Cultura & Società

Bambini e mass media, la preoccupazione del Papa

di Andrea Fagioli

Formazione dei bambini e formazione dei media. È una preoccupazione educativa quella che il Papa esprime nel Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, in programma questa domenica 20 maggio sul tema «I bambini e i mezzi di comunicazione: una sfida per l’educazione».

«Le complesse sfide che l’educazione contemporanea deve affrontare sono spesso – scrive Benedetto XVI – collegate alla diffusa influenza dei media nel nostro mondo». E c’è «chi afferma che l’influenza formativa dei media è in competizione con quella della scuola, della Chiesa e, forse, addirittura con quella della famiglia. Per molte persone, la realtà corrisponde a ciò che i media definiscono come tale». Per questo «il rapporto tra bambini, media ed educazione può essere considerato da due prospettive: la formazione dei bambini da parte dei media e la formazione dei bambini per rispondere in modo appropriato ai media. Emerge una specie di reciprocità che punta alle responsabilità dei media come industria e al bisogno di una partecipazione attiva e critica da parte dei lettori, degli spettatori e degli ascoltatori. Dentro questo contesto, l’adeguata formazione ad un uso corretto dei media è essenziale per lo sviluppo culturale, morale e spirituale dei bambini».

Del resto, come ben spiegava padre Nazareno Taddei, che di queste cose se ne intendeva, «la natura ha disposto provvidenzialmente che l’uomo si inserisca nel mondo, prendendo contatto assai gradualmente con le cose e con la società. Fin dai primi momenti della sua apparizione nel mondo (ma si pensi alla gradualità e al misterioso mondo di rapporti nel seno materno), con gli occhietti appena aperti, egli fissa la madre per abituarsi alla conoscenza visiva, e con le manine tenta di toccare quello che si vede innanzi, per abituarsi al rapporto spaziale. Poi vengono i contatti col mondo dei suoni e della loro articolazione; ed è come se egli scoprisse a ogni momento qualcosa di nuovo. Poi i primi passi, l’equilibrio. Verso i 5-6 anni d’età, egli passa la soglia dell’episodico e della realtà vista come tante monadi, e riesce a stabilire connessioni tra i diversi momenti di una stessa azione e anche, un po’ alla volta, tra più azioni tra di loro; ma siamo sempre nel campo, per dir così, del narrativo. Col cosiddetto uso della ragione, il bambino, oltre la connessione narrativa, incomincia a coglierne anche i nessi logici, che riuscirà ad approfondire e a far maturare un po’ alla volta. Nell’adolescenza, il giovane uomo comincia a sviluppare, con l’uso delle facoltà generative, tutta la completezza della sua personalità; sviluppo che continuerà per tutta la vita. E si pensi alle ultime età, quando l’uomo affina sempre di più i contatti che meno hanno di materiale. Orbene, i mass media in genere, ma soprattutto la tv, violentano questa naturale e provvidenziale gradualità: la tv impone al bambino, attraverso la suggestione delle immagini che lo attraggono, di entrare in contatto con delle realtà che sono inadeguate alle sue varie età e che egli peraltro affronta con le capacità della sua età concreta. Prima della soglia delle connessioni narrative, per esempio, egli coglierà solo gli istanti di un racconto, senza saperli inquadrare nel complesso contesto in cui avvengono e che li caratterizza».

Allora, come fare a proteggere i bambini? Il Papa dice che bisogna «essere selettivi nell’uso dei media» e rimanda la responsabilità ai genitori, alla Chiesa e alla scuola. «Il ruolo dei genitori – spiega Benedetto XVI – è di primaria importanza. Essi hanno il diritto e il dovere di garantire un uso prudente dei media, formando la coscienza dei loro bambini affinché siano in grado di esprimere giudizi validi e obiettivi che li guideranno nello scegliere o rifiutare i programmi proposti. Nel fare questo, i genitori dovrebbero essere incoraggiati e sostenuti dalla scuola e dalla parrocchia, nella certezza che questo difficile, sebbene gratificante, aspetto dell’essere genitori è sostenuto dall’intera comunità. L’educazione ai media – spiega ancora il Papa – dovrebbe essere positiva. Ponendo i bambini di fronte a quello che è esteticamente e moralmente eccellente, essi vengono aiutati a sviluppare la propria opinione, la prudenza e la capacità di discernimento… La bellezza, quasi specchio del divino, ispira e vivifica i cuori e le menti giovanili, mentre la bruttezza e la volgarità hanno un impatto deprimente sugli atteggiamenti ed i comportamenti».

«Benedetto XVI si fa, dunque, ancora una volta – come scrive Luigi Zaffagnini in un numero speciale della rivista Edav-Educazione audiovisiva – fermo difensore e sostenitore di una etica del positivo e di una estetica dell’armonia e del bello nei programmi della comunicazione di massa».

«Questo desiderio profondamente sentito di genitori ed insegnanti di educare i bambini nella via della bellezza, della verità e della bontà può essere sostenuto – afferma il Papa – dall’industria dei media solo nella misura in cui promuove la dignità fondamentale dell’essere umano, il vero valore del matrimonio e della vita familiare, le conquiste positive ed i traguardi dell’umanità. Da qui, la necessità che i media siano impegnati nell’effettiva formazione e nel rispetto dell’etica viene visto con particolare interesse ed urgenza non solo dai genitori, ma anche da coloro che hanno un senso di responsabilità civica».

Al contrario, chi produce programmi – compresi film d’animazione e video games – che in nome del divertimento esaltano la violenza, riflettono comportamenti anti-sociali o volgarizzano la sessualità umana, è un perverso la cui colpa è ancora più grave quando questi programmi sono rivolti a bambini e adolescenti. E qui il Papa non usa mezzi termini facendo ricorso alle parole di terribile condanna del Vangelo di Luca: chi scandalizza uno di questi piccoli «è meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino».

Nessuno può infatti negare «che il grande problema legato al futuro di una società – scrive ancora Zaffagnini nell’articolo citato – passa attraverso la capacità delle nuove generazioni di possedere una etica fondata sui valori forti e imprescindibili e su un robusto senso dei doveri nei confronti del tessuto sociale che le circonda».

Il testo integrale del messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali