agorà dei giovani a Loreto, i discorsi di Benedetto XVI

Pubblichiamo i testi dei discorsi pronunciati da Benedetto XVI nel corso della sua visita a Loreto in occasione dell’Agorà dei giovani italiani (1-2 settembre 2007)

VEGLIA DI PREGHIERA CON I GIOVANI NELLA PIANA DI MONTORSO (1° settembre 2007)

Sabato 1° settembre, alle 18, Benedetto XVI ha presieduto una veglia di preghiera con i giovani sulla spianata di Montorso. Nel corso dell’incontro alcuni dei giovani presenti all’Agorà hanno portato la loro testimonianza e posto delle domande. Il Papa, accantonando i testi già preparati, ha risposto a braccio alle singole domande dei giovani. Poi ha pronunciato il discorso che riportiamo di seguito:

Cari giovani, che costituite la speranza della Chiesa in Italia! Sono felice di incontrarvi in questo luogo così singolare, in questa serata speciale, ricca di preghiere, di canti, di silenzi, colma di speranze e di profonde emozioni. Questa valle, dove in passato anche il mio amato predecessore Giovanni Paolo II ha incontrato molti di voi, è diventata ormai la vostra “agorà“, la vostra piazza senza mura e barriere, dove mille strade convergono e si dipartono. Ho ascoltato con attenzione chi ha parlato a nome di tutti voi. In questo luogo dell’incontro pacifico, autentico e gioioso, siete arrivati per mille motivi diversi: chi perché appartenente a un gruppo, chi invitato da qualche amico, chi per intima convinzione, chi con qualche dubbio nel cuore, chi per semplice curiosità… Qualunque sia il motivo che vi ha condotto qui, posso dirvi che a riunirci anche se è coraggioso dirlo è lo Spirito Santo. Sì, è proprio così: qui vi ha guidati lo Spirito; qui siete venuti con i vostri dubbi e le vostre certezze, con le vostre gioie e le vostre preoccupazioni. Ora tocca a noi tutti, a voi tutti aprire il cuore ed offrire tutto a Gesù.

Ditegli: ecco, sono qui, certamente non sono ancora come tu mi vorresti, non riesco nemmeno a capire fino in fondo me stesso, ma con il tuo aiuto sono pronto a seguirti. Signore Gesù, questa sera vorrei parlarti, facendo mio l’atteggiamento interiore e l’abbandono fiducioso di quella giovane donna, che oltre duemila anni fa disse il suo “sì” al Padre che la sceglieva per essere la tua Madre. Il Padre la scelse perché docile e obbediente alla sua volontà. Come lei, come la piccola Maria, ognuno di voi, cari giovani amici, dica con fede a Dio: Eccomi, «avvenga di me quello che hai detto»!

Quale stupendo spettacolo di fede giovane e coinvolgente stiamo vivendo questa sera! Questa sera Loreto è diventata, grazie a voi, la capitale spirituale dei giovani; il centro verso cui convergono idealmente le moltitudini di giovani che popolano i cinque Continenti. In questo momento ci sentiamo come attorniati dalle attese e dalle speranze di milioni di giovani del mondo intero: in questa stessa ora alcuni stanno vegliando, altri dormono, altri ancora studiano o lavorano; c’è chi spera e chi dispera, chi crede e chi non riesce a credere, chi ama la vita e chi invece la sta gettando via. A tutti vorrei giungesse questa mia parola: il Papa vi é vicino, condivide le vostre gioie e le vostre pene, soprattutto condivide le speranze più intime che sono nel vostro animo e per ciascuno chiede al Signore il dono di una vita piena e felice, una vita ricca di senso, una vita vera.

