Toscana

Al posto delle opere pie arrivano le «aziende»

DI ALBERTO CAMPAIOLIIl panorama delle Ipab cambia volto. La Toscana entro i primi mesi del 2002 approverà una legge di recepimento della normativa nazionale che consentirà l’avvio di una profonda modifica degli Istituti Pubblici di Assistenza e Beneficienza della regione. Più di 4.000 in Italia, le Ipab sono oggi in Toscana 155 (erano 450 fino a venti anni fa), con un ingente patrimonio immobiliare, attive in particolare nell’assistenza residenziale agli anziani (33) e verso l’infanzia, dagli asili (48) agli orfanotrofi e ad altre opere pie (74). Nate ufficialmente nel 1890 con una legge che porta il nome di Francesco Crispi, in virtù di due norme di recente emanazione – la legge 328 del 2000 e il decreto legislativo 207 del 2001 – questi istituti sono alla vigilia di una vera rivoluzione.

Dopo 110 anni di vita le Ipab sono chiamate ad offrire ai cittadini servizi più consoni ai bisogni della società attuale e con una maggiore attenzione alla qualità ed efficienza. Per far questo dovranno radicarsi sempre più sul territorio, operando in un sistema a rete, in stretto rapporto con le realtà e le istituzioni locali. La nuova normativa assegna alle regioni il ruolo più importante nell’attuazione, entro i prossimi due anni, di questa riforma. «Per la prima volta dalla loro nascita nel 1890 – spiega il vicepresidente della Regione Toscana e assessore alle politiche sociali, Angelo Passaleva – queste istituzioni sono ora chiamate a operare secondo criteri di imprenditorialità ed efficienza, acquisendo così funzioni all’altezza dei tempi».

Ugo De Siervo, giurista, docente all’Università di Firenze, chiarisce il futuro assetto delle Ipab: «Devono modernizzarsi. Da un lato tutto ciò che è ancora privato e privato sociale deve assumere la forma di associazione o di fondazione di diritto privato; con la piena tuttela delle tavole di fondazione, ma nella necessità di inserirsi nella nuova realtà del privato sociale. Invece le Ipab che dall’origine o per vicende storiche si siano pubblicizzate, che siano entrate cioè nell’area del sistema di amministrazione pubblica, devono assumere velocemente una forma giuridica adeguata perché devono confrontarsi con le istituzioni sanitarie e locali, pur mantenendo una loro autonomia funzionale».

In Toscana il riordino partirà da un monitoraggio su tutto il territorio delle Ipab. Solo a Firenze, ad esempio, esistono realtà molto diverse tra di loro per carattere e funzioni. Il panorama non cambia anche in altre zone della Toscana dove esistono Ipab che gestiscono asili nido accanto ad altre che sono solo detentrici di beni immobili. «In ogni caso – dice Giancarlo Tonerini, del dipartimento delle politiche sociali – sia che le Ipab abbiano un assetto pubblico o privato, la Regione intende valorizzarle nel loro apporto a quello che è l’elemento qualificante delle nuove norme sul sociale, cioè la realizzazione della rete territoriale dei servizi integrati alla persona. È qui che le Ipab, da sempre naturalmente qualificate come elementi di struttura del territorio, troveranno la loro valorizzazione».

Con la nuova legge queste strutture verranno gestite secondo un indirizzo più manageriale con un consiglio d’amministrazione e un direttore. Tra le Ipab potranno anche sorgere consorzi per razionalizzare e migliorare l’attività svolta. «È necessario però – sottolinea Passaleva – affrontare con equilibrio un passaggio così delicato nella vita di enti spesso antichi e pieni di meriti non solo storici, così come è importante non dimenticare mai che la scelta imprenditoriale delle nuove Ipab non dovrà mettere in un angolo la centralità della persona umana, in particolare di quella meno protetta».

Insieme alla legge regionale di recepimento della normativa nazionale, la Toscana ha messo in cantiere una serie di appuntamenti con gli operatori del settore per spiegare loro gli aspetti salienti delle innovazioni.