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CARD. BAGNASCO: CORDOGLIO PER ASSURDA STRAGE IN AFGHANISTAN

“Profondissimo cordoglio” per i sei soldati italiani caduti in Afghanistan, “vittime di un attentatore suicida”. Ad esprimerlo è stato oggi il card. Angelo Bagnasco, nella prolusione al Consiglio permanente della Cei (testo integrale), ricordando anche gli altri quattro soldati “gravemente feriti”, e i civili afgani morti o feriti. Per il presidente della Cei, “non è esagerato parlare di strage, tanto più assurda se si pensa ai compiti assolti dalla forza internazionale che opera in quel Paese e allo stile da tutti apprezzato con cui si muove in particolare il contingente italiano”. “Non è un caso che questo lutto, com’era successo per la strage di Nassiriya – le parole del cardinale – abbia toccato il cuore dei nostri connazionali, commossi dalla testimonianza di altruismo e di dedizione di questi giovani” e stretti intorno “alle famiglie dei colpiti con una partecipazione corale al loro immane dolore”. Il card. Bagnasco ha anche espresso “partecipazione al grave lutto che ha colpito la diocesi di Padova con l’assassinio di don Ruggero Ruvoletto”, missionario “fidei donum” impegnato nella periferia di Manaus, capoluogo dello Stato brasiliano dell’Amazzonia. Un delitto che, per la Cei, “da una parte segnala il clima di crescente violenza cui è esposta quella importante regione del Brasile, e dall’altra ci conferma sulle condizioni di pericolo alle quali è comunque esposto il lavoro missionario”.Il card. Bagnasco, che ha dedicato circa un terzo della sua prolusione al Consiglio permanente della Cei alla terza enciclica del Papa, “Caritas in veritate”, ha poi lanciato un grido d’allarme: “Se cresce la ricchezza del mondo ma aumentano le disparità, nessuno può ritenersi tranquillo”. “Se continua lo scandalo di un supersviluppo dissipatore a fronte di povertà sempre più desolanti – ha proseguito – se le distorsioni gravi e gli effetti deleteri di un’attività finanziaria mal utilizzata quando non speculativa continuano a ricadere sulla fasce più indifese della popolazione mondiale, se la corruzione e l’illegalità non vengono arginate e superate, se i vari protezionismi economici e culturali non sono riconsiderati, se le politiche degli aiuti internazionali non seguono una logica meno auto-referenziale e dunque più efficiente, se i piani di cooperazione intergovernativi non approdano a concrete e verificate realizzazioni, se gli organismi internazionali non recuperano uno scatto di iniziativa, se i poteri pubblici non sapranno rinnovare la loro capacità di presa sui problemi, e se proporzionatamente non crescerà una più sentita partecipazione dei cittadini alla ‘res publica’, allora davvero questa crisi si sarà dispiegata invano”. Citando poi il recente G8 de L’Aquila, il cardinale ha auspicato la concretizzazione del Fondo annunciato per ”fronteggiare la grave emergenza alimentare”. Sir