Purtroppo oggi, non di rado, un’esistenza piena e felice viene vista da molti giovani come un sogno difficile – abbiamo sentito tante testimonianze – e qualche volta quasi irrealizzabile. Tanti vostri coetanei guardano al futuro con apprensione e si pongono non pochi interrogativi. Si chiedono preoccupati: come inserirsi in una società segnata da numerose e gravi ingiustizie e sofferenze? Come reagire all’egoismo e alla violenza che talora sembrano prevalere? Come dare un senso pieno alla vita? Con amore e convinzione ripeto a voi, giovani qui presenti, e attraverso di voi, ai vostri coetanei del mondo intero: Non abbiate timore, Cristo può colmare le aspirazioni più intime del vostro cuore! Ci sono forse sogni irrealizzabili quando a suscitarli e a coltivarli nel cuore è lo Spirito di Dio? C’è qualcosa che può bloccare il nostro entusiasmo quando siamo uniti a Cristo? Nulla e nessuno, direbbe l’apostolo Paolo, potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore (Cf Rm 8, 35-39).

Lasciate che questa sera io vi ripeta: ciascuno di voi se resta unito a Cristo, può compiere grandi cose. Ecco perché, cari amici, non dovete aver paura di sognare ad occhi aperti grandi progetti di bene e non dovete lasciarvi scoraggiare dalle difficoltà. Cristo ha fiducia in voi e desidera che possiate realizzare ogni vostro più nobile ed alto sogno di autentica felicità. Niente è impossibile per chi si fida di Dio e si affida a Dio. Guardate alla giovane Maria! L’Angelo le prospettò qualcosa di veramente inconcepibile: partecipare nel modo più coinvolgente possibile al più grandioso dei piani di Dio, la salvezza dell’umanità. Dinanzi a tale proposta Maria, come abbiamo sentito nel Vangelo, rimase turbata, avvertendo tutta la piccolezza del suo essere di fronte all’onnipotenza di Dio; e si domandò: com’è possibile, perché proprio io? Disposta però a compiere la volontà divina, pronunciò prontamente il suo “sì”, che cambiò la sua vita e la storia dell’umanità intera. E’ grazie al suo “sì” che anche noi ci ritroviamo qui stasera.

Mi chiedo e vi domando: le richieste che Dio ci rivolge, per quanto impegnative possano sembrarci, potranno mai uguagliare ciò che fu domandato da Dio alla giovane Maria? Cari ragazzi e ragazze, impariamo da Maria a dire il nostro “sì”, perché lei sa veramente che cosa significhi rispondere generosamente alle richieste del Signore. Maria, cari giovani, conosce le vostre aspirazioni più nobili e profonde. Conosce bene, soprattutto, il vostro grande desiderio di amore, il vostro bisogno di amare e di essere amati. Guardando a lei, seguendola docilmente scoprirete la bellezza dell’amore, non però di un amore “usa-e-getta”, passeggero e ingannevole, prigioniero di una mentalità egoista e materialista, ma dell’amore vero e profondo. Nel più intimo del cuore ogni ragazzo e ogni ragazza, che si affaccia alla vita, coltiva il sogno di un amore che dia senso pieno al proprio avvenire. Per molti questo trova compimento nella scelta del matrimonio e nella formazione di una famiglia dove l’amore tra un uomo e una donna sia vissuto come dono reciproco e fedele, come dono definitivo, suggellato dal “sì” pronunciato davanti a Dio nel giorno del matrimonio, un “sì” per tutta l’esistenza. So bene che questo sogno è oggi sempre meno facile da realizzare. Attorno a noi quanti fallimenti dell’amore! Quante coppie chinano la testa, si arrendono e si separano! Quante famiglie vanno in frantumi! Quanti ragazzi, anche tra voi, hanno visto la separazione e il divorzio dei loro genitori! A chi si trova in così delicate e complesse situazioni vorrei dire questa sera: la Madre di Dio, la Comunità dei credenti, il Papa vi sono accanto e pregano perché la crisi che segna le famiglie del nostro tempo non diventi un fallimento irreversibile. Possano le famiglie cristiane, con il sostegno della Grazia divina, mantenersi fedeli a quel solenne impegno d’amore assunto con gioia dinanzi al sacerdote e alla comunità cristiana, il giorno solenne del matrimonio.

