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CHIESA CONTRO MAFIA: SOLIDARIETA’ A DON PANIZZA PER L’ATTENTATO AL CENTRO “LUNA ROSSA”

“Osare è un’esortazione per tutti: per la Chiesa perché prosegua con zelo la sua missione di evangelizzazione e di educazione, insistendo sui temi della dottrina sociale (persona umana, famiglia, solidarietà, sussidiarietà, bene comune, pace). Osare è richiamo a non demordere, a non scoraggiarsi, a non ripiegarsi su se stessi, ma a prendere il largo per rinnovare e rinnovarci nel dialogo e nella partecipazione”. Così la diocesi di Lamezia Terme esprime oggi la sua “solidarietà” e “vicinanza” a don Giacomo Panizza e alla Comunità Progetto Sud per l’attentato della notte scorsa ai danni del centro “Luna Rossa” con sede in un edificio confiscato alla mafia ed utilizzato per l’accoglienza di minori stranieri non accompagnati. Il centro si trova nel quartiere Capizzaglie della città della Piana. L’esplosione, giunta appena pochi minuti dopo il rientro a casa di un gruppo di giovani stranieri, è stata preceduta dalla deflagrazione di un altro ordigno posto sulla stessa strada davanti ad un negozio. La struttura ospita giovanissimi scappati dalle guerre e dalle calamità di paesi come Ghana, Costa d’Avorio, Niger, Tunisia, Guinea. Nello stesso stabile che accoglie il centro, inaugurato lo scorso 31 agosto, sono attivi anche altri servizi di solidarietà ed ha sede la delegazione calabrese della Federazione per il superamento dell’handicap (Fish).Osare. Nella nota della diocesi , a firma del vicario generale mons. Pasquale Luzzo, si cita l’esortazione di papa Benedetto XVI proprio a Lamezia lo scorso 9 ottobre: “Non cedete mai alla tentazione del pessimismo e del ripiegamento su voi stessi”. Queste parole del Pontefice “sono quanto mai opportune per le circostanze attuali. Non cedere significa osare. E ad osare siamo stati tutti autorevolmente incoraggiati dal Santo Padre”, si legge nella nota. “Pensiamo all’ ‘osare’ delle forze dell’ordine, impeccabili nel loro lavoro seppur talvolta prive di strumenti e mezzi idonei ad affrontare le illegalità; pensiamo all’ ‘osare’ delle scuole, impegnate a veicolare sin dall’infanzia la cultura della legalità, della solidarietà e della giustizia; pensiamo all’ ‘osare’ di Istituzioni e amministrazioni, che perseguono un agire etico e la ricerca del bene comune”. Per la diocesi lametina “osare è un impegno impellente per la società civile, perché si faccia corpo contro le forze della sopraffazione e del male”. E ad “osare” certamente continueranno le realtà come la Progetto Sud, che “si prodigano per tutelare i più deboli, prescindendo dal colore della pelle, dalla cultura o dalla condizioni economiche o di salute fisica”. Da qui l’esortazione “a proseguire con ancora maggiore convinzione nell’aiuto a chi soffre ed è in difficoltà”.Si sente “confuso” ma è grato per la tante attestazioni di solidarietà don Panizza: “mi stanno chiamando da tutta Italia, mi sento avvolto dalla solidarietà”. “Se la gente sta rispondendo in questo modo – ha detto il sacerdote bresciano da tanti anni in Calabria a fianco dei piu’ deboli – vuol dire che approva il nostro operato. La Calabria va cambiata, non servono solo servizi sociali ma occorre un vero e proprio mutamento sociale”. Quando è stato assegnato a don Panizza e alla sua associazione questo stabile il sacerdote ha subito avviato “un percorso di legalità dal basso che intendiamo portare avanti perché ci crediamo”, spiega: “ognuno di noi deve fare la sua parte. A tutti coloro che dicono di stare dalla nostra parte dico di unire le forze per incoraggiare la popolazione lametina e calabrese ad alzare la testa. Per difendere le tante persone oneste e laboriose che vivono nel quartiere di Capizzaglie, a Lamezia e in Calabria”.“Toccare quella struttura è come toccare tutti noi”. Solidarietà a don Panizza e alla comunità Progetto Sud è arrivata anche da diversi rappresentanti delle istituzioni regionali e anche da don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele di Torino e dell’associazione contro le Mafie don Luigi Ciotti. “Esprimiamo – si legge in una nota di Libera – profonda vicinanza, condivisione e corresponsabilità. Toccare quella realtà, quella comunità, quel bene confiscato, significa toccare tutti noi”. “A nome delle oltre 1.600 associazioni della rete di Libera – afferma don Ciotti – esprimiamo la nostra vicinanza e richiamiamo alla corresponsabilità di tutti davanti all’intimidazione compiuta a Lamezia Terme”.