Prato

Amoris Laetitia, il Papa rilancia il ruolo delle parrocchie

La partecipazione alla presentazione dell’esortazione «Amoris laetizia», che si è fatta recentemente nella Pieve di San Giusto ha superato le aspettative… si è dovuto abbandonare la sala parrocchiale e trasferirsi in chiesa… Questo dice quanto interessa la parola del Papa sulla famiglia. Il confronto sull’esortazione, così immediato alla sua pubblicazione, non ha voluto, ovviamente, incoraggiare un approccio superficiale o leggero alla sua lettura. Anzi, l’incontro ha voluto suscitare una lettura approfondita del documento richiamando l’attenzione su alcuni concetti chiave. È stata la pastorale famigliare diocesana a sentirsi particolarmente stimolata dalle parole del Papa. Nell’immediato, si sono viste alcune priorità pastorali da applicare.

La prima sarà quella, già diverse volte invocata, di non perdere mai di vista il punto di riferimento di ogni pastorale che è Gesù e il suo stile che indica sempre un ideale alto ed esigente e, contemporaneamente, è vicino all’uomo, specialmente se fragile (38) con verità, pazienza e misericordia (60).

L’altro elemento che traspare dal testo dell’esortazione è il richiamo alla riconoscenza «pratica» del primato della dignità di ogni persona. Alla Chiesa e, quindi, anche alla pastorale famigliare il compito di promuoverla sempre, riservando a tutti gli altri elementi della pastorale un ruolo solamente strumentale e sussidiario. L’uomo concreto con la sua storia è il cuore di ogni decisione pastorale. Poi il resto.

Solo nel contesto della promozione dell’uomo e della sua dignità si capisce l’insistenza del Papa sul ruolo della coscienza (37) e sul discernimento pastorale delle singole situazioni matrimoniali. La pastorale con le famiglie può farsi solo nella vicinanza, nel «sedersi accanto», nel rapporto di «tu» per «tu».

Sono tantissimi i riferimenti che il Papa fa al bisogno della spiritualità famigliare. Da un lato incoraggiando le famiglie di «pregare unite per restare unite» e, dall’altro, per infondere negli operatori pastorali uno stile più «sereno» nel fare la pastorale, più gioioso e meno ansioso. Il Papa ci chiede una generosa cooperazione nella semina con la consapevolezza che il resto dell’opera (crescita, cambiamento, generazione dei frutti) appartiene a Dio (200).

Il Papa, poi, rilancia il ruolo delle parrocchie. È bello costatare che, dopo una iniziale difficoltà, i percorsi di preparazione al matrimonio trovano sempre più spazio e accoglienza nelle zone pastorali e nelle singole parrocchie. Sempre più sacerdoti condividono il progetto di accompagnare «da vicino» le coppie che vogliono sposarsi.

Infine, il Papa dedica molto spazio alla formazione. È una nota ancora dolente per la nostra pastorale. Abbiamo lasciato, troppo a lungo, la guida e l’animazione pastorale dei gruppi parrocchiali alla spontaneità e all’improvvisazione. Abbiamo bisogno della, cosiddetta, «alta formazione» soprattutto per il compito dell’accompagnamento delle coppie in crisi, nel servizio di mediazione e della gestione dei conflitti, dell’ascolto e del discernimento (essere «ospedale da campo» non autorizza il qualunquismo).

Sono convinto che l’esortazione del Papa Francesco porterà molta linfa vitale alla nostra pastorale con le famiglie e aiuterà le coppie a vivere con più gioia il loro amore.

Helmut SzeligaDirettore ufficio diocesano di pastorale familiare