Toscana

C’era una volta il medico di famiglia

di Simone Pitossi

C’era una volta il medico condotto. In campagna girava col calesse, in città con la bicicletta. Poi con la lambretta o l’utilitaria. Soprattutto nei paesi era un’istituzione. Insieme al prete, al sindaco e al maresciallo dei carabinieri. Nel suo lavoro faceva l’internista, il dentista, l’ostetrico. Nel tempo questo lavoro è cambiato. E, di riforma in riforma, siamo arrivati al medico di famiglia. Che, spesso, non si trova, visita a domicilio di rado. Oggi, in Toscana, potremmo essere alle porte di un’altra rivoluzione. La sigla di questa riforma – se volete anche un po’ freddina – è «Aft» che sta a significare «Associazioni funzionali territoriali». Cosa significa? Che medici di famiglia, ma anche medici di guardia medica, specialisti e infermieri lavoreranno in equipe dentro ambulatori dedicati sui quali poggerà gran parte della futura assistenza sul territorio. La riforma è il frutto di un accordo che darà gambe operative a quanto già previsto dal contratto nazionale dei medici di medicina generale. L’accordo sarà firmato nella nostra regione tra fine settembre e l’inizio di ottobre – così assicurano le fonti regionali – e poi, nel giro di alcuni mesi, partirà la fase operativa in tutta la regione. Promotori dell’iniziative l’assessore alla sanità Luigi Marroni e dal segreterio regionale della Fimmg (federazione italiana medici di medicina generale) Vittorio Boscherini.

In sintesi le future AFT saranno aggregazioni di medici (25-30 la dimensione ottimale) che permetteranno un’integrazione fra vari medici di medicina generale, medici di guardia medica, ma anche specialisti e infermieri. I cittadini potranno rivolgersi a questi ambulatori integrati e risolvere in gran parte problemi che oggi vengono delegati al Pronto Soccorso quando non addirittura al ricovero ospedaliero.«Siamo alla vigilia dell’accordo – spiega l’assessore Luigi Marroni – con il quale intendiamo operare un importante cambiamento che darà più qualità, più integrazione e più appropriatezza al servizio dei cittadini. Intendo rassicurare tutti sul fatto che non sparirà il medico di famiglia, sulla cui figura anzi faremo un grosso investimento, e non sparirà la guardia medica, ma offriremo un servizio integrato evitando in molti casi ricoveri inappropriati e risparmiando tempo e denaro per i cittadini ed il servizio pubblico». «Si potranno fare esami del sangue – sottolinea l’assessore – o magari radiografie, ma anche ecografie, medicazioni e anche prestazioni domiciliari a pazienti cronici. Ci sarà inoltre un coordinatore che sarà incaricato di tenere i rapporti con gli ospedali, in modo che il gruppo si possa far carico del paziente quando sarà dimesso dopo un ricovero, oppure inviarlo all’ospedale nel caso in cui non si possa risolvere il suo problema all’interno del presidio territoriale». Ma dove avranno sede? «L’accordo è ancora in fase di perfezionamento – continua Marroni –. Ma le sedi potranno essere messe a disposizione del servizio sanitario, oppure da enti locali, o anche essere strutture fornite dai medici stessi. Quello che è importante è – conclude l’assessore – che i cittadini sappiano che avranno una possibilità ulteriore che potrà coprirli tutti i giorni dell’anno, grazie all’integrazione dei medici di famiglia, della guardia medica, degli specialisti e degli infermieri e permetterà loro di evitare di ricorrere all’ospedale per molte incombenze. Il servizio sanitario eviterà così molti codici bianchi in coda al Pronto Soccorso e tutti, ci auguriamo, ne trarremo beneficio in termini di risparmio di tempo, di code e di spese».

E per dare concretezza al risparmio due dati forniti dal segretario della Fimmg. Un ricovero costa in media oltre 3500 euro, un paziente curato dal medico di base costa in media 382 euro all’anno. I medici di base in Toscana sono in totale 2850. Nella nostra regione ci sono già circa 1.000 medici attivati su questo versante. Perché l’esperienza delle associazioni di medici è già partita da tempo, anche se in via sperimentale, soprattutto con la «sanità di iniziativa», e quindi in riferimento ad alcune particolari patologie, come diabete e scompenso cardiaco. Da dove si comincerà? Sicuramente da Firenze – fanno sapere dall’assessorato – ma anche in molte altre zone, un po’ a macchia di leopardo.

