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BELLETTI (FORUM) A MONTI: AL GOVERNO NON C’E’ POSTO PER LA FAMIGLIA

«Forte è la delusione delle associazioni familiari nel vedere che la famiglia non merita, per questo governo, l’esplicitazione di una delega specifica, di un responsabile che ne curi la condizione» afferma Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari. «Il governo Prodi aveva un ministro per la Famiglia; il primo governo Berlusconi aveva un sottosegretario per le politiche familiari. Il governo Monti: niente. Eppure è chiaro agli occhi di tutti – politici e tecnici! – che senza la protezione assicurata dalle famiglie la crisi avrebbe avuto un impatto devastante sulla vita delle persone e del sistema Paese; senza il risparmio delle famiglie dove sarebbe oggi la tenuta finanziaria ed economica del Paese? Senza la solidarietà familiare chi avrebbe garantito protezione ai giovani che non riescono ad entrare nel mercato del lavoro, alle donne espulse dal lavoro, alle persone fragili cui vengono tagliate risorse e servizi? E come si fa chiedere ulteriori sacrifici alle famiglie, senza tenerle in considerazione? Non si esce dalla crisi senza una rinnovata alleanza con la famiglia».«Per questo – prosegue Belletti – rinnoviamo al presidente Monti la richiesta di un urgente incontro, già contenuta in una lettera che nei giorni scorsi avanzava anche tre richieste specifiche»:  una delega per la famiglia, la discussione «del Piano nazionale per la famiglia, elaborato dall’Osservatorio nazionale della famiglia a partire dalla Conferenza di Milano 2010» e l’adozione del «FattoreFamiglia per dare equità “a misura di famiglia” a tutte le prossime azioni di contrasto della crisi». «Con il FattoreFamiglia  – spiega Belletti – si potrà evitare che nelle manovre fiscali in fase di programmazione, nella revisione della spesa sociale, nelle nuove tariffe dei servizi locali, le famiglie con carichi familiari siano quelle più penalizzate, come è successo fino ad oggi».«Le famiglie sono pronte – conclude il presidente del Forum -, ma vogliono essere protagoniste: occorre considerarle coma una risorsa su cui investire e con cui dialogare, non come un soggetto da assistere».