Toscana

Autunno difficile per l’industria toscana

di Ennio Cicali

Sarà un autunno difficile per l’industria toscana. Non bastassero i timori per il continuo aumento dei prezzi – e gli stipendi restano fermi – ad aggravare la situazione arrivano le voci sui possibili tagli di posti di lavoro, focolai di crisi che interessano quasi tutte le province e distretti produttivi: moda, tessile e abbigliamento, oro, edilizia, cartario e farmaceutico. Preoccupa soprattutto la piccola e media industria, settore portante, con l’artigianato, dell’economia toscana. Le vertenze aperte sono numerose, diverse le cause delle situazioni difficili: le aziende pagano gestioni o scelte sbagliate, ma anche la mancanza di investimenti sull’innovazione e sulla ricerca e la concorrenza al ribasso dei paesi emergenti. Di seguito la mappa delle situazioni critiche elaborata dalla Cisl Toscana. Situazioni destinate a cambiare in brevissimo tempo.

Arezzo. Va male il comparto orafo penalizzato dal prezzo dell’oro. Nei primi mesi di quest’anno un centinaio di piccole aziende è stato costretto a chiudere, le prospettive non sono buone. Segnali di crisi dalle industrie del Valdarno. Ancora problemi per la riconversione dell’ex Zuccherificio Sadam di Castiglion Fiorentino per la produzione di energia elettrica.

Firenze. Situazione disastrosa nell’artigianato. Segnali di crisi anche nella grande distribuzione e commercio. Nel turismo difficoltà anche per gli alberghi di alto livello (i piccoli erano già in crisi dal 2002). Tra le questioni da definire: il futuro della Mukki (se non è «strategica» il Comune dovrà venderla) e della mobilità urbana (Ataf e tramvia, creazione di un’azienda unica ferro/gomma).

Livorno. Ex Delphy (180 occupati, in cassa integrazione da 2 anni e mezzo): l’ipotesi Rossignolo (Suv di alta gamma) può salvare l’occupazione e creare un polo di eccellenza. Ma ancora è un progetto e ci sono problemi legati all’utilizzo dell’area. Polo Petrolchimico Agip (500 occupati diretti+1500 nell’indotto): l’Eni aveva annunciato investimenti (biodiesel e altro), ma sembra averci ripensato. C’è poi il problema delle partecipate (Asa per il gas, Atl per i trasporti, Ams per i rifiuti) tutte in perdita. Problemi anche per il porto (merci) se non si migliorano i collegamenti (soprattutto ferroviari). La compagnia israeliana Zim ha di recente annunciato che sposterà lo scalo a Genova con la perdita del volume di merci.

Lucca. La multinazionale finlandese Luvata (52 dipendenti) attiva nel campo dei superconduttori ha annunciato la cessazione dell’attività a Fornaci di Barga.

Massa. Eaton (350 dipendenti, punterie per auto): ha avviato un progetto di delocalizzazione in Polonia. Rischio di uno spostamento sempre più forte della produzione all’est. Nuovi cantieri Apuani (200 occupati diretti+800 nell’indotto): ha commesse fino al 2010 (in particolare 8 navi Grimaldi, 4 già fatte, 4 da fare). Ha mercato. E’ l’unico cantiere rimasto in Toscana in grado di costruire navi di grandi dimensioni. A breve ci sarà un incontro a Roma perché Sviluppo Italia deve uscire dal capitale sociale di cui detiene la maggioranza. Serve un nuovo acquirente, l’unico pubblico con le spalle abbastanza larghe è Fincantieri. Eventuali acquirenti privati, secondo la Cisl Toscana, andranno «verificati» bene.

Pistoia. Tiene banco la situazione delle Terme di Montecatini: parti sociali e città sono in attesa di conoscere il nuovo piano industriale, necessario non solo per l’occupazione, ma per il futuro stesso del settore termale.

Prato. Continua lo stillicidio di chiusure, soprattutto nel settore tessile – maglieria, ma un po’ in tutto il manifatturiero. Entro settembre si vedrà se ci sono nuove crisi. I segnali al momento non sono buoni. Tra il 2006 e il 2007 la crisi ha toccato i terzisti, nel 2008 ha attaccato anche le filature. In aumento le richieste di lavoro, diminuiscono le offerte. Gli immigrati (soprattutto pakistani, bengalesi e marocchini), che non hanno comprato casa o non hanno portato a Prato la famiglia, si stanno spostando verso il nord – Italia. Quelli che restano per tirare avanti puntano alla stagione della vendemmia nell’area di Carmignano. Tra aziende in difficoltà prima dell’estate ci sono la Filatura di Vaiano (27 addetti, azienda storica pratese) e la Rifinitura Fidias (35 addetti). Il lanificio Fedora invece (350 addetti diretti + 500 nell’indotto) ha avviato un processo di ristrutturazione nel gennaio 2007, ha difficoltà di accesso al credito per finanziare il piano di ristrutturazione.

Siena. Crisi nera per la camperistica in Valdelsa (tra diretti e indotto circa 3 mila occupati). A settembre è partita la cassa integrazione in molte aziende. Novartis (1.600 occupati tra Siena e Rosìa) è interessata all’espansione ed a fare investimenti. Prospettive di sviluppo occupazionale (si parla di alcune centinaia di nuovi occupati). Florence (160 dipendenti a Casole d’Elsa, produce statue in vetroresina): da anni è in crisi, ha fatto ricorso a tutti gli ammortizzatori sociali, ora forse siamo davvero al capolinea, perché non ci sono altre possibilità e il mercato non va (il 70% della produzione andava in export negli USA e il cambio euro/dollaro è stata l’ultima mazzata).

PETRICCIOLI (CISL): «Ora è necessario l’impegno di tutti»La “ripresina” della fine del 2006 e del 2007, è finita – osserva Maurizio Petriccioli, segretario generale della Cisl toscana –. Su questo dato si innestano le situazioni aziendali connesse a problematiche strutturali, in un territorio come la Toscana in cui il manifatturiero è molto legato all’export, con tutto quello che ciò comporta in termini di difficoltà ad essere competitivi oggi. Per questo è necessario un accordo forte a livello dei governi regionale e territoriali perché l’impegno vada alla soluzione dei problemi strutturali, spesso storici, ancora aperti. Due esempi sotto gli occhi di tutti sono le infrastrutture (il caso di Livorno e degli insufficienti collegamenti con l’entroterra è esemplare) e tutto il capitolo dei servizi pubblici locali e dell’energia, che non solo possono creare condizioni di maggiore competitività per le imprese, ma rappresentano anche settori importanti per l’occupazione e il Pil». Due le priorità nell’agenda dell’autunno, secondo Petriccioli, per far fronte alle difficoltà economiche dell’apparato produttivo toscano e alla pressione del carovita: un patto con le istituzioni per sciogliere una volta per tutte i nodi irrisolti e che penalizzano lo sviluppo della nostra regione e un accordo e un impegno forte sulla contrattazione con gli imprenditori, perché a livello locale si possa scambiare più salario con maggiore produttività, per rendere più competitivo il nostro sistema produttivo. Nei prossimi mesi il sindacato dovrà aprire mesi una stagione dedicata a diritti, sicurezza e salari – è la conclusione – La Cisl ritiene che questi temi si debbano affrontare anche nei territori, attraverso la contrattazione di secondo livello, aziendale o territoriale. La possibilità di centrare questo obiettivo dipenderà in larga parte dall’andamento del negoziato nazionale e dalla volontà di tutti di recuperare salario e produttività.