Di fronte a tanti fallimenti non è infrequente questa domanda: sono io migliore dei miei amici e dei miei parenti che hanno tentato e hanno fallito? Perché io, proprio io, dovrei riuscire là dove tanti si arrendono? Quest’umano timore può bloccare anche gli spiriti più coraggiosi, ma in questa notte che ci attende, ai piedi della sua Santa Casa, Maria ripeterà a ciascuno di voi, cari giovani amici, le parole che lei stessa si sentì rivolgere dall’Angelo: Non temete! Non abbiate paura! Lo Spirito Santo è con voi e non vi abbandona mai. A chi confida in Dio nulla è impossibile. Ciò vale per chi è destinato alla vita matrimoniale, ed ancor più per coloro ai quali Iddio propone una vita di totale distacco dai beni della terra per essere a tempo pieno dediti al suo Regno. Tra voi ci sono alcuni che sono incamminati verso il sacerdozio, verso la vita consacrata; taluni che aspirano ad essere missionari, sapendo quanti e quali rischi ciò comporti. Penso ai sacerdoti, alle religiose e ai laici missionari caduti sulla trincea dell’amore al servizio del Vangelo. Ci potrebbe dire tante cose al riguardo padre Giancarlo Bossi, per il quale abbiamo pregato durante il periodo del suo sequestro nelle Filippine, e oggi gioiamo nell’averlo tra noi. In lui vorrei salutare e ringraziare tutti coloro che spendono la loro esistenza per Cristo sulle frontiere dell’evangelizzazione. Cari giovani, se il Signore vi chiama a vivere più intimamente al suo servizio, rispondete generosamente. Siatene certi: la vita dedicata a Dio non è mai spesa invano.

Cari giovani, termino qui queste mie parole, non senza prima avervi abbracciato con cuore di padre; vi abbraccio ad uno ad uno e cordialmente vi saluto. Saluto i Vescovi presenti a cominciare dall’Arcivescovo Angelo Bagnasco, Presidente della CEI e l’Arcivescovo Gianni Danzi che ci accoglie nella sua Comunità ecclesiale. Saluto i sacerdoti, i religiosi, le religiose, gli animatori che vi accompagnano. Saluto le Autorità civili e quanti hanno curato la realizzazione di quest’incontro. Saremo ancora uniti “virtualmente” più tardi e ci rivedremo domattina, al termine di questa notte di veglia, per il momento più alto del nostro incontro, quando si farà presente realmente lo stesso Gesù nella sua Parola e nel mistero dell’Eucaristia. Fin d’ora tuttavia vorrei dare a voi giovani appuntamento a Sidney, dove tra un anno si terrà la prossima Giornata Mondiale della Gioventù. Lo so, l’Australia è lontana e per i giovani italiani è letteralmente all’altro capo del mondo… Preghiamo perché il Signore che compie ogni prodigio conceda a molti di voi di esserci. Lo conceda a me, lo conceda a voi. È questo uno dei tanti nostri sogni che questa notte pregando insieme affidiamo a Maria. Amen.

VISITA AL SANTUARIO LAURETANO E PREGHIERA NELLA SANTA CASA

Alle ore 20 di sabato 1° settembre, il Papa ha raggiunto in auto il Palazzo Apostolico di Loreto. Alle 21.15 è sceso nel Santuario Lauretano, accompagnato dal Presidente della CEI, mons. Angelo Bagnasco e dall’Arcivescovo Prelato, ons. Gianni Danzi. Qui ha benedetto, nella Cappella Tedesca, i Frati Cappuccini della Comunità del Santuario e le Monache di Clausura di Loreto (Monastero dell’Annunciazione delle Carmelitane Scalze e Monastero San Gabriele dell’Addolorata delle Monache Passioniste). Ha quindi raggiunto la Santa Casa per un momento di preghiera in privato. In collegamento televisivo con la Piana di Montorso dove i giovani seguivano il momento di preghiera, Benedetto XVI ha pronunciato una preghiera, preparata dal Santo Padre in vista dell’Agorà dei giovani italiani e recitata con i fedeli delle diocesi delle Marche all’Udienza Generale del 14 febbraio scorso:

