Vita Chiesa

Betori nuovo arcivescovo di Firenze

Monsignore Giuseppe Betori, Segretario generale della Conferenza episcopale italiana, e finora Vescovo titolare di Falerone, è il nuovo arcivescovo di Firenze (L’ingresso in diocesi). L’annuncio della nomina è stato dato oggi, 8 settembre, in contemporanea a Roma e a Firenze. Betori, 61 anni, è umbro come il suo predecessore, il card. Ennio Antonelli, 72, anni, che il 7 giugno scorso è stato chiamato da Benedetto XVI alla guida del Pontificio consiglio per la famiglia. Ed è stato proprio il card. Antonelli a dare l’annuncio della nomina ai preti fiorentini riuniti all’Eremo di Lecceto per l’annuale assemblea, già programmata da tempo. C’è un curioso “filo rosso” che collega il nuovo arcivescovo con Firenze. Come ha ricordato il nunzio apostolico in Italia, mons. Bertello, “mons. Giuseppe Betori, allora seminarista, nel 1966 era uno dei giovani che andò ad aiutare durante l’alluvione di Firenze, con altri seminaristi ora vescovi: mons. Monari, mons. Bianchi e mons. Coletti”.Mons. Giuseppe Betori è nato a Foligno il 25 febbraio 1947. E’ stato ordinato sacerdote il 26 settembre 1970 e incardinato nella diocesi di Foligno. Ha conseguito la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e il Dottorato in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico.È stato nominato Segretario Generale della Conferenza episcopale italiana ed eletto alla Chiesa titolare di Falerone Il 5 aprile 2001. La sua consacrazione episcopale ha avuto luogo nella cattedrale di Foligno il 6 maggio dello stesso anno. È stato confermato nell’incarico di Segretario Generale della Cei, per un ulteriore quinquennio, il 6 aprile 2006.Ha collaborato a vari Dizionari e alla stesura dei Catechismi italiani ed è autore di numerosi articoli di esegesi biblica pubblicati su varie riviste specializzate. Questi gli incarichi più significativi da lui ricoperti: Docente di antropologia biblica e di esegesi biblica; Preside dell’Istituto Teologico di Assisi; Parroco; Assistente diocesano dell’Azione Cattolica; Direttore del Centro Regionale di Pastorale; Segretario del Sinodo Diocesano; Direttore dell’Ufficio Catechistico della Conferenza episcopale italiana; Coordinatore del Convegno Ecclesiale Nazionale di Palermo; Sottosegretario della Cei. Nell’ambito della Conferenza episcopale italiana è anche Presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione “Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena” e della Commissione presbiterale italiana.L’ingresso in diocesi L’ANNUNCIO A ROMAUn quarto d’ora prima dell’annuncio, si avverte una certa trepidazione. Gli uscieri discutono di cravatta o meno. Ma fino a pochi minuti prima di mezzogiorno, la sala con il tavolo ovale dove a Roma si riunisce il Consiglio permanente della Cei resta pressoché deserta. I primi ad arrivare sono i giornalisti del Sir, di Avvenire, di Sat 2000 e di Blu Sat. Fuori la circonvallazione Aurelia ribolle di caldo e di traffico in un otto settembre praticamente estivo. All’interno l’aria è mitigata dal condizionatore. D’un tratto la sala si riempie. Arrivano i direttori e i collaboratori degli Uffici della Conferenza episcopale. Ci sono più laici che preti: un segno dei tempi. Entra il nunzio apostolico in Italia, monsignor Giuseppe Bertello, e con lui monsignor Giuseppe Betori.