Vita Chiesa

Benedetto XVI, udienza: fiducia in Dio anche in mezzo alle difficoltà

«Il Natale del Signore illumina ancora una volta con la sua luce le tenebre che spesso avvolgono il nostro mondo e il nostro cuore, portando speranza e gioia». Lo ha ricordato stamattina Benedetto XVI, nella catechesi dell’Udienza generale in Aula Paolo VI. Ma «da dove viene questa luce?». «Dalla grotta di Betlemme», dove c’è la «Santa Famiglia». Ma «come può quel piccolo e debole Bambino avere portato una novità così radicale nel mondo da cambiare il corso della storia?». Qui, ha sottolineato il Papa, «riemerge la domanda sull’origine di Gesù». Nei quattro Vangeli «emerge con chiarezza la risposta alla domanda ‘da dove’ viene Gesù: la sua vera origine è il Padre; Egli proviene totalmente da Lui, ma in un modo diverso da qualsiasi profeta o inviato da Dio che l’hanno preceduto». Questa origine dal mistero di Dio «è contenuta già nei racconti dell’infanzia dei Vangeli di Matteo e di Luca, ma anche nel Credo, quando diciamo «per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria». In questa espressione «troviamo che essa include quattro soggetti che agiscono», in modo esplicito lo Spirito Santo e Maria, ma è sottointeso «il Figlio», il quale «rinvia ad un’altra persona, quella del Padre. Il primo soggetto di questa frase è dunque il Padre che, con il Figlio e lo Spirito Santo, è l’unico Dio».

«Questa affermazione del Credo – ha aggiunto – non riguarda l’essere eterno di Dio, ma piuttosto ci parla di un’azione a cui prendono parte le tre Persone divine e che si realizza ‘ex Maria Virgine’. Senza di lei l’ingresso di Dio nella storia dell’umanità non sarebbe giunto al suo fine e non avrebbe avuto luogo quello che è centrale nella nostra Professione di fede: Dio è un Dio con noi. Così Maria appartiene in modo irrinunciabile alla nostra fede nel Dio che agisce, che entra nella storia». A volte, «anche nel cammino e nella vita di fede possiamo avvertire la nostra povertà, la nostra inadeguatezza di fronte alla testimonianza da offrire al mondo. Ma Dio ha scelto proprio un’umile donna, in uno sconosciuto villaggio, in una delle provincie più lontane del grande impero romano». Sempre, «anche in mezzo alle difficoltà più ardue da affrontare, dobbiamo avere fiducia in Dio, rinnovando la fede nella sua presenza e azione nella nostra storia, come in quella di Maria. Nulla è impossibile a Dio! Con Lui la nostra esistenza cammina sempre su un terreno sicuro ed è aperta ad un futuro di ferma speranza». Ciò che accade in Maria, attraverso l’azione dello stesso Spirito divino, «è una nuova creazione: Dio, che ha chiamato l’essere dal nulla, con l’Incarnazione dà vita ad un nuovo inizio dell’umanità».

Questo «ci fa riflettere su come la fede porti anche in noi una novità così forte da produrre una seconda nascita». Infatti, «all’inizio dell’essere cristiani c’è il Battesimo che ci fa rinascere come figli di Dio, ci fa partecipare alla relazione filiale che Gesù ha con il Padre». Benedetto XVI ha fatto notare «come il Battesimo si riceve», perché «nessuno è capace di rendersi figlio da sé: è un dono che viene conferito gratuitamente». Così «solo se ci apriamo all’azione di Dio, come Maria, solo se affidiamo la nostra vita al Signore come ad un amico di cui ci fidiamo totalmente, tutto cambia, la nostra vita acquista un nuovo senso e un nuovo volto: quello di figli di un Padre che ci ama e mai ci abbandona». Gesù, ha proseguito il Papa, «è il Figlio Unigenito del Padre, viene da Dio. Siamo di fronte al grande e sconvolgente mistero che celebriamo in questo tempo di Natale: il Figlio di Dio, per opera dello Spirito Santo, si è incarnato nel seno della Vergine Maria». È «questo un annuncio che risuona sempre nuovo e che porta in sé speranza e gioia al nostro cuore, perché ci dona ogni volta la certezza che, anche se spesso ci sentiamo deboli, poveri, incapaci davanti alle difficoltà e al male del mondo, la potenza di Dio agisce sempre e opera meraviglie proprio nella debolezza. La sua grazia è la nostra forza».

«Un cordiale augurio di serenità e di bene per il nuovo anno». È l’augurio che ha rivolto stamattina Benedetto XVI ai pellegrini di lingua italiana, come a quelli di altre lingue, presenti alla prima Udienza generale del 2013 in Aula Paolo VI. Un saluto alle Missionarie della Scuola dell’Unione di Santa Caterina da Siena partecipanti al Capitolo generale, con l’esortazione «a crescere nel loro generoso impegno di testimonianza evangelica», ai fedeli di Trasacco, accompagnati dal loro pastore mons. Pietro Santoro, e «con speciale affetto e gioia» ai ministranti della diocesi di Tempio-Ampurias. «Cari amici, il vostro servizio all’altare è un compito importante, che vi permette di essere particolarmente vicini al Signore e di crescere in un’amicizia vera e profonda con Lui; comunicate anche ai vostri coetanei il dono di questa amicizia», è stato l’invito. Salutando i giovani, il Papa ha augurato loro «di saper considerare ogni giorno del nuovo anno come un dono di Dio, da accogliere con riconoscenza e da vivere con rettitudine», mentre ha invitato gli sposi novelli a porsi «alla scuola della Santa Famiglia di Nazareth, per imparare a realizzare un’autentica comunione di vita e d’amore».