PREGHIERA DEL SANTO PADRE

Maria, Madre del sì, tu hai ascoltato Gesùe conosci il timbro della sua voce e il battito del suo cuore.Stella del mattino, parlaci di Luie raccontaci il tuo cammino per seguirlo nella via della fede. Maria, che a Nazareth hai abitato con Gesù,imprimi nella nostra vita i tuoi sentimenti,la tua docilità, il tuo silenzio che ascoltae fa’ fiorire la Parola in scelte di vera libertà. Maria, parlaci di Gesù,perché la freschezza della nostra fedebrilli nei nostri occhi e scaldi il cuore di chi ci incontra,come Tu hai fatto visitando Elisabettache nella sua vecchiaia ha gioito con te per il dono della vita. Maria, Vergine del Magnificat,aiutaci a portare la gioia nel mondo e, come a Cana,spingi ogni giovane, impegnato nel servizio ai fratelli,a fare solo quello che Gesù dirà. Maria, poni il tuo sguardo sull’Agorà dei giovani,perché sia il terreno fecondo della Chiesa italiana.Prega perché Gesù, morto e risorto, rinasca in noie ci trasformi in una notte piena di luce, piena di Lui. Maria, Madonna di Loreto, porta del cielo,aiutaci a levare in alto lo sguardo.Vogliamo vedere Gesù. Parlare con Lui.Annunciare a tutti il Suo amore.

CELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLA PIANA DI MONTORSO (2 settembre)

Alle 9.30 di domenica 2 settembre Benedetto XVI ha presieduto la Concelebrazione Eucaristica nella spianata di Montorso, in occasione dell’Agorà dei giovani italiani,e nel corso della Messa ha pronunciato questa omelia:.

Cari fratelli e sorelle,cari giovani amici!

Dopo la veglia di questa notte, il nostro incontro lauretano si conclude ora attorno all’altare con la solenne Celebrazione eucaristica. Ancora una volta a voi tutti il mio più cordiale saluto. Saluto in special modo i Vescovi e ringrazio l’Arcivescovo Angelo Bagnasco che si è fatto interprete dei vostri comuni sentimenti. Saluto l’Arcivescovo di Loreto che ci ha accolti con affetto e premura. Saluto i sacerdoti, i religiosi, le religiose e quanti hanno preparato con cura quest’importante manifestazione di fede. Un saluto deferente alle Autorità civili e militari presenti, con un ricordo particolare per il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri, l’on. Francesco Rutelli.

Questo è davvero un giorno di grazia! Le Letture che poco fa abbiamo ascoltato ci aiutano a comprendere quale meravigliosa opera abbia compiuto il Signore facendoci incontrare, qui a Loreto, così numerosi e in un clima gioioso di preghiera e di festa. Nel nostro ritrovarci presso il Santuario della Vergine si avverano, in un certo senso, le parole della Lettera agli Ebrei: “Voi vi siete accostati al monte Sion e alla città del Dio vivente”. Celebrando l’Eucaristia all’ombra della Santa Casa, anche noi ci avviciniamo “all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli”. Possiamo così sperimentare la gioia di trovarci di fronte “al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione”. Con Maria, Madre del Redentore e Madre nostra, andiamo soprattutto incontro “al Mediatore della Nuova Alleanza”, il Signore nostro Gesù Cristo (cfr Eb 12,22-24). Il Padre celeste, che molte volte e in molti modi ha parlato agli uomini (cfr Eb 1,1) offrendo la sua Alleanza e incontrando spesso resistenze e rifiuti, nella pienezza dei tempi ha voluto stringere con gli uomini un patto nuovo, definitivo e irrevocabile, sigillandolo con il sangue del suo Figlio Unigenito, morto e risorto per la salvezza dell’intera umanità. Gesù Cristo, Dio fatto uomo, in Maria ha assunto la nostra stessa carne, ha preso parte alla nostra vita e ha voluto condividere la nostra storia. Per realizzare la sua Alleanza, Dio ha cercato un cuore giovane e lo ha trovato in Maria, “giovane donna”.

