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BAGNASCO: CHIESA DA’ GIUDIZI MORALI SU POLITICA, NON LEGATA A UN SISTEMA

“La Chiesa non ha solo da fare, come a volte si vorrebbe: fare la carità, essere un’agenzia sociale, creare reti di pronto intervento e di solidarietà, perché questo unisce e non divide. La Chiesa ha anche da dire, ha innanzitutto da dire perché il suo fare è radicato nell’annuncio” e “perché la società non diventi disumana e la politica non diventi potere fine a se stesso”. Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, intervenuto questa mattina all’atto accademico per il 25.esimo anniversario dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose all’Apollinare della Pontificia Università sulla Santa Croce, con una relazione sul rapporto tra magistero della Chiesa e politica.“La Chiesa in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata a nessun sistema politico”, ma ha il dovere di “dare il suo giudizio morale anche su cose che riguardano l’ordine politico, quando ciò sia richiesto dai diritti fondamentali della persona e dalla salvezza delle anime”, ha detto ancora  il  presidente della Cei. Il porporato ha sottolineato che la Chiesa “incoraggia e sollecita i fedeli laici a partecipare alla vita politica della società, ma nello stesso tempo ribadisce la necessità di una giusta visione dei rapporti tra Comunità ecclesiale e comunità politica”. Allo stesso modo, la Chiesa rivolge i suoi richiami a tutti, e in particolare ai cristiani impegnati, ma questo non vuol dire cadere nel “confessionalismo”. “Il credente – ha spiegato il presidente della Cei – non può mettere mai tra parentesi la sua fede, perché sarebbe mettere tra parentesi se stesso, vivere separato da sé“. “Proprio perché la fede è totalizzante – ha ricordato il presidente della Cei – vale a dire salva tutto l’uomo – e l’uomo è un essere sociale aperto alle relazioni – la fede non può non ispirare ogni ambito e azione, privato o pubblico che sia”. “Chiedere o pretendere che i cristiani che hanno responsabilità pubbliche – ha aggiunto – sospendano la loro coscienza cristiana quando esercitano i loro doveri, è non solo impossibile ma anche ingiusto”. Si tratta, per Bagnasco, di una precisazione necessaria “perché non si concluda erroneamente che il cristiano impegnato in politica fa del confessionalismo e non rispetta il pluralismo culturale e la giusta laicità dello Stato e delle Istituzioni”. “Quando diciamo – ha concluso – che il credente non può mettersi tra parentesi in nessun ambito di vita, neppure quello pubblico e politico, significa che nessun fedele può compromettere o attenuare la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali”.