La scheda

Le AFT dovrebbero interessare un’area tra i 25-30 mila abitanti per i quali saranno in servizio 20-25 medici che garantiranno assistenza ai cittadini ogni giorno della settimana dalle 8 alle 24 e permetteranno un’integrazione fra vari medici di medicina generale, medici di guardia medica, ma anche specialisti e infermieri.

I cittadini potranno rivolgersi a questi ambulatori integrati e risolvere in gran parte problemi che oggi vengono delegati al Pronto Soccorso quando non addirittura al ricovero ospedaliero.Per quanto riguarda l’attività notturna, in caso di necessità, si farà ricorso all’emergenza del 118.

In queste nuove strutture i medici di famiglia lavoreranno in equipe e nomineranno un coordinatore, che avrà il compito di essere il trait d’union anche con le altre strutture sanitarie, ospedale in primis.

La nuova organizzazione, che ricalca quella già prevista dall’Accordo collettivo nazionale, consentirà al paziente di avere una continuità assistenziale sette giorni su sette.

Nei nuovi presidi si potrà inoltre avere la possibilità di accedere con facilità a una diagnostica di primo livello per fare esami o radiografie.

Tanti i dubbi e le perplessitàA che punto è la trattativa sulla riorganizzazione della medicina generale annunciata per settembre dalla giunta regionale? Sono state coinvolte tutte le categorie dei medici? Su quali piattaforme e secondo quale calendario d’ascolto dei sindacati? Eccole qui, in sostanza, le domande che il vicepresidente della Commissione sanità Stefano Mugnai (Pdl) rivolge all’assessore Marroni. Il fine, secondo il consigliere regionale, è quello di ottenere chiarezza su una riforma annunciata anche in fase di comunicazione istituzionale, ma della quale non sono stati ottenuti tutti i dettagli.

«L’assistenza territoriale – scrive Mugnai nella premessa della sua interrogazione urgente – è un servizio garantito ai cittadini dal Sistema sanitario nazionale che comprende i medici di famiglia (medici di medicina generale), il servizio di guardia medica, il sistema di emergenza-urgenza territoriale (118) e la diffusione ambulatoriale per le prestazioni diagnostiche». «Si apprende – continua il consigliere – dalla comunicazione istituzionale dell’assessore alla salute che i soggetti sopra richiamati entreranno a far parte di associazioni funzionali territoriali (Aft), che secondo le comunicazioni avranno sede nelle Case della Salute». I dubbi di Mugnai sono molteplici: «Sempre dalle comunicazioni istituzionali dell’assessorato – ricorda infatti il Vicepresidente della Commissione sanità – la trattativa sull’accordo avrebbe riguardato soltanto un sindacato medico (la FIMMG, Federazione Italiana Medici di Medicina Generale)». Per di più: «In questa riorganizzazione, il servizio di guardia medica sarà cancellato totalmente». Mugnai ricorda «le parole usate dall’assessore Marroni sulle comunicazioni riguardanti la spending review e cioè che a fronte di riorganizzazioni dettate da ristrettezze economiche deve essere garantita l’invarianza dei servizi per i cittadini». Per questo ritiene «opportuno capire la ratio della riorganizzazione».

Anche tra i medici chi avanza dubbi e perplessità sulla proposta degli Aft. In primo luogo, uno dei sindacati dei medici di famiglia. «La fissa di intruppare i Medici è arrivata anche da noi in Toscana – afferma Sergio Baglioni, Responsabile Nazionale del Centro Studi Nazionale dello Snami – dove vogliono sperimentare delle nuove strutture, chiamate incautamente “ospedaletti di quartiere”, a discapito della attuale organizzazione. Invece di migliorare il Sistema Sanitario attuale e potenziarlo si vorrebbe dare un colpo di spugna ad un modello che funziona, anche se perfettibile, rischiando così di buttare il bambino con l’acqua sporca. Agendo così e millantando la concertazione si fa finta di ignorare che la stragrande maggioranza dei medici non è rappresentato da quel Sindacato che fa gli accordi con la parte pubblica, anzi non si sottolinea che tutti quanti ne prendiamo pubblicamente le distanze».