Vita Chiesa

BENEDETTO XVI AI VESCOVO BRASILIANI: RISCOPRIRE VALORE UNITA’ DELLA CHIESA DOPO DIVISIONI PORTATE DALLA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE

 I rischi insiti nella teologia della liberazione e l’importanza dell’educazione cattolica per la formazione della persona umana sono stati i temi forti del discorso di Benedetto XVI ai vescovi del Brasile, regione Sud 3 e 4, ricevuti stamani in Vaticano in occasione della visita ad Limina. Benedetto XVI ha ricordato la recente ricorrenza del 25.mo anniversario dell’Istruzione Libertatis nuntius della Congregazione per la Dottrina della fede su alcuni aspetti della teologia della liberazione. Un documento, ha rammentato ai vescovi brasiliani, che sottolineava “il rischio che comportava l’assunzione acritica, fatta da alcuni teologi di tesi e metodologie provenienti dal marxismo”. Ed ha ricordato che la ribellione, la divisione, il dissenso, l’anarchia che provocò quel movimento ha creato nelle comunità diocesane del Brasile “grande sofferenza e una grave perdita di forze vive”:Dal Papa l’invito, dunque, a quanti si sono sentiti “attratti, coinvolti e toccati nel proprio intimo da certi principi ingannevoli della teologia della liberazione che si confrontino nuovamente” con quella Istruzione. Ed ha sottolineato, riprendendo la Fides et Ratio, che la “regola suprema” della fede della Chiesa “le proviene dall’unità che lo Spirito ha posto tra la Sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa in una reciprocità tale per cui i tre non possono sussistere in maniera indipendente”. Il Papa ha quindi dedicato gran parte del suo discorso alla cultura cattolica, riferendosi in particolare all’università e alla scuola, volgendo l’attenzione alle comunità accademiche nate all’ombra dell’umanesimo cristiano.La scuola cattolica, è stato il suo auspicio, possa “in una convinta sinergia con le famiglie e con la comunità ecclesiale promuovere quella unità tra fede, cultura e vita che costituisce la finalità fondamentale dell’educazione cristiana”. Pure le scuole statali, “secondo forme e modalità diverse”, è stata la riflessione del Pontefice, possono essere aiutate nel loro compito educativo “dalla presenza di professori credenti – in primo luogo, ma non esclusivamente i docenti di religione cattolica – e da alunni formati cristianamente”, così come attraverso la collaborazione della famiglia e delle comunità cristiane. Ed ha ribadito che “una sana laicità della scuola non implica una negazione della trascendenza, né una mera neutralità di fronte a quei requisiti e valori morali” che sono alla base di una autentica formazione della persona, inclusa l’educazione religiosa.La scuola cattolica, ha proseguito il Pontefice, non può vivere separata dalle altre istituzioni educative. E’ infatti “a servizio della società”, svolgendo un servizio di pubblica utilità “non riservato soltanto ai cattolici”, ma aperto a tutti coloro che desiderano usufruire di una proposta educativa qualificata. Il problema della sua parità giuridica ed economica con la scuola statale, ha detto ancora, potrà essere impostato correttamente “se partiamo dal riconoscimento” del ruolo primario della famiglia, come indicato anche dall’articolo 26 della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo, per il quale “i genitori hanno diritto di priorità nella scelta di istruzione da impartire ai loro figli”.L’impegno plurisecolare della scuola cattolica, ha affermato Benedetto XVI, si situa in questa direzione, spinti dalla forza che fa di Cristo “il centro del nostro processo educativo”. Ha così rivolto il pensiero all’università. La Chiesa, ha rammentato il Papa, “è sempre stata solidale con l’università e con la sua vocazione di condurre l’uomo ai più alti livelli di conoscenza della verità”. Ed ha ringraziato le diverse Congregazioni religiose che hanno fondato e dirigono rinomate università, ricordando al contempo che esse non appartengono a chi le ha fondate o a chi le frequenta, ma sono espressione della Chiesa e del suo patrimonio di fede. (Fonte: Radio Vaticana)