Lettere in redazione

Aperture domenicali, l’incoerenza di Campaini

Ho seguito la trasmissione televisiva sul dibattito delle aperture domenicali dei negozi ed ho pure letto l’articolo sul settimanale (n. 7 del 21 febbraio 2010). Io non ho ben capito il comportamento del sig. Campaini:

a) qui a Pontassieve la Coop è aperta non solo le domeniche, ma pure in altri giorni festivi come lo 8 dicembre, l’Epifania ed altri; qui non è neppure un problema di concorrenza: in questo paese non esistono più negozi;

b) se veramente Campaini ha a cuore il problema potrebbe scrivere, telefonare, parlare con i vari direttori dei negozi e comunicare loro che la domenica debbono restare chiusi.

Mi permetto di ricordare che nell’edizione del 5 dicembre 2004 avete pubblicato un articolo su di una mozione, approvata dal consiglio regionale all’unanimità, limitante alle sole ragioni di utilità pubblica l’apertura domenicale dei negozi: basta solo farla funzionare.

Vincenzo BenvenutiPontassieve (Fi)

Credo sia necessario riassumere – seppur brevemente – come è nato questo dibattito. In Toscana la grande distribuzione effettua da tempo un certo numero di aperture domenicali e festive (le modalità dipendono dagli «accordi di area»). Poi sono arrivati gli outlet, come quelli di Barberino di Mugello, Leccio e Valdichiana, che in pratica stanno aperti tutte le domeniche. Da qui le richieste anche di altri esercizi – come il centro commerciale «I Gigli» – di potersi allineare agli outlet. È in questo contesto che va collocata l’uscita di Turiddo Campaini, presidente del consiglio di sorveglianza di Unicoop, per il quale non c’è bisogno di aperture in più perché «un servizio attivo sei giorni su sette per dodici ore, con aperture straordinarie per una domenica al mese e per tutte quelle di dicembre non può essere considerato scadente». La sua riflessione era soprattutto economica, però ha toccato anche aspetti più profondi. «Siamo convinti – si è chiesto – che trascorrere anche la domenica a fare shopping sia la soluzione migliore per rafforzare i legami famigliari di una società con endemici problemi di coesione?». Parole che assomigliano a quelle che la Chiesa ripete da tempo, come ha osservato in quel dibattito televisivo il vescovo di Prato mons. Gastone Simoni.

Certo – come osserva il nostro lettore – alle parole dovrebbero seguire anche i fatti, che per ora non si vedono, se non nella dissociazione pubblica dall’andare verso un’ulteriore liberalizzazione delle aperture.

Quanto al Consiglio regionale sono ben due le mozioni approvate per regolamentare più rigidamente le aperture domenicali, entrambe presentate dall’Udc. La prima – come ricordava il lettore – fu approvata addirittura all’unanimità il 24 novembre 2004 e invitava la Giunta regionale, per «gli atti di propria competenza, a tenere sempre presente l’indirizzo generale secondo il quale il lavoro festivo deve essere effettuato solo per comprovate necessità tecniche, per rilevanti esigenze di servizio alla collettività oppure per ragioni di significativa utilità pubblica». La seconda fu invece approvata a maggioranza il 23 febbraio 2006, quando – con il «codice del commercio già approvato – emerse la questione «outlet». Anche qui, riallacciandosi alla precende mozione del 2004, la Giunta regionale fu invitata a intervenire sull’espansione del lavoro domenicale e festivo, in particolare nei centri commerciali. In particolare si chiedeva alla Regione di «rendersi promotrice di iniziative rivolte a tutelare i diritti, la dignità e la sicurezza dei lavoratori affinchè il fenomeno delle aperture domenicali e festive non si traduca automaticamente in un aumento del lavoro precario e privo di sostegni» e «a presentare un provvedimento legislativo finalizzato a colmare la lacuna, presente nel vigente Codice del Commercio, in merito alla regolamentazione degli orari di apertura di parchi commerciali ed outlet». Anche questa sollecitazione, però, è rimasta finora lettera morta.

Claudio Turrini