«Siamo qui per un annuncio tanto atteso – esordisce Bertello senza preamboli –: la nomina di monsignor Betori a nuovo arcivescovo di Firenze». Parte un lungo applauso che lo stesso Betori cerca di interrompere facendo cenno con le mani, ma non ci riesce. Solo Bertello ottiene il silenzio annunciando una notizia che ancora non ha letto sui giornali: «Monsignor Giuseppe Betori, allora seminarista, nel 1966, andò a Firenze all’indomani dell’alluvione per aiutare la città e con lui c’erano altri seminaristi che sarebbero diventati vescovi: monsignor Bianchi, monsignor Coletti e monsignor Monari» (tre su quattro toscani di fatto o d’adozione). Da qui il «filo rosso» con la sua nuova diocesi «dove certamente porterà la ricchezza del suo bagaglio culturale, ma soprattutto il suo zelo sacerdotale e apostolico».«È davvero un buon prete», suggerisce qualcuno con un’affermazione che suona come un apprezzamento sincero, per niente riduttivo. «Con lui vi troverete bene», dice il collega di Avvenire. «Avrete un arcivescovo che lavorerà e farà lavorare», aggiunge don Mauro Rivella che di Betori indica tre caratteristiche: la spiritualità biblica, l’umanità dal tratto signorile e delicato, la laboriosità: «Ci ha fatto lavorare perché lui ha sempre lavorato per primo», precisa il direttore dell’Ufficio giuridico della Cei. «Anche la domenica!», commenta ad alta voce uno degli uscieri provocando una risata generale, segno dell’affetto e della confidenza, oltre che della stima, che Betori si è guadagnato in quasi 25 anni di vita sacerdotale passati alla Cei di cui sette e mezzo come segretario generale. Doveroso quindi il grazie di Betori al cardinale Angelo Bagnasco («che in questo momento sta celebrando Messa a Betlemme e mi sta ricordando in Terra Santa») e al cardinale Camillo Ruini («che sta pregando per me al Santuario del Divino Amore»), ma anche a tutto il personale della Conferenza episcopale italiana.Poi lo «sguardo al nuovo», a quel popolo di Firenze che sente già «suo», a quella «gente con la quale so di dover vivere come cristiano e con la quale devo spendermi come vescovo», senza nascondere la «trepidazione» nel misurarsi «con una diocesi di grande storia, antica e recente», in cui «le debolezze di alcuni non offuscano l’immagine di fedeltà e servizio al Vangelo, nella cooperazione al bene comune».Nelle poche battute che è possibile scambiare con il nuovo arcivescovo una domanda da parte sua di cui sa già la risposta: «Come chiamate a Firenze quei giovani che nel 1966 accorsero in aiuto della città alluvionata?». «Angeli del fango», rispondo. «Ecco io spero – dice Betori facendo riferimento alla definizione che la Chiesa antica dava del ministero episcopale (“i vescovi sono angeli della loro Chiesa”) – di essere come vescovo un angelo della Chiesa di Firenze».Alla Cei si fa festa: oltre le porte della sala si spalancano quelle del buffet. Ma prima tutti in fila per il saluto. Per quasi tutti è un «arrivederci, eccellenza». Per uno, il sottoscritto, è un «benvenuto a Firenze» a nome di Toscanaoggi.