Ancora oggi Dio cerca cuori giovani, cerca giovani dal cuore grande, capaci di fare spazio a Lui nella loro vita per essere protagonisti della Nuova Alleanza. Per accogliere una proposta affascinante come quella che ci fa Gesù, per stringere Alleanza con Lui, occorre essere giovani interiormente, capaci di lasciarsi interpellare dalla sua novità, per intraprendere con Lui strade nuove. Gesù ha una predilezione per i giovani, come ben evidenzia il dialogo con il giovane ricco (cfr Mt 19,16-22; Mc 10,17-22); ne rispetta la libertà, ma non si stanca mai di proporre loro mete più alte per la vita: la novità del Vangelo e la bellezza di una condotta santa. Seguendo l’esempio del suo Signore la Chiesa continua ad avere la stessa attenzione. Ecco perché, cari giovani, vi guarda con immenso affetto, vi è vicina nei momenti della gioia e della festa, della prova e dello smarrimento; vi sostiene con i doni della grazia sacramentale e vi accompagna nel discernimento della vostra vocazione. Cari giovani, lasciatevi coinvolgere nella vita nuova che sgorga dall’incontro con Cristo e sarete in grado di essere apostoli della sua pace nelle vostre famiglie, tra i vostri amici, all’interno delle vostre comunità ecclesiali e nei vari ambienti nei quali vivete ed operate.

Ma che cosa rende davvero “giovani” in senso evangelico? Questo nostro incontro, che si svolge all’ombra di un Santuario mariano, ci invita a guardare alla Madonna. Ci chiediamo dunque: Come ha vissuto Maria la sua giovinezza? Perché in lei è diventato possibile l’impossibile? Ce lo svela lei stessa nel cantico del Magnificat: Dio “ha guardato l’umiltà della sua serva” (Lc 1,48a). L’umiltà di Maria è ciò che Dio apprezza più di ogni altra cosa in lei. E proprio dell’umiltà ci parlano le altre due Letture della liturgia odierna. Non è forse una felice coincidenza che questo messaggio ci venga rivolto proprio qui a Loreto? Qui, il nostro pensiero va naturalmente alla Santa Casa di Nazaret che è il santuario dell’umiltà: l’umiltà di Dio che si è fatto carne, si è fatto piccolo, e l’umiltà di Maria che l’ha accolto nel suo grembo; l’umiltà del Creatore e l’umiltà della creatura. Da questo incontro di umiltà è nato Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo. “Quanto più sei grande, tanto più umìliati, così troverai grazia davanti al Signore; perché dagli umili egli è glorificato”, ci dice il brano del Siracide (3,18); e Gesù nel Vangelo, dopo la parabola degli invitati a nozze, conclude: “Chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14,11). Questa prospettiva indicata dalle Scritture appare oggi quanto mai provocatoria per la cultura e la sensibilità dell’uomo contemporaneo. L’umile è percepito come un rinunciatario, uno sconfitto, uno che non ha nulla da dire al mondo. Invece questa è la via maestra, e non solo perché l’umiltà è una grande virtù umana, ma perché, in primo luogo, rappresenta il modo di agire di Dio stesso. È la via scelta da Cristo, il Mediatore della Nuova Alleanza, il quale, “apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8).

Cari giovani, mi sembra di scorgere in questa parola di Dio sull’umiltà un messaggio importante e quanto mai attuale per voi, che volete seguire Cristo e far parte della sua Chiesa. Il messaggio è questo: non seguite la via dell’orgoglio, bensì quella dell’umiltà. Andate controcorrente: non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere. Di quanti messaggi, che vi giungono soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici! Non andate dietro all’onda prodotta da questa potente azione di persuasione. Non abbiate paura, cari amici, di preferire le vie “alternative” indicate dall’amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure; un impegno onesto nello studio e nel lavoro; l’interesse profondo per il bene comune. Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda: i vostri coetanei, ma anche gli adulti, e specialmente coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo.

