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Brexit: vescovi inglesi dicono no al programma di registrazione «Settlement Scheme» per cittadini Ue

Il governo inglese lancerà presto un programma di registrazione - il «Settlement Scheme» - rivolto ai cittadini dell'Ue che vivono in Inghilterra, per accedere ad «una via legale» di soggiorno, dopo il Referendum del 2016 che ha decretato il divorzio dell'Inghilterra dall'Ue. Ma la Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles si «oppone fermamente» a questa decisione perché «addebita alle persone la garanzia di diritti che già detengono».

«Questo non solo è privo di principi», scrive in un durissimo comunicato il vescovo Paul McAleenan, responsabile per le migrazioni e il diritto di asilo della Conferenza episcopale, «ma creerà ulteriori barriere» per le fasce più vulnerabili, «le famiglie numerose e le persone che hanno difficoltà finanziarie». Per questo motivo la Conferenza episcopale inglese ha presentato già molti comunicati su questi temi ai ministri competenti e ai gruppi di lavoro istituiti al ministero dell’Interno per discutere ulteriormente sul «regime di insediamento» e continuerà a farlo. Nel comunicato il vescovo McAleenan esprime a nome della Chiesa cattolica in Inghilterra e Galles «solidarietà» a tutti i cittadini dell’Ue che hanno fatto qui la loro casa e poiché «la maggior parte è cattolica, questa – spiega il vescovo – è una preoccupazione pastorale speciale per noi».

Il vescovo tiene a sottolineare «l’ampio contributo che le persone di tutta Europa hanno apportato alla nostra società. Sono parte integrante e apprezzata delle nostre parrocchie, scuole e comunità». E aggiunge: l’immigrazione dall’Europa «non ha minato le opportunità per i cittadini britannici» ma, al contrario, «ha portato notevoli benefici economici e sociali». Dopo il referendum del 2016 molte persone anche europee che vivono in Uk, «hanno affrontato profonde incertezze e insicurezze sul loro futuro. Nonostante le rassicurazioni offerte dai politici», «alla gente sono state date troppe poche informazioni o impegni vincolanti sul loro diritto di soggiorno. Per alcuni questo è stato aggravato dalla spaventosa crescita dei reati di odio, che li ha lasciati sentire sgraditi o addirittura minacciati nel Paese che è diventato la loro casa». I vescovi sono soprattutto preoccupati per le persone più vulnerabili, che possono incontrare difficoltà nell’accedere praticamente al programma, lasciando il loro status di immigrazione a rischio.

Per questo i vescovi si appellano alle parrocchie, alle scuole e alle organizzazioni cattoliche affinché aiutino e facciano conoscere il piano del governo segnalando i siti ufficiali per prendere informazioni e registrarsi.