Andrea Fagioli

L’ANNUNCIO A LECCETOÈ stato accolto con gioia, a Firenze, la nomina di monsignor Giuseppe Betori. L’annuncio, in contemporanea con Roma, è stato dato dal cardinale Ennio Antonelli all’Eremo di Lecceto, davanti all’assemblea dei preti e dei diaconi della Chiesa fiorentina riuniti per la tradizionale assemblea di apertura dell’anno pastorale. Dopo l’annuncio, Antonelli ha voluto tracciare brevemente il profilo del suo successore rivelando anche un piccolo segreto: “Quando nel 2001 fu nominato mio successore alla segreteria della Cei gli dissi: se avrai pazienza di aspettare dieci anni, sarai mio successore anche a Firenze. Così è stato, persino prima del previsto!”. Il cardinale Antonelli ha quindi letto il messaggio che monsignor Betori ha inviato alla Chiesa fiorentina. Una lettera accorata e sincera, che i preti fiorentini hanno molto apprezzato. “Fin dalle sue prime parole – commenta il Vescovo ausiliare di Firenze, Claudio Maniago – monsignor Betori ha saputo sintonizzarsi con la Diocesi”. Alle parole di mons. Maniago fanno eco quelle dell’economo diocesano, mons. Fabrizio Porcinai: “Dal messaggio traspare un grande desiderio di costruire un rapporto profondo con la città”. “Una bella lettera – sottolinea anche il rettore del Seminario, mons. Stefano Manetti -: non sapevo della presenza di monsignor Betori tra i volontari dell’Alluvione, è un bel biglietto da visita per presentarsi ai fiorentini”. Dopo l’annuncio dato al clero, le porte dell’Eremo di Lecceto si sono aperte ai giornalisti. Davanti ai microfoni, il Cardinale Antonelli si è voluto soffermare soprattutto su due aspetti del suo successore. Innanzitutto, le sue doti di grande organizzatore: “È un genio dell’organizzazione, unisce intelligenza, passione, coraggio, creatività. Ha tante idee e sa realizzarle, se trova un ambiente favorevole e collaborativo. Per questo chiedo ai fiorentini di accoglierlo con fiducia e spirito costruttivo”. Il secondo tratto che ha voluto sottolineare è quello dell’apertura al dialogo e all’amicizia: “Monsignor Betori ha una grande capacità di entrare in relazione con tutti: è saldo sui valori cristiani, ma sa costruire buoni rapporti con i non credenti o con chi appartiene ad altre religioni. Sono doti che sicuramente i fiorentini impareranno presto ad apprezzare”. (Riccardo Bigi) IL COMUNICATO DELLA DIOCESI“La Chiesa fiorentina esprime un vivo ringraziamento al Santo Padre per la scelta di un vescovo che già da tanti anni serve con passione e generosità la Chiesa e attende nella preghiera di incontrare il nuovo pastore nella celebrazione d’inizio del ministero pastorale, in data che sarà prossimamente definita”. E’ quanto si legge in un comunicato dell’arcidiocesi di Firenze, diffuso oggi. “Particolare sensibilità – si legge ancora nella nota, firmata da don Bruno Simonetto, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali diocesano – mons. Betori ha manifestato anche nell’ambito del dialogo ecumenico ed interreligioso e nel confronto con i politici di tutti gli orientamenti, mantenendo peraltro sempre ferma fedeltà agli enunciati del magistero e ai principi della comunione ecclesiale”. GLI AUGURI DI CLAUDIO MARTINI«Un rispettoso e sincero benvenuto a Firenze, e in Toscana, al nuovo arcivescovo di Firenze di cui bene conosciamo la competenza biblica, la profondità culturale, la passione per le sfide della contemporaneità, la grande esperienza nel governo della Chiesa e dal quale siamo certi giungeranno parole e azioni di notevole interesse per l’intera comunità fiorentina e toscana». Così Claudio Martini, presidente della Regione Toscana, in un telegramma inviato a mons. Giuseppe Betori subito dopo aver appreso la notizia della sua nomina ad arcivescovo di Firenze. «Mi auguro di poterla incontrare presto in una città e in una regione che la attendono con fiducia e che bene conoscono l’importanza degli stimoli derivanti da un corretto rapporto fra la dimensione temporale e quella spirituale», ha aggiunto Martini, che ha anche colto