Quella dell’umiltà, cari amici, non è dunque la via della rinuncia ma del coraggio. Non è l’esito di una sconfitta ma il risultato di una vittoria dell’amore sull’egoismo e della grazia sul peccato. Seguendo Cristo e imitando Maria, dobbiamo avere il coraggio dell’umiltà; dobbiamo affidarci umilmente al Signore perché solo così potremo diventare strumenti docili nelle sue mani, e gli permetteremo di fare in noi grandi cose. Grandi prodigi il Signore ha operato in Maria e nei Santi! Penso ad esempio a Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, Patroni d’Italia. Penso anche a giovani splendidi come santa Gemma Galgani, san Gabriele dell’Addolorata, san Luigi Gonzaga, san Domenico Savio, santa Maria Goretti, nata non lontano da qui, i beati Piergiorgio Frassati e Alberto Marvelli. E penso ancora ai molti ragazzi e ragazze che appartengono alla schiera dei santi “anonimi”, ma che non sono anonimi per Dio. Per Lui ogni singola persona è unica, con il suo nome e il suo volto. Tutti, e voi lo sapete, siamo chiamati ad essere santi!

Come vedete, cari giovani, l’umiltà che il Signore ci ha insegnato e che i santi hanno testimoniato, ciascuno secondo l’originalità della propria vocazione, è tutt’altro che un modo di vivere rinunciatario. Guardiamo soprattutto a Maria: alla sua scuola, anche noi come lei possiamo fare esperienza di quel di Dio all’umanità da cui scaturiscono tutti i della nostra vita. È vero, tante e grandi sono le sfide che dovete affrontare. La prima però rimane sempre quella di seguire Cristo fino in fondo, senza riserve e compromessi. E seguire Cristo significa sentirsi parte viva del suo corpo, che è la Chiesa. Non ci si può dire discepoli di Gesù se non si ama e non si segue la sua Chiesa. La Chiesa è la nostra famiglia, nella quale l’amore verso il Signore e verso i fratelli, soprattutto nella partecipazione all’Eucaristia, ci fa sperimentare la gioia di poter pregustare già ora la vita futura che sarà totalmente illuminata dall’Amore. Il nostro quotidiano impegno sia di vivere quaggiù come se fossimo già lassù. Sentirsi Chiesa è pertanto una vocazione alla santità per tutti; è impegno quotidiano a costruire la comunione e l’unità vincendo ogni resistenza e superando ogni incomprensione. Nella Chiesa impariamo ad amare educandoci all’accoglienza gratuita del prossimo, all’attenzione premurosa verso chi è in difficoltà, i poveri e gli ultimi. La motivazione fondamentale che unisce i credenti in Cristo, non è il successo ma il bene, un bene che è tanto più autentico quanto più è condiviso, e che non consiste prima di tutto nell’avere o nel potere ma nell’essere. Così si edifica la città di Dio con gli uomini, una città che contemporaneamente cresce dalla terra e scende dal Cielo, perché si sviluppa nell’incontro e nella collaborazione tra gli uomini e Dio (cfr Ap 21,2-3).

