Toscana

Campo internazionale a «La Vela»: l’impegno dei giovani per un futuro di pace e di giustizia

«In un mondo complesso e in continuo cambiamento, scosso da importanti eventi che modificano l’equilibrio geopolitico di determinate aree, sentiamo l’impegno che le generazioni che ci hanno preceduto non hanno conosciuto a questi livelli. Questo impegno ci chiama ad essere attivi su scala globale, non limitati da confini nazionali o da culture, società e religioni differenti». Si apre così il documento conclusivo redatto dai partecipanti al Campo internazionale, chiusosi oggi al Villaggio La Vela di Castiglion della Pescaia. Un’esperienza, quella promossa dall’Opera per la Gioventù Giorgio La Pira, in collaborazione con altre realtà del mondo giovanile, che ogni anno mette insieme un centinaio di giovani provenienti, oltre che dall’Italia (tra loro anche tre giovani musulmane), anche dalla Russia (sia ortodossi che cattolici), dal Medio Oriente (israeliani e palestinesi, sia ebrei che cristiani) e dall’Africa (Angola, Camerun, Costa d’Avorio, Gabon, Marocco, Repubblica Democratica del Congo). Presenti anche giovani da Albania, Ucraina e Yemen. «Studenti e lavoratori – si legge ancora nel documento – che hanno condiviso al Villaggio “La Vela” giorni di discussione e di divertimento in un’atmosfera di amicizia e dialogo». Tema di questa edizione del Campo internazionale era «Generazioni in cammino: attivismo, ricerca e spiritualitá nel nuovo millennio», che i giovani hanno affrontato confrontandosi tra loro e con l’aiuto di esperti, come Gianni Piccinelli della Seconda Università di Napoli, Giovanni Scotto presidente del corso di laurea in Sviluppo e Cooperazione dell’Università di Firenze, Riccardo Moro, già presidente della Fondazione Giustizia e solidarietà della Cei, Cecilia Dall’Oglio, coordinatrice delle attività italiane della FOCSIV, Massimo Toschi, Sumaya Abdel Qader, presidente delle associazioni giovanili musulmane d’Europa, il rabbino Joseph Levi della Comunità ebraica di Firenze, Izzedin Elzir imam della moschea di Firenze e presidente UCOOI.

Per i giovani partecipanti l’«attivismo» «è uno sforzo comune che richiede una base forte e solida, e un’ampia preparazione» che sappia vincere «l’indifferenza, alimentata dal consumo continuo e superficiale di prodotti mass-mediali», attraverso il «coinvolgimento e una continua formazione personale». Importante – scrivono ancora – è «cercare e selezionare gli strumenti adatti a raggiungere obiettivi più importanti, facendo tutto il possibile per limitare l’uso della violenza». In una ricerca personale che ha un ruolo importante «nella formazione di uno stile di vita attivo e responsabile».

«Insegnare ed educare – si legge ancora nel documento conclusivo del Campo – sono i mezzi principali attraverso cui è possibile formare gruppi capaci di pensiero critico, seguendo le orme di modelli delle generazioni passate, ma capaci di adattarli a una mutevole condizione storica».

In un momento di grave crisi della politica i giovani sottolineano come essa «dovrebbe essere considerata per definizione un servizio alla comunità, indipendentemente da standard sempre più bassi causati dalla corruzione dei singoli individui. Essere attivi positivamente in politica non vuol dire solo esprimere il proprio dissenso votando, protestando, manifestando, promuovendo e firmando petizioni etc.; è anche uno stimolo a partecipare alla politica istituzionale nello sforzo di riportarla alla sua nobiltà originale».

In un campo caratterizzato dalla presenza di giovani di diverse fedi (cattolici, russo-ortodossi, ebrei, islamici) è importante la sottolineatura che alla base di ogni «attivismo» ci deve essere «una profonda spiritualità, una bussola etica e morale che ispiri e guidi le nostre azioni». Una spiritualità che «non è qualcosa che appartiene solo alle religioni, ma è un ponte tra credenti e non credenti, un tesoro di valori condivisi che porta le persone a prendersi cura l’uno dell’altro. Questa dimensione interiore ci fornisce l’energia e la volontà necessarie ad abbandonare il nostro istintivo egoismo, così che possiamo aiutare gli altri senza alcun interesse personale».

Il documento si conclude con una citazione da Giorgio La Pira e il ricordo del 50esimo anniversario della dichiarazione finale della Conferenza Internazionale della Gioventù per la Pace e il Disarmo, che i partecipanti hanno sottoscritto a loro volta in Palazzo Vecchio, lunedì 11 agosto (leggi), alla presenza del sindaco Dario Nardella. “Le generazioni nuove di tutti i popoli della terra – questa la citazione da La Pira – convenute a Firenze alzano dalla terrazza di Palazzo Vecchio il loro sguardo pieno di speranza verso le nuove frontiere storiche del mondo – le frontiere della pace, dell’unità, della libertà, della elevazione spirituale e civile di tutte le genti – e si impegnano di attraversarle insieme e di costruire insieme la nuova, universale, pacificata e fraterna casa degli uomini”. «Così facendo – scrivono i giovani – , ci impegniamo ad aderire agli stessi principi che hanno guidato i giovani radunati da Giorgio La Pira a Firenze, profondamente convinti che il mondo abbia bisogno del contributo di tutti e ciascuno di noi per costruire un futuro di pace e giustizia».

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