l’occasione per esprimere «un sincero saluto e augurio» al card. Ennio Antonelli per il suo importante nuovo incarico, in Vaticano, alla guida del Pontificio Consiglio per la Famiglia. I SALUTI DI RENZI E DOMENICI«Con la nomina ad arcivescovo di monsignor Betori, diamo il benvenuto ad un uomo di esperienza, disponibile al dialogo e al confronto, che ha già dimostrato capacità positive con il lavoro svolto all’interno della Cei». Con queste parole il Presidente della Provincia, Matteo Renzi, si è felicitato per l’incarico che il Papa ha affidato a mons. Giuseppe Betori. «La sua nomina – continua Renzi arricchisce non solo la diocesi ma il territorio fiorentino di un interlocutore alto e appassionato, un “angelo del fango” che ha amato la nostra città ben prima di poter sapere che vi avrebbe avuto un destino come pastore. Siamo ansiosi di accoglierlo e di poterci confrontare con lui, animando quel confronto tra cupola e campanili che ha fatto crescere credenti e non credenti in storia e umanità. Un saluto dunque al Vescovo Giuseppe e un sentito ringraziamento al Cardinale Ennio Antonelli per il prezioso lavoro che ha svolto in favore della nostra città».Parole di calorosa accoglienza anche da parte del sindaco Leonardo Domenici: «A nome di Firenze e dei fiorentini voglio esprimere un sincero benvenuto a monsignor Giuseppe Betori, nominato dalla Santa Sede arcivescovo della nostra città». Domenici ricorda, nel suo saluto, i profondi cambiamenti e le questioni sociali che toccano Firenze e si augura di poter proseguire, «come è tradizione nella città di La Pira e don Facibeni», il rapporto di collaborazione fra l’amministrazione comunale e la Diocesi fiorentina, «sempre nel reciproco riconoscimento dei ruoli ma con l’obiettivo di perseguire il bene comune e collettivo». «Voglio esprimere all’arcivescovo Betori, figura di alto valore intellettuale, i migliori auguri per il suo incarico pastorale – conclude Domenici – e mi auguro di poterlo incontrare presto dopo il suo insediamento a Firenze». SALUTO DEL NUOVO ARCIVESCOVO ALLA CHIESA E ALLA CITTÀ DI FIRENZE Fratelli e Sorelle carissimi, avevo poco più di 19 anni quando, all’indomani del 4 novembre 1966, insieme ad alcuni amici del Seminario Lombardo di Roma decidemmo di partire notte tempo alla volta di Firenze. Ricordo ancora, non senza emozione, l’impatto devastante dell’acqua e del fango che invadevano la città, e lo sguardo attonito di tanti, specie bambini e anziani, di fronte a ciò che li circondava. Furono momenti di paura e di fatica, ma anche di solidarietà e di speranza. Su tutto alla fine sembrò prevalere un senso di liberazione: ogni oggetto che veniva tratto in salvo, ogni casa restituita alla vita era un dono che ridonava luminosità allo sguardo di qualcuno. Quei giorni mi svelarono una cosa che non avrei più dimenticato: la bellezza ferita eppure composta e al dunque inviolabile di questa città, delle sue pietre e della sua gente.Il ricordo è per introdurre una confidenza. Quando mi è stata comunicata la decisione del Santo Padre di inviarmi a Firenze come Arcivescovo, mi è sembrato per un attimo di risentire il frastuono e la convulsione di quei giorni. Questa volta erano le acque impetuose della mia personale trepidazione, consapevole come sono della distanza che sempre rimane tra il dono di Dio e la limitatezza dell’uomo. E tuttavia proprio quel ricordo giovanile mi ha accompagnato da subito nella preghiera per Voi e, nell’attesa di incontrarVi, mi ha confortato. Mi sono accorto così, con il passare dei giorni, che la mia era certo trepidazione, ma non timore, perché nulla può impaurire un discepolo che vuole seguire Gesù, essendo certo il Suo sostegno sempre affidabile. L’unico timore che ci è dato di nutrire è quello verso Dio, e si traduce non nella paura ma in obbedienza e dedizione. Sono proprio questi gli atteggiamenti di fondo con i quali fin da ora vorrei presentarmi a Voi: obbedienza al Signore e dedizione al Suo popolo, perché la testimonianza di Lui possa risplendere in noi e possiamo insieme rifrangerla sulla città e il territorio in cui è posta la tenda della nostra Chiesa, diventando, secondo il precetto di Gesù (cfr Mt 5,13-16), sale e luce per la terra in cui siamo chiamati a vivere la nostra fede.So che il Signore mi manda a una Chiesa singolare per storia, arte e temperamento civile. Tanta ricchezza ridonda fino ai giorni presenti, pur non privi di difficoltà e ombre. Anche oggi, infatti, non mancano i segni della santità, le tracce della bellezza, i cercatori della verità, i testimoni dell’amore. Chi crede e ama, sa che la speranza prevale, e tutto vince. Per questo, a ognuno di Voi, guardandolo distintamente negli occhi, chiedo di aprirsi senza remore all’ascolto della Parola che genera la fede e alla comunione che valorizza tutti i doni e che è premessa della missione. Ognuno secondo il proprio ministero, carisma e condizione di vita: sacerdoti e diaconi, religiose e religiosi e tutti i consacrati, fedeli laici, donne e uomini; e poi anziani, adulti, giovani, ragazzi, fanciulli con tutte le famiglie, e una esplicita preferenza per quanti sono nella sofferenza, specialmente a causa di disabilità o malattie, e per quanti sono afflitti dalla povertà nelle sue varie forme. A tutti offro disponibilità all’ascolto e al dialogo, chiedendo a mia volta di essere accolto e aiutato a svolgere il mio servizio per la crescita comune. Mi piace parlare di questo servizio con le parole dell’apostolo Paolo: «preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo» (Ef 4,12-13). Non c’è un modo più efficace per dire quello che ci attende, quello che a partire da oggi sarà il senso di ogni mio pensiero e di ogni mio passo, a cui chiedo si uniscano i vostri pensieri e i vostri passi, perché insieme abbiamo a camminare verso quella concordia e quella pace di cui Firenze è stata nel mondo un faro luminoso. E dovrà continuare ad esserlo, attraverso una nuova creatività. È questo che sentiamo come nostro imprescindibile dovere e questo ci domandano anche quanti – non credenti o credenti di altre esperienze religiose – condividono con noi l’umana esperienza in Firenze e nelle altre città e paesi di questo territorio: anche a loro va il mio saluto rispettoso e cordiale, nella certezza che sia possibile operare solidalmente nella ricerca del bene comune. L’ora di Firenze non appartiene al passato. Non si spegne il genio di una città e di una terra se il braciere di Dio continua ad ardervi e a purificare i cuori, se le intelligenze continuano a interrogarsi e a cercare, se le volontà riescono a uscire dal proprio guscio e si proiettano verso traguardi inediti, commisurati alle sfide e alle responsabilità. La mia nomina viene resa nota nel giorno in cui, più di sette secoli fa, fu posta la prima pietra della nostra Cattedrale: è una felice coincidenza, che a tutti ricorda come le promesse di Dio si dischiudono a ogni tornante della storia, in ogni stagione in cui si edifica la Chiesa, che poggia sulla pietra angolare che è Cristo, Fiore sbocciato dal seno verginale di Maria. A me viene chiesto – per grazia − di continuare ora l’opera che i miei predecessori hanno orientato nei tempi passati, fino agli ultimi: il cardinale Silvano Piovanelli e il cardinale Ennio Antonelli, chiamato a una nuova significativa missione a servizio della Chiesa universale. A loro e a tutti i pastori dell’Arcidiocesi fiorentina va in questo momento il mio pensiero e la mia gratitudine. A tutti Voi chiedo fin da ora il dono di una preghiera come supplica d’amore, perché alla mia indigenza soccorra la potenza del Signore. Così uniti, non ci mancherà la potente intercessione della Vergine Maria, della cui nascita oggi facciamo memoria, quella di San Giovanni Battista, di San Zanobi, di tutti i Santi e i Beati della Chiesa fiorentina, alla cui protezione affido me, il mio ministero, la città di Firenze e le città e i paesi dell’Arcidiocesi tutta. Roma, 8 settembre 2008 Memoria della Natività della Beata Vergine Maria + Giuseppe BetoriArcivescovo eletto di Firenze