Seguire Cristo, cari giovani, comporta inoltre lo sforzo costante di dare il proprio contributo alla edificazione di una società più giusta e solidale, dove tutti possano godere dei beni della terra. So che molti di voi si dedicano con generosità a testimoniare la propria fede nei vari ambiti sociali, operando nel volontariato, lavorando alla promozione del bene comune, della pace e della giustizia in ogni comunità. Uno dei campi, nei quali appare urgente operare, è senz’altro quello della salvaguardia del creato. Alle nuove generazioni è affidato il futuro del pianeta, in cui sono evidenti i segni di uno sviluppo che non sempre ha saputo tutelare i delicati equilibri della natura. Prima che sia troppo tardi, occorre adottare scelte coraggiose, che sappiano ricreare una forte alleanza tra l’uomo e la terra. Serve un deciso alla tutela del creato e un impegno forte per invertire quelle tendenze che rischiano di portare a situazioni di degrado irreversibile. Per questo ho apprezzato l’iniziativa della Chiesa italiana di promuovere la sensibilità sulle problematiche della salvaguardia del creato fissando una Giornata nazionale che cade proprio il 1° settembre. Quest’anno l’attenzione è puntata soprattutto sull’acqua, un bene preziosissimo che, se non viene condiviso in modo equo e pacifico, diventerà purtroppo motivo di dure tensioni e aspri conflitti.

Cari giovani amici, dopo aver ascoltato le vostre riflessioni di ieri sera e di questa notte, lasciandomi guidare dalla Parola di Dio ho voluto ora affidarvi queste mie considerazioni, che intendono essere un paterno incoraggiamento a seguire Cristo per essere testimoni della sua speranza e del suo amore. Da parte mia, continuerò a starvi accanto con la preghiera e con l’affetto perché proseguiate con entusiasmo il cammino dell’Agorà, questo singolare percorso triennale di ascolto, di dialogo e di missione. Concludendo oggi il primo anno con questo stupendo incontro, non posso non invitarvi a guardare già al grande appuntamento della Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà nel luglio del prossimo anno a Sidney. Vi invito a prepararvi a questa grande manifestazione di fede giovanile, meditando il Messaggio che approfondisce il tema dello Spirito Santo, per vivere insieme una nuova primavera dello Spirito. Vi aspetto dunque numerosi anche in Australia, a conclusione del vostro secondo anno dell’Agorà. Volgiamo infine, ancora una volta, i nostri occhi verso Maria, modello di umiltà e di coraggio. Aiutaci, Vergine di Nazaret, ad essere docili all’opera dello Spirito Santo come lo fosti tu; aiutaci a diventare sempre più santi, discepoli innamorati del tuo Figlio Gesù; sostieni e accompagna questi giovani perché siano gioiosi e infaticabili missionari del Vangelo tra i loro coetanei, in ogni angolo dell’Italia. Amen!

RECITA DELL’ANGELUS

Al termine della Celebrazione Eucaristica nella Piana di Montorso, il Papa ha introdotto la preghiera mariana dell’Angelus con le seguenti parole:

Al termine di questa solenne Celebrazione eucaristica, recitiamo cari giovani, la preghiera dell’Angelus, in spirituale comunione con tutti coloro che sono collegati con noi mediante la radio e la televisione. Loreto, dopo Nazaret, è il luogo ideale per pregare meditando il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Perciò, in questo momento, il mio invito è a recarci tutti insieme, con la mente e con il cuore, nel Santuario della Santa Casa, tra quei muri che secondo la tradizione vengono da Nazaret, il luogo dove la Vergine disse “sì” a Dio e concepì nel proprio grembo il Verbo eterno incarnato.

Prima di sciogliere questa nostra assemblea, lasciamo pertanto per un momento l'”agorà“, la piazza, ed entriamo idealmente nella Santa Casa. C’è un legame reciproco tra la piazza e la casa. La piazza è grande, è aperta, è il luogo dell’incontro con gli altri, del dialogo, del confronto; la casa invece è il luogo del raccoglimento e del silenzio interiore, dove la Parola può essere accolta in profondità. Per portare Dio nella piazza, bisogna averlo prima interiorizzato nella casa, come Maria nell’Annunciazione. E viceversa, la casa è aperta sulla piazza: lo suggerisce anche il fatto che la Santa Casa di Loreto ha tre pareti, non quattro: è una Casa aperta, aperta sul mondo, sulla vita, anche su questa Agorà dei giovani italiani.

Cari amici, è un grande privilegio per l’Italia ospitare, in questo dolcissimo angolo delle Marche, il Santuario della Santa Casa. Siatene giustamente fieri, e approfittatene! Nei momenti più importanti della vostra vita venite qui, almeno con il cuore, per raccogliervi spiritualmente tra le mura della Santa Casa. Pregate la Vergine Maria, perché vi ottenga la luce e la forza dello Spirito Santo, per rispondere pienamente e generosamente alla voce di Dio. Allora diventerete suoi veri testimoni nella “piazza”, nella società, portatori di un Vangelo non astratto, ma incarnato nella vostra vita.

INCONTRO CON I FEDELI DI LORETO SUL SAGRATO DEL SANTUARIOAlle ore 16.30, prima di lasciare il Palazzo Apostolico, Benedetto XVI ha salutato sulla Loggia una rappresentanza del Comitato promotore, della Delegazione Pontificia e della Protezione Civile e poi ha incontrato i fedeli di Loreto. Introdotto dagli indirizzi di omaggio dell’Arcivescovo Prelato, mons. Gianni Danzi, e del Sindaco, Moreno Pieroni, il Papa ha pronunciato le seguenti parole:Caro Fratello, Pastore di questa Chiesa che è in Loreto,Signor Sindaco di questa singolare Città mariana,carissimi fedeli,grazie per quest’incontro che conclude il mio soggiorno qui, a Loreto, dove ho potuto intrattenermi con tantissimi giovani e vivere insieme a loro esperienze di forte spiritualità eucaristica e mariana. Non poteva però mancare un momento, sia pur breve, dedicato espressamente alla Comunità di Loreto. Le gentili parole del vostro Pastore e quelle del Primo vostro Cittadino hanno manifestato i sentimenti di stima e di affetto che nutrite verso la persona del Papa. Vi ringrazio di cuore e ciascuno di voi saluto con viva cordialità. Grazie per la vostra accoglienza! Loreto – ha detto il vostro Sindaco richiamando alcune parole dell’amato mio predecessore Giovanni Paolo II – è anche casa del Papa, e debbo dire che qui, in queste ore, mi sono sentito veramente a casa. Grazie per quel che avete fatto al fine di rendere proficua non solo la permanenza mia e dei miei collaboratori, ma anche quella dei giovani dell’«agorà».Per la verità voi, abitanti di Loreto, siete abituati a simili imponenti riunioni giovanili con il Papa; al riguardo, è stata poc’anzi ricordata quella dei giovani europei con Giovanni Paolo II del 1995, chiamata “Eurhope”. Sono certo che, al di là degli inevitabili disagi che necessariamente comportano, simili eventi religiosi, come pure il quotidiano flusso dei pellegrini provenienti da ogni parte d’Italia e da altre parti del mondo, costituiscono per voi una preziosa opportunità da valorizzare sempre maggiormente. Sono un invito costante a crescere nella fede e nella devozione verso la Madonna. Non dimenticate mai il grande privilegio che avete di vivere all’ombra della Santa Casa! Approfittatene per intrattenere con Maria, nostra celeste Madre, un filiale dialogo intessuto di fiducia e di amore. Con la vostra accoglienza rendete poi ai visitatori e ai devoti una quotidiana testimonianza di quell’amore materno che in questo luogo Maria vuole dispensare a tutti i suoi figli. La Santa Casa sia veramente il centro e il cuore della vostra Città!Congedandomi da voi, cari amici, vi chiedo di trasmettere alle vostre famiglie il mio saluto e l’assicurazione che continuerò a tenere Loreto presente nella mia preghiera. Ricorderò ciascuno dei suoi abitanti, e particolarmente quanti soffrono e si trovano in difficoltà materiali e spirituali. In modo speciale, ricorderò i degenti dell’Ospedale, che non mi è stato possibile visitare, ed ai quali invio il mio affettuoso saluto. Per tutti e per ciascuno ancora una volta invoco la materna assistenza di Maria e, mentre rinnovo l’espressione della mia gratitudine, tutti con